Decimo capitolo

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10.
Non mi degna neanche di uno sguardo. Mi siedo nello sgabello davanti a lui e continua a suonare roba da piano solo. Respiro.
«mi dici che ti prende??» non risponde, continua a suonare. «lele» mi ignora. Mi alzo. Gli levo le mani dal piano, lo obbligo a guardarmi in faccia.
«che vuoi?» mi risponde acido!
«che cosa ti prende? Te ne sei andato come se ti avessi fatto chissà che cosa! »
«non mi hai fatto nulla, torna in sala relax è meglio »
«ma cosa è meglio Lele. Vuoi dirmi cosa cazzo ti prende?»
«ehhh le telecamere e le parolacce ridemensionati»
«ma chi ti credi di essere» si libera dalla mia presa e si allontana.
«nessuno infatti, sei tu che sei venuta da me»
«che vuol dire Lele? Sono venuta qua perché Gabriele mi fa sempre credere che tuoi malumodi sono causati da me»
«e anche se fosse!! Che ti frega! Non ti è importo fino adesso, cosa ti cambia sapere se il mio malumore oggi è legato a te» esce dalla saletta lo rincorro.
« ti fermi diamine! Fermati!» lo blocco per un polso. Si volta più nero di prima.
«elo basta! Stanotte eri una persona stamattina lo stesso e adesso un altra. Ma chi ti capisce eh!» urla. Benedetta esce dalla sala relax e ci guarda. Lo mollo e torno dentro, lasciandolo li in mezzo al corridoio.

«lele cazzo! Diglielo, devi dirglielo » sbatto il pugno nel muro.
«ma che le vado a dire, elo mi piaci un casino e non come amico»
«si si»
«anche no »
«stai sbagliato tutto»
«e allora sbaglierò non mi interessa! »
«invece si, Lele ti interessa eccome. E tutti questi malumori sono causati da lei. Hai un bisogno pazzesco di starle vicino hai 19 anni ma vuoi fare l'uomo vuoi proteggerla. Ma ti innervosci solo perché lei non ti chiarisce le idee» mi dice entrando poi bagno.
Ho davvero bisogno di sentirla mia, di sentirla vicino, di coccolarla, stringerla, di proteggerla. Ho bisogno di stare con lei solo guardare i suoi occhi. Mi cambio per uscire.
Esco dalla stanza e la vedo uscire dalla sua. Abbiamo le camere di fronte. Non le degno di importanza ma lei mi blocca.
«che vuoi? »
«non urlare »
«non sto urlando. »
«si invece»
«elo cosa vuoi? Cosa vuoi da me? Non sono il tuo giocattolino domani ci sei dopodomani no»
«non sei il mio ragazzo »
«mai pensato il contrario elodie. » le rispondo acido. Mi guarda.
«perché ti comporti così? »
«e perché tu di mattina mi sei vicino e dopo pochi minuti mi allontani»
«sono cosi»
«no,non sei così elodie lo sei solo con me»
«non voglio che ti fai strane idee in testa »
«ma chi se le fa? Elodie senti sono stanco di queste conversazioni.. Io vado quando ti sarai resa conto che voglio solo il tuo bene e cercare di capirti allora fammi fischio. Non è detto che ci sarò ancora però!» scendo le scale e vado via una volta per tutte.

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