51; L'ultima occasione

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17:45.

Era forse da più di un mese che non mettevo piede nel campus vista la mia convivenza con Ryomen, Yuji e Megumi; ma ricordavo comunque perfettamente il numero della camera di Toji.
122.

Ero davanti alla sua porta da un quarto d'ora pieno, cercando di organizzare i pensieri e le parole che avrei dovuto usare, sapendo quanto il ragazzo sarebbe stato freddo con me.

Feci l'ennesimo nervoso avanti e indietro per il corridoio mentre frattempo mi rigiravo in mano un accendino, giocandoci frettolosamente per cercare di calmare il tremore delle mie mani.

Che faccio quando lo vedo? Come lo saluto? Che gli dico? Da dove comincio?
Continuavo a ripetermi quelle domande, e ogni volta che trovavo una risposta la cancellavo perché non mi soddisfava abbastanza.
Ero andata avanti così per tutti quei minuti, costruendomi in mente possibili discorsi e scenari immaginari.

Dio... Ma non posso perdere altro tempo.

Così presi un grosso respiro di incoraggiamento, avanzai verso la sua porta e ci bussai sopra. Ma niente, nessuna risposta, nessun rumore, nessun cenno di vita mi arrivò alle orecchie.

Merda... E se non fosse in casa?

Bussai una seconda volta adesso col cuore in gola.
Ancora niente.

No, no... Io devo vederlo, cazzo.

«Toji? Sono Mila.» Ritentai.

E solo dopo che dissi il mio nome sentii il rumore della serratura girare.

Era forse soltanto me che voleva vedere?

Quando Toji aprì la porta finalmente potei rivederlo, e dentro il mio petto i miei battiti si calmarono.
È qui...
Gli occhi mi si fecero grandi, una punta di sollievo mi rasserenò mettendomi più a mio agio.

È arrivato il momento, Mila...
Forza.

«Ehi...» Lo salutai con tono cauto, guardandolo continuare a scannerizzarmi come se non stesse riuscendo a credere che davanti a lui ci fossi effettivamente io.

Toji era serio in volto, quasi impassibile. Teneva le labbra serrate, i suoi occhi sembravano spenti, e guardandolo meglio gli si leggeva dentro della stanchezza, della demotivazione, pure della tristezza.

«Ciao...» Anche lui mi parlò con fare pacato, senza spostarsi ancora dalla soglia della porta.

Rimanemmo a fissarci in un tombale silenzio, scambiandoci sguardi pieni di parole per interi minuti: nessuno di noi due sapeva bene come reagire alla presenza dell'altro.

Così feci io il primo passo e indicai l'interno della stanza.
«Uhm... Posso... Posso entrare?» Mi feci forza di chiedergli ciò.

Toji scosse appena il capo come per risvegliarsi da un piccolo attimo di trance e annuì.
«Sì, certo... Entra.»
E si spostò di lato per lasciarmi fare ingresso in camera sua, chiudendomi poi la porta alle spalle.

Non appena entrai mi si presentò davanti la vista della sua camera ma dieci volte più disordinata rispetto all'ultima volta in cui ci ero stata: c'erano vestiti dappertutto, bagagli sparsi qua e là e tutti gli armadi e i cassetti aperti.
Già... Allora è proprio vero che va via.

Toji si appoggiò con la schiena alla porta e mi guardò avanzare, calando di nuovo in un profondo silenzio. Invece io continuai a osservarmi attorno, scrutando minuziosamente ogni sua valigia per realizzare al cento per cento quanto quella fosse sul serio la realtà, quanto la camera 122 non sarebbe più stata quella di Toji Fushiguro.

Troublemaker; Toji FushiguroWhere stories live. Discover now