Capitolo 18 - Seconda parte - Lacrime - II

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Un suono mi fa sobbalzare. Sbatto più volte le palpebre, di fronte a me è tutto nero ma alle mie spalle c'è luce.

«Maledizione...» mormora Elián.

In un istante capisco dove sono: nell'ippopotamo!

«Accidenti... mi sono addormentata?» mormoro sollevandomi dal petto di Elián. Sbatto la testa al soffitto e con un «Ahio!» copro il punto dolorante.

Elián annuisce, portando il telefono all'orecchio. «Ivy».

Spalanco gli occhi, osservando il parco illuminato dal sole. Non posso crederci...

«Sun è con me, non preoccuparti. La riporto subito a casa». Fisso Elián mentre sento squillare la voce di mia madre ma senza capire le parole. «Mi dispiace, davvero. Arriviamo subito. Siamo al parco vicino casa». Chiude la telefonata e sospira.

«Ti sei addormentato anche tu?»

«La mia intenzione era far riposare solo te e riportarti a casa per le cinque, ma qualcosa dev'essere andato storto». Sorride, dispiaciuto e divertito al tempo stesso.

«Che ore sono?» Afferro la sua mano con il cellulare e guardo il display. «Accidenti, sono quasi le 7! Com'è possibile che abbiamo dormito tutto questo tempo?»

Alza le spalle. «A me piace dormire, sei tu quella che si sveglia sempre all'alba».

«Ma dubito che ti piaccia dormire in questa posizione». Lo scruto, con la testa un po' piegata. «Ti verrà un terribile dolore al collo».

«Naa». Muove la testa per farmi vedere che sta bene, ma si blocca di colpo con un «Ah!» e copre il collo con la mano.

Mortificata, gattono fuori dall'ippopotamo e mi drizzo in piedi. Ah, già, sono ancora scalza. «Come va?» chiedo, osservandolo alzarsi in piedi. È un po' curvo e si regge ancora il collo. Direi male...

Sorride. «È tutto okay. Andiamo, prima che tua madre mi odi di più». Si avvicina allargando le braccia. «Posso?»

Indietreggio. «No no! Faccio da sola». Agito le mani e mi dirigo a passo svelto verso la moto. Le mattonelle del parco non sono il massimo per camminare a piedi nudi e neanche il marciapiede, ma stanotte non ci ho fatto caso.

Elián sale sulla moto e, con una smorfia poco convinta, mi sistemo alle sue spalle con le gambe unite da un lato e la gonna della camicia da notte bloccata fra le cosce.

Non mi piace quello che ha detto. Mia madre non lo odia, non avrebbe senso. Tantomeno per le motivazioni di cui è convinto.

Raggiungiamo casa mia in un attimo, mamma è sul portico in attesa. Elián mi aiuta a scendere, ma non mi accompagna fino alla porta, resta fermo vicino alla moto.

«Ti guardo entrare».

Lo fisso confusa. «Non ti odia. Non può odiarti».

Elián rivolge un'occhiata alle mie spalle e torna a osservarmi. «Va'. Abbiamo combinato un casino».

Sospiro sperando di scacciare il malumore e m'incammino verso casa. Ho sbagliato a lasciare il cellulare a casa e a non scrivere neanche un biglietto, ma non avevo idea che le cose sarebbero andate così. Volevo solo un po' di pace.

«Non ti arrabbiare, è tutto okay» dico salendo gli scalini che precedono l'ingresso.

Mamma indietreggia con la sedia. «Sono già arrabbiata! Ti rendi conto dello spavento che mi sono presa?»

Entriamo in casa e, dopo aver rivolto un ultimo sguardo a Elián, chiudo la porta alle spalle. «Non volevo farti preoccupare. Ho fatto un brutto sogno e...» Mi volto e zittisco osservando la faccia scura di papà. Alla rabbia di mamma sono abituata, ma alla sua no.

Chiamami per nome - Call me by name [Completa]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora