Dodicesimo capitolo

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12.
Quel giorno lele era addormentato e non ho potuto parlargli. È passato un mese e io lui ci salutiamo a mala pena. Siamo appena tornati in hotel, mi avvicino a Lele.
«possiamo parlare?» annuisce e ci allontaniamo dal gruppo, senza dare nell'occhio.
«che hai da dirmi? »
« Lele è passato un mese e noi anziché rincominciare stiamo peggiorando. Io non voglio più ignorarti o non poter parlare con te. Le tue parole quel giorno mi hanno scosso. Sono tornata qui per parlarti ma dormivi. »
«non dormivo.. Ti ho sentito. Non volevo litigare di nuovo con te»
«non so cosa mi stia succedendo Lele.. Ma ho bisogno che tu stia al mio fianco»
«non riesci a capire che anche io voglio stare tuo fianco, che ne ho necessità. Sei un casotto! Ti svegli felice ti incazzi come niente. Adoro i tuoi difetti elo è la cosa che di te mi ha colpito di più. Ma ti prego lasciami entrare dentro di te» sorrido. Parla con una dolcezza disarmante non è mai successo. Di solito parla tutto spocchioso.
«sei uno spocchioso!» gli dico. Lui ride.
«odio essere abbracciata in pubblico ovvero davanti alle telecamere quindi cerca di limitarti.»
«ora posso o devo limitarmi »
«abbracciami adesso»
Mi tira x un braccio. Fa scontrare il mio petto con il suo e mi stringe. Avevo bisogno di questo; di un contatto con lui. Gli bacio il collo e annusi il suo profumo. Mi accarezza la schiena e mi sento protetta.

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