53; Tra le coperte

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10 novembre; 06:00.

La prima sensazione che percepii quando aprii gli occhi fu l'intenso profumo che associavo a Toji: l'odore dei suoi vestiti, dei suoi capelli, della sua pelle.

Mi rigirai tra le coperte strizzando gli occhi, infastidita dallo spiffero di luce mattiniera che filtrava dalla tapparella schiusa.
Intanto accanto a me Toji dormiva ancora, steso sul fianco e con sul volto un'angelica espressione rilassata.

Mi venne spontaneo sorridere a quella tenera vista. Non avrei mai immaginato di risvegliarmi un giorno affianco a lui e di provare così tanto affetto.

Sembra davvero un sogno...
Un sogno che si interromperà oggi, però.
Portai una mano alla sua guancia e la sfiorai appena col dorso, accarezzandogli quel tratto di liscia pelle e passandogli poi le dita fra i ciuffi bluastri che gli ricadevano sulla fronte.
Già... Perché è arrivato il giorno.
Glieli spostai qua e là e ci giocai con l'indice, godendo della loro morbidezza e divertendomi a separarli come se li stessi pettinando.
Poi gli lasciai un bacio sulle labbra, proprio lì dove aveva la sua caratteristica cicatrice, e non appena mi staccai lo vidi aprire gli occhi con fare assonnato.

«'Giorno.» Gli dissi sottovoce e sorridendogli, continuando nel frattempo ad accarezzargli i capelli.

Lui mi rispose con un semplice sorriso, girandosi a pancia in su e stropicciandosi gli occhi come un bambino.

«A che ore parti? Non vorrei che facessimo tardi.» Dissi sempre con tono cauto come per non scuoterlo troppo dal suo tranquillo risveglio.

«Alle nove.» Mormorò lui, passandomi un braccio dietro la testa e portandomi una mano sulla guancia a cui io intrecciai le dita.
«Ma non parliamone finché non sarà ora, mh? Non mi va di pensarci.»
Ha ragione...
Godiamoci queste ultime ore assieme.

Allora io annuii col capo e mi lasciai stringere di più, finendo con la testa sul suo petto dove mi rilassai ascoltando i suoi tranquilli battiti mentre il su e giù che il suo torace faceva a ogni lento respiro mi cullava.

«Posso chiederti solo una cosa?» Ruppi il silenzio.

Toji abbassò lo sguardo verso di me e inclinò appena il capo con curiosità, facendosi vibrare in gola un roco mugolio.
«Mh.»

«Come mai non vuoi salutare nessuno?» Avanzai allora.
«Insomma... Suguru, Mahito, Choso-...»
Ma lui mi interruppe con uno sbuffo, frenandomi dal fare il nome più importante: Megumi.

«Non ho voglia, Mila.» Spiccicò.
«Voglio soltanto andarmene.»

Era chiaro come tutto ciò che era successo nelle ultime settimane gli avesse incollato addosso un'urgenza di ripartire da zero, ma io proprio non me lo riuscivo a spiegare come non stesse neppure lasciando un saluto nemmeno a suo fratello.

«Ma sono tuoi amici...» Insistetti allora.

Però lui sminuì il tutto con un veloce "tsk" e un roteare degli occhi.
«Noi maschi sappiamo essere superficiali.» Alzò il capo per guardare il soffitto, tenendomi ancora stretta a lui.
«Mi conoscono e non se la prendono mica se non vado a salutarli col bacetto sulla guancia prima di partire.»
Poi allungò il braccio verso il comodino e prese un pacchetto di sigarette e un accendino.

«Okay... Ma Megumi?» Arrivai dritta al punto. «È tuo fratello, Toji...»

E lì il suo petto si sollevò in un sospiro talmente grosso da farmi sentire sulle montagne russe.
«Non sono io a non volerlo salutare, Mila. Non mi ha ancora perdonato per quello che ho fatto.» La sua voce suonò roca come al solito, ma io riuscii comunque a leggerci dentro una punta di insoddisfazione.
«Credo che non ci parleremo più finché non gli passerà completamente.» Toji lo ammise infine con uno scrollo di spalle mentre tirava fuori dal pacchetto un joint. Quindi se lo infilò fra le labbra e lo accese, tirando le guance in dentro per aspirare il primo tiro.

Troublemaker; Toji FushiguroWhere stories live. Discover now