Capitolo 1 - Rosa - III

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Entro nel mio quartiere sentendo la tensione del viaggio scemare un po'. Ormai sono tre mesi che viaggio da Mount Barker a Adelaide con la macchina di papà, ma ancora non mi sono abituata. Tuttavia, non ho alcuna intenzione di tornare a usare i mezzi. In fondo, si tratta solo di tre quarti d'ora all'andata e al ritorno.

Parcheggio di fronte al vialetto di casa ma non scendo subito, distratta da due camion di una ditta di traslochi che passano sulla sinistra. Esco dall'auto e li osservo svoltare a destra alla fine della strada. Nuovi cittadini? Ineffetti, siamo a metà marzo e l'estate è ormai finita. Quale momento miglioreper traslocare? È proprio vero che la città si sta popolando negli ultimi anni.

Meglio. Così smetteranno tutti di venire a sapere i fatti degli altri quando saremo troppi per essere analizzati a uno a uno.

Metto piede sul vialetto mentre frugo nella borsa alla ricerca delle chiavi – devo comprarne una più grande, gli ultimi libri illustrati che ho comprato ci entrano a stento e la stanno deformando. Osservo il prato ai lati dei mattoni bianchi. Papà non ha passato il tagliaerba, mamma non ne sarà affatto contenta. Ci tiene che sia bello come quello delle altre villette del quartiere. Un tempo passava mattinate intere qui e sul retro.

Salgo dalla rampa in legno, perché sono troppo pigra per fare le scale, e mi fermo sul porticato. Odore di cocco, forse mamma ha preparato i Lamington!

«Mamy!» chiamo entrando in casa. Il profumo è ancora più forte e lo stomaco risponde subito con un brontolio.

«Sono in cucina!»

Appendo la giacca accanto all'ingresso, lascio la borsa a terra e supero l'arco che conduce al soggiorno.

«Papà non taglia l'erba e tu fai i Lamington? Ho come l'impressione che non sia un buon se...» Mi pietrifico vicino al divano, meravigliata. «Mamma! Ma cosa fai in piedi?» Corro da lei tenendola d'occhio attraverso la finestra aperta che dà sulla cucina. «Sei impazzita?» la rimprovero oltrepassando l'arcata che divide l'ambiente dal soggiorno.

Sorride, lo sguardo è fisso sui Lamington al cioccolato che sta sistemando su un piatto con una mano sola, l'altra è serrata al piano in legno dell'isola per tenerla in equilibrio.

«Te l'ho detto stamattina che mi sono alzata bene, non ho intenzione di sprecare queste giornate». Le sue gambe tremano un po', ma non sembra importarle.

«Ho capito, ma non puoi sforzarti così». Mi guardo intorno. «Dov'è la sedia a rotelle?»

«Di là, vicino alla tv. Prima di andare, mi sistemi questa ciocca? Mi sta facendo impazzire». Scuote un po' il capo per farmi notare meglio la ciocca bionda sfuggita alla pinza stretta sulla nuca.

Mi avvicino e la sistemo dietro l'orecchio. «Non penso che il neurologo sarà d'accordo con questa tua bella idea» brontolo indispettita, ma in realtà sono molto preoccupata. Ed era anche sola in casa! Che cosa l'è venuto in mente?

«Ehi, chi è qui la madre e chi la figlia?»

«Io la madre, visto come ti comporti». Poggio i pugni sui fianchi.

Mamma sorride e osservo i suoi occhi blu risplendere divertiti per un secondo prima che, guardandomi, si spalanchino dallo stupore. «Ma che cosa...?» Ora anche la bocca si sta aprendo. Si slogherà la mandibola se continua così.

Accidenti, mi ero dimenticata dei capelli...

«Non distraiamoci dal problema principale: tu in piedi da chissà quanto tempo!» esclamo incamminandomi a passo svelto nel soggiorno.

«Ma quale problema principale! Che cosa hai combinato? È uno scherzo? I tuoi bellissimi capelli...» brontola alle mie spalle.

Afferro le maniglie della sedia a rotelle e la spingo in cucina. «È temporaneo. Joya ha detto che andrà via in poche settimane». Mi fermo vicino a lei e le faccio cenno con il capo per incitarla a sedersi.

Chiamami per nome - Call me by name [Completa]Where stories live. Discover now