1; Toji Fushiguro

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7 settembre; 8:05.

Merda, merda, merda...

Camminavo a passo svelto mentre tenevo stretti i miei libri fra le braccia e col cuore che mi batteva all'impazzata nel petto.
Il mio telefono segnava le otto passate ed avevo già minuti interi di ritardo all'inizio delle lezioni; anzi, all'inizio della prima lezione dell'anno.

La mia frettolosa camminata faceva ondeggiare sulle mie cosce la gonna celeste della divisa che la sera prima avevo avuto cura di stirare per fare una buona impressione. Anche la mia camicetta era perfettamente stirata e abbottonata, la cravattina accuratamente annodata al collo e i miei capelli rosso ciliegia raccolti.
Insomma, avevo fatto tutto il possibile per arrivare preparata al il mio primo giorno di college. Ma, ovviamente, tutto era stato scombussolato da un assurdo imprevisto: il bus aveva forato e avevo fatto un grosso ritardo.
A quell'ora sarei dovuta essere già in classe da cinque minuti e invece stavo ancora cercando la mia aula, col fiatone e piena d'ansia.

Dove diavolo sarà mai...
Mi guardai intorno mentre avanzavo, leggendo tutte le etichette incollate sulle porte delle aule in cerca di quella numero ventitré.
Sono addirittura tutte chiuse, sicuramente perché le lezioni sono già iniziate...

Avevo già girato tutto il piano terra e il primo piano, ma quella struttura sembrava davvero un dannato labirinto.

Ma, proprio mentre stavo per arrendermi al dover entrare a seconda ora, vidi un ragazzo uscire da una porta, probabilmente di un bagno.
Finalmente qualcuno! Sarà la mia salvezza...
Così decisi impulsivamente di raggiungerlo per chiedergli aiuto.

Il ragazzo indossava una maglietta nera a maniche corte e teneva la felpa celeste della divisa del college sulle spalle, sotto aveva un largo pantalone di colore bianco e una cintura nera che gli avvolgeva la vita, annodata con un buffo fiocco.

Mi dava le spalle e si dirigeva verso le scale per il primo piano. Quindi, per non perderlo di vista, accelerai la camminata fino ad arrivare a fare una stupida corsetta imbarazzante.

«Scusami?» Lo chiamai cercando di attirare la sua attenzione ma senza riuscire nell'intento.

«Ehm... Scusami?» Tentai ancora, stavolta alzando il tono della voce.

Ero arrivata dietro di lui ed era così vicino che mi pareva assurdo che non mi stesse sentendo, così guardai automaticamente le sue pallide orecchie che sbucavano tra gli spettinati capelli corvini per cercare di capire se non mi stesse sentendo a causa degli auricolari. Ma no, nessuna traccia di alcun tipo di cuffie.
Allora, al posto di seguirlo, mi affiancai a lui in modo da entrare nel suo campo visivo.

«Scusami?» Ripetei per l'ennesima volta.

«Ci sarà stato un motivo se non ti stavo rispondendo, non credi?» Fece lui con tono infastidito e sollevando appena il sopracciglio sinistro, senza neppure voltarsi a guardarmi.

Mi spiazzò quella sua schiettezza e, anche se per la risposta terribilmente maleducata che mi aveva dato avrei voluto girare i tacchi, tenni comunque il suo passo: avevo bisogno urgentemente di aiuto per trovare l'aula e lui era l'unico in giro nei corridoi.

«Sì, immagino tu non voglia essere disturbato, ma-...»

«Non mi interessa. Qualsiasi cosa tu voglia dirmi, sappi che non mi interessa.» Lo disse seccamente e senza ancora degnarmi neppure di uno sguardo, interrompendomi pure.
Che razza di indisponibile...

Troublemaker; Toji FushiguroWhere stories live. Discover now