Epilogo - I

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Dieci anni dopo.


«... risale al 1931 ed è stato considerato uno dei capolavori dell'artista australiano più acclamato di quegli anni. Come ho detto poc'anzi, la particolarità di questo pittore è l'utilizzo di vecchie e nuove tecniche armonizzate con uno stile unico. Riconoscibile». Indietreggio di due passi dalla corda che li separa dal quadro e lascio che il gruppo osservi il dipinto. Su dieci, soltanto due mi hanno fatto domande specifiche, gli altri sono soltanto curiosi.

Osservo il resto della galleria, il soffitto di vetri immerge le pareti chiare nel rossore del cielo. Quell'uomo con il completo blu credo sia interessato al quadro di Huk, in pochi si fermano a guardare le opere degli artisti emergenti e capisco sia confuso di vederlo assieme a grandi nomi. Dirò ad Astra di spingere sulla vendita, quel ragazzo si merita un incoraggiamento.

«Davvero una bellissima galleria». Sposto lo sguardo sulla signora anziana, che mi rivolge un sorriso. «È la terza volta che veniamo in Australia e la seconda a Adelaide. Sei anni fa questa galleria non c'era». Un uomo alto asiatico come lei le si avvicina e le cinge le spalle, sono entrambi molto abbronzati, dalla capigliatura tendente al bianco e un'espressione serena in volto.

«L'abbiamo aperta cinque anni fa. Sono molto contenta che vi piaccia».

«Ci è piaciuto trovare artisti noti e sconosciuti del posto» dice il marito.

Sorrido. «Tutti gli artisti cominciano con un sogno e buona volontà. Abbiamo voluto dare un'opportunità a tutti indipendentemente dal percorso».

Il gruppo che stavo seguendo si sparpaglia alle spalle della coppia, ormai giunto alla fine della visita guidata. È già quasi ora di chiusura.

«Sembra di essere in cielo, con tante opere esposte che volano con noi». La signora solleva lo sguardo al soffitto, poi scorre le pareti con un sorriso.

«Il celeste è il nostro colore preferito».

Mi salutano e si allontanano. Osservo gli altri componenti del gruppo passeggiare con calma per poter dare un'ultima occhiata ai dipinti che ho mostrato durante il giro. M'impettisco osservando dove restano più a lungo i loro sguardi.

«Direttrice».

Mi volto. «Mi dica».

«Ho concluso le pratiche per l'acquisto. Tornerò domani per prendere il quadro. Faccia i miei complimenti all'artista, la prego». Il signor Cooper mi sorride e solleva di poco la bombetta che copre i capelli biondi brizzolati in segno di saluto.

«Lo farò oggi stesso, non si preoccupi. La ringrazio ancora per l'acquisto». Sorrido, ogni volta non riesco a trattenermi. Sono troppo felice.

Mi guarda stupito. «Oggi? Il pittore è qui? Mi piacerebbe potergli porgere i miei omaggi di persona».

«Cosa, cosa?» L'accompagnatrice svampita, un riflettore vivente per i troppi gioielli che la fanno brillare a ogni movimento, si avvicina ticchettando le scarpe a spillo sul marmo chiaro. «È qui? È davvero qui? Anch'io ci terrei tanto a vederlo!» Il viso truccato si colora d'imbarazzo mentre sistema i capelli castani infilandoci le dita.

Schiarisco la voce e scarico l'irritazione lisciando la giacca del tailleur bianco. «Mi dispiace, ma non è in galleria. È un artista sfuggente, si mostra di rado». Soprattutto per evitare chi vuole vederlo per scopi diversi dalla sua arte. Non le ho visto dare neanche uno sguardo ai dipinti esposti.

«Sfuggente e misterioso» dice maliziosa, ammiccando. «È un vero peccato che si faccia vedere così poco. È lui la vera opera d'arte. Non è d'accordo con me», si avvicina e strizza le palpebre per leggere la targhetta sul mio petto, «Direttrice Sun White...» Spalanca gli occhi e li punta nei miei, sconvolta.

Chiamami per nome - Call me by name [Completa]Where stories live. Discover now