Le regole infrante

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La mattina seguente, ero uscita frettolosamente di casa, tanto da dimenticare perfino la colazione.
Giunsi in un battibaleno alla pista, e con mio grande sollievo la trovai pulita, esattamente come l'avevo vista ieri. Allora non era stato solo un sogno: Lino esisteva davvero!
Scavalcai la balaustra arrugginita ed, improvvisamente, persi l'equilibrio.
Non riuscendo a ritrovare la stabilità, mi arresi, lasciandomi cadere. Mi aspettavo una gran botta, che però non arrivò.
Due mani lisce e sicure mi sorressero e mi aiutarono a scavalcare.
Tutto bene?, mi domandò la voce angelica di Lino.
Era già lì, da quanto tempo mi stava osservando?
Lo ringraziai per avermi salvato da una brutta caduta e mi misi a sedere.
Lui si sedette di fronte a me e mi sorrise, con quel modo di piegare il collo che già avevo notato il pomeriggio precedente.
Cominciammo a parlare di svariati argomenti, ed io neanche mi accorsi, lì per lì, di essere diventata davvero molto loquace. Solo successivamente mi resi conto che doveva trattarsi senz'altro della prima volta che riuscivo a parlare apertamente, senza balbettare, con una persona conosciuta da così poco tempo.
Gli chiesi della scuola, della ragione per cui non l'avevo mai visto, nonostante fossi convinta di conoscere ormai tutti gli allievi dell'istituto giallo.
Mi rispose che no, lui non frequentava la scuola. Si allenava, ed era questa l'unica cosa che contava. Presto sarebbe approdato alla selezione nazionale, e probabilmente sarebbe diventato campione nella sua categoria. Chissà cosa ne pensavano i suoi genitori.
Ero davvero impressionata da ciò che continuava a dirmi con così tanta semplicità. Non avevo mai immaginato di poter fare a meno della scuola, ed invece proprio di fronte a me c'era Lino, che invece di studiare, si allenava per le gare nazionali. E sua madre? E suo padre? Erano a favore di quell'insolita scelta?
Iniziai a pensare a quanto doveva essere forte la sua vita: senza l'ansia di portare a casa bei voti, con la sola consapevolezza di poter trasformare il suo hobby in una vera e propria disciplina.
Percepivo la passione che provava per il pattinaggio, e sicuramente le emozioni che provava nel praticare questo sport lo rendevano un ragazzo felice.
In fondo, però, non conoscevo nulla di lui, se non il suo nome e la sua passione per le scarpe a quattro rotelle.
Giunta ormai l'ora della scuola, decisi di marinarla, per restare a parlare con Lino.
Non l'avrei mai fatto, fino a qualche giorno prima: troppo ligia al dovere, con un senso enormemente spiccato di responsabilità.
Ma adesso qualcosa in me era cambiato: l'idea di imparare a pattinare, o anche semplicemente vederlo fare a Lino, mi rendeva una persona diversa. Migliore, forse. In grado di provare emozioni.
Cosima, non correre!, mi aveva sempre raccomandato mia madre, e le sue parole riecheggiavano ancora nella mia mente, mentre a poco a poco venivano cancellate e sovrastate dal rumore del vento, che frusciava nel verso opposto al mio, mentre correvo al fianco di Lino. Lui sui suoi pattini, io a piedi.
Era già un inizio.

Il volo dell'angeloWhere stories live. Discover now