Capitolo 16 - Che cosa ho fatto...? - II

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Mi guardo intorno spaesato, scorrendo lo sguardo dalla scrivania alla libreria accanto alla porta. Non so neanche che materie ho oggi. Controllo l'orario sul cellulare e preparo lo zaino. Passo dal bagno per i denti, i capelli e il resto e torno giù. Lancio uno sguardo alla cucina vuota e mi dirigo in soggiorno. Sun è ferma alle spalle del divano, con le mani sulla testiera e lo sguardo fisso su un canale di musica pop che le fa battere un piede per terra a ritmo.

«Ho fatto» mormoro avvicinandomi.

Mi guarda e sorride. «Spengo subito». Allunga la destra verso il divano per prendere il telecomando, il suo profumo m'invade e vengo attraversato da una strana sensazione di déjà-vu.

«Sei stata qui di recente?»

Mi scruta. «Di recente proprio no. Quando ti ho portato da mangiare».

«E sei entrata nel soggiorno?» Ho il vago ricordo di aver sentito il suo profumo qua dentro, giorni fa.

Sun arrossisce. «Ecco, solo per un attimo...» Corrugo la fronte, confuso dal suo imbarazzo. «Beh, non è importante. Sono andata via subito».

Si muove per uscire dalla stanza, ma le sbarro la strada con un braccio. «Se non è importante, puoi dirmelo, no? Sei entrata una di quelle volte?» Gli occhi luminosi mi fissano. Annuisce. «Quando?»

«La prima sera, quando ti ho portato le uova allo zenzero. Dormivi sul divano, stavi vedendo una partita di calcio, credo».

Adesso ricordo. Stavo seguendo un documentario sulla pittura e quando mi sono risvegliato ho trovato la partita. È stato allora che ho sentito il suo profumo. Se mi fossi svegliato un po' prima, l'avrei incontrata?

«Volevi parlarmi?»

Scuote il capo. «Volevo solo... vederti». Distoglie lo sguardo, l'espressione s'intristisce. «Il nostro ultimo incontro era stato molto... brutto, però volevo vederti, anche solo un attimo».

Ricordo quella mattina. Quando voleva parlare del bacio e io ero ancora così frastornato da non riuscire a mettere insieme i pensieri. Stavo per dirle di andare a parlare da un'altra parte, aveva le lacrime agli occhi e non volevo che la vedessero piangere, ma poi è arrivata Tai a ricordarmi il mostro che sono. Lei era triste e agitata e io riuscivo solo a pensare a quanto fosse bella e quanto la volessi per me.

Sospiro. «Quindi mi hai guardato dormire» dico con tono malizioso per alleggerire la conversazione. Annuisce. «E non hai pensato di tirarmele in faccia le uova?» Mi sarei meritato quello e altro. Ero così convinto che tenerla lontana fosse la cosa giusta da fare, da non vedere quanto per entrambi fosse una tortura.

«No. In realtà», mi guarda e arrossisce, «ho pensato che fossi molto bello e che mi piacevi tanto».

Un sussulto nel petto m'impedisce di respirare, il cuore si agita tanto forte da stordirmi. La guardo senza riuscire a replicare, ma mi costringo a farlo: «Anche tu mi piaci tanto! E sei bellissima» dico forse con troppa foga, ma desideravo confessarglielo da tanto.

Arrossisce di più e distoglie lo sguardo. «Bellissima è un po' troppo, però il resto lo accetto».

«No!» Mi fissa. «Sei bellissima davvero. Te lo giuro». Forse non gliel'ha mai detto nessuno oppure lei non ci ha creduto, troppe volte le hanno detto il contrario. Ma saprò convincerla. Saprò farle vedere quanto è speciale.

Sun acchiappa i capelli con le mani e li pettina, nervosa. «O-Oky... Adesso, però, dobbiamo andare» mormora con sguardo basso.

Le porgo la mano e la fissa; non sembra riuscire a puntare gli occhi nei miei, ma l'afferra senza esitare e usciamo di casa avvolti dal silenzio.

Chiamami per nome - Call me by name [Completa]Where stories live. Discover now