Cosima, non correre; Cosima, resta qui!

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Dopo che mia madre mi ebbe restituito i pattini, tentando di giustificare la sua incursione alla pista, corsi in lacrime verso casa.
Mi richiusi la porta alle spalle e salii in soffitta. Vi gettai i pattini azzurri in un angolo, con tutta la rabbia che una tredicenne a cui è stato infranto il suo piccolo angolo di paradiso possiede.
Poi mi chiusi in camera e, trascinandomi a letto, piansi a dirotto e pensai, pensai e ripensai, mentre il sole cominciava a tramontare, e la luna faceva capolino nel cielo limpido estivo.
Mia madre era sempre stata assente nella mia vita, e mai si era curata del fatto che io trascorressi le mie giornate da sola, che accumulandosi formavano le settimane, e i mesi, e gli anni. La mia vita era piatta, senza alcuna emozione, ma finalmente qualche mese prima avevo conosciuto quel ragazzino dai capelli biondi e la t-sbirri rossa che, col suo modo di essere determinato e preciso, aveva fatto della sua passione uno stile di vita, ed aveva cambiato il mio modo di concepire l'esistenza, rendendola finalmente emozionante e sensata.
Cosima, non correre!, Cosima, resta qui!
Le raccomandazioni che la mamma aveva urlato in modo compulsivo nel corso degli anni riecheggiavano ora nella mia mente, e la sua voce si faceva sempre più stridula, fino a divenire insopportabile. Poi mi svegliavo. Ah, l'ennesimo incubo.
Mi addormentavo, stremata dal pianto, e mi risvegliavo in preda a brutti sogni che vedevano come protagonista proprio mia madre, che nel giro di poche ore era divenuta l'antagonista principale della storia della mia vita.
Aveva senz'altro costretto a scappare il mio migliore amico Angelo, ed aveva distrutto il mio sogno di diventare una pattinatrice professionista, proprio come loro.
Il pattinaggio continuava ad insinuarsi nella la mia vita, come un richiamo a cui non riuscivo a resistere.
Cosima, non correre!, Cosima, resta qui!

Il volo dell'angeloWhere stories live. Discover now