16; Una punizione per due

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9:05.

«È come sempre tutta colpa tua, ogni volta che ti sto vicino qualcosa va storto!» Sbraitai mentre camminavo al fianco di Toji nel corridoio per la presidenza.

«Ah-ah. Facci l'abitudine...» Sbuffò lui scocciato e facendo spallucce.

«Non c'è bisogno. Dopo questa, come promesso, tu cancellerai quell'audio e io smetterò anche solo di degnarti di uno sguardo.» Dissi decisa e su tutte le furie pensando ancora alla figuraccia fatta con quei due professori.

«Addirittura... Dopo il bacio che mi hai dato non penso riuscirai ad evitarmi tanto...» Sorrise continuando ad avanzare rilassato e con le mani nelle tasche.

«Vaffanculo, Toji. Hai detto doveva essere un segreto... Abbassa quella cazzo di voce e dimenticalo.» Strinsi i denti per il nervosismo, cercando di evitare il più possibile qualsiasi discorso che mi poteva riportare a mente quel momento.

Ancora non avevo capito che cosa avessi provato e continuava a farmi sentire strana e confusa il ricordo del suo corpo così vicino, delle sue labbra sulle mie e della sua lenta lingua vogliosa.

«Sì, posso abbassare la voce. Ma no, non posso dimenticarlo.» Sorrise dandomi una spallata quasi amichevole che però, vista la sua stazza, mi scosse più del previsto.
Poi continuò:
«Mi è piaciuto, sai?»

A quelle parole sentii nuovamente la stessa morsa allo stomaco che avevo provato una mezz'ora prima mentre mi stava incollato.

«Smettila, abbiamo cose più importanti di cui occuparci ora.» Cambiai discorso evitando le sue provocazioni.

«E tu smettila di preoccuparti tanto... Vedrai, la preside ci farà solo una sgridata e ci rimanderà in classe.» Sminuì la portata del problema.
Come fa ad essere sempre così tranquillo?

«Siamo stati chiamati in presidenza e siamo solo all'inizio dell'anno... Secondo me ce la passeremo brutta.»

Eravamo arrivati di fronte alla porta della presidenza e Toji restava ancora impassibile, come se delle possibili conseguenze non lo avrebbero potuto sfiorare minimamente.

«Ascolta me, signorina. Non appena entreremo, lascia che sia io a parlare con lei.» Fece lui.

«Non se ne parla. Le spiegherò subito tutto e le chiederò scusa-...»
Toji mi interruppe scuotendo il capo in segno di dissenso, poi si portò l'indice all'altezza del capo e se lo sbatté un paio di volte sulla tempia.

«Tsk... Devi imparare ad essere un po' più furba nella vita, Mila.» Sorrise fissandomi con superiorità. Poi riprese:
«Ci hanno mandati in presidenza, ma non sappiamo cosa sa la preside... Non racconteremo tutto, lasceremo che sia lei a parlare e a vedere di cosa è a conoscenza.»
Non male come testa, Fushiguro.

«E poi?»

«Se non sa nulla, improvviserò e mi inventerò una cazzata di male minore. Se invece sa che eravamo in bagno insieme, cancelleremo la parte in cui ci stavamo limonando. Se sa invece tutto al cento percento, allora siamo fottuti.» Rise facendomi sbiancare in volto.

«Fottuti? Non avevi detto di non preoccuparmi?»

«Scherzavo...»

«Scherzavi prima o adesso? Sii chiaro, cazzo.» Lo bacchettai guardandolo starsene lì fieramente e con quell'espressione di assoluta calma.

«Ah, non lo so.» Mi spiazzò con quella risposta che celava un velo di mistero, un secondo prima di aprire la porta della presidenza.
Neppure un minimo di preavviso... Il solito stronzo.

«Buongiorno, cara.» Toji salutò così la preside.
Sul serio?
Tutta questa confidenza?

Buttai uno sguardo incredulo su Toji che invece aveva addirittura strizzato l'occhio alla donna seduta alla scrivania.

Troublemaker; Toji FushiguroWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu