Capitolo 2 - Se non voglio, non voglio - I

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«Non ci posso credere! Che accidenti siamo venute a fare qui se poi non c'è nessuno?» sbotto esasperata.

«Ah, non lo so. Sei tu che hai insistito».

Fisso Aki, seduta sui talloni con le mani sulla spalliera della poltroncina come me. «E tu hai accettato subito perché sei interessata agli allenamenti di rugby» la rimbecco con sufficienza.

Fa una smorfia con le labbra, ma è così impegnata a scrutare il campo che non si degna neanche di girarsi a guardarmi. «Io adoro il rugby. Non so come hai fatto finora a non averlo capito» replica sarcastica.

Osservo le sue unghie curate e smaltate con un rosa delicato. «Ti ci vedo proprio in mezzo alla mischia a dare spallate a quegli energumeni».

Finalmente si volta e assottiglia le palpebre. «Invece di fare la simpatica, ringraziami perché sto passando l'ora libera qui con te perché non hai visto King stamattina presto e vuoi salutarlo per forza».

«Voglio solo dirgli "buongiorno", che male c'è? E poi neanche tu hai visto Harper. Ti sto facendo un favore».

«Ma a chi frega di quello lì? Non certo a me!» Schiocca la lingua, contrariata. «E smettila di nominarlo, mi irrita».

«Ti irrita chi?»

Una voce alle spalle ci fa sussultare. Ci voltiamo, ma nessuna delle due riesce a emettere parola – a parte il «merda» mormorato da Aki.

Harper ridacchia, incrociando le braccia al petto. «Credete di essere invisibili accovacciate qui dietro?» I capelli ricci biondi troppo corti risplendono della luce che filtra dal corridoio alle sue spalle mentre gli occhi blu ci scrutano divertiti. Capisco perché alcune lo chiamano "Prince Angel".

Non riesco a replicare, troppo sorpresa per essere stata beccata. Se lo dice al coach sono fregata. Mi ha già cacciata via un sacco di volte, potrebbe farmi un richiamo serio – o far firmare un'ordinanza restrittiva, dipende dai punti di vista.

Sto per inventarmi una cavolata, tipo che stavamo giocando a frisbee ed è finito accidentalmente da queste parti, quando Aki esclama: «È colpa di Sun che è fissata con King!» Mi indica, solo adesso noto il suo viso imbarazzato a causa dello sguardo di Harper fisso su di lei.

Accidenti, che cosa va dicendo!

«Io non sono fissata con Elián!» mi difendo, rivolgendo un'occhiata a entrambi. «Volevo solo salutarlo. Siamo amici d'infanzia...»

«... cresciuti come fratelli, nati lo stesso giorno, con il nome con lo stesso significato. Lo so, l'hai detto una barca di volte. Non sono stupido». Harper completa la mia frase, fissandomi con sufficienza.

Sollevo un sopracciglio. «Non lo sei?» pronuncio qualcosa che volevo restasse nella testa. Aki mi dà una gomitata nel fianco e soffoco un lamento di dolore. «Cioè, volevo dire: certo che non lo sei!» Forzo un sorriso a denti stretti, sperando che smetta di guardarmi come se per ripicca stesse per gridare: "Ci sono due intruse! Chiamate la sicurezza!"

Una bella ragazza come Aki ti viene dietro da mesi e tu non muovi un dito. No, non sei affatto stupido.

Harper sospira. «King è con Price negli spogliatoi per rivedere la strategia. Stanno per uscire, non vi conviene farvi trovare qui. Non è di buon umore».

«Ah, quindi qualche volta lo è?» Mi accorgo troppo tardi di aver parlato senza volerlo, ancora. Dovrei fare qualcosa per rinforzare il filtro cervello-bocca...

Harper mi sorprende scoppiando a ridere. «Hai ragione, ha un carattere difficile. Ma tu riesci a renderlo più spinoso del normale».

Chino un po' il capo. «Price mi odia...»

Chiamami per nome - Call me by name [Completa]Where stories live. Discover now