Capitolo 28 - Il dipinto più bello - I

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L'aria fresca sul viso mi restituisce subito un istante di libertà. Non ce la faccio più a stare là dentro, sempre a letto prigioniero di quella stanza. Ormai sono anni che mi alleno con regolarità e non sopporto che continuino a dirmi di non sforzarmi. C'è solo una persona a cui concedo tutto.

«Ehi, ti ho detto di chiudere il colletto!» brontola Sun alla mia destra.

«Fa caldo». Le stringo di più la mano e sorrido, ammaliato dal suo broncio contrariato. Vorrei divorarlo.

«Non m'incanti con quel sorriso». Si sposta di fronte a me e con la destra libera prova a chiudermi la giacca a vento.

«Ah, no?» L'aiuto, prima che rompa la cerniera.

«Sì, ma faccio finta di no» confessa e ridacchio. «Stiamo camminando da un sacco, ci sediamo?» Senza attendere risposta, mi trascina verso una panchina vuota. L'assecondo per non farla stancare troppo, mi tira con tutte le sue forze.

A un passo dalla panchina, sono io a tirare lei verso di me per ritrovarmela addosso. «Baciami». Gli occhi verdi si spalancano e le guance diventano di un rosa acceso, ben più del suo vestito. Resterei ad analizzare le sue reazioni per ore. Per la vita.

«N-Non mi sembra il luogo», rivolge un'occhiata al giardino dell'ospedale e ai pazienti che passeggiano come noi, «e devi sederti subito o potresti sentirti male. Il dottore ha detto che...»

Insinuo una mano fra i suoi capelli, dietro la nuca, e avvicino il viso al suo. «Baciami, Sol. Non ho bisogno di altro per stare bene. Baciami».

Il rossore sulle sue guance aumenta, ma si solleva in punta di piedi e mi bacia. Le sue labbra abbandonano le mie un secondo dopo, ma le inseguo e me ne approprio. Le succhio e le mordo, ottenendo accesso alla sua bocca. Sun sussulta per la mia irruenza mentre le nostre lingue si scontrano, la sua titubante, la mia esigente. Geme nella mia bocca e uno spasmo di piacere mi attraversa il corpo per esplodere nell'inguine. Il desiderio di averla mi annebbia la mente.

«O-Ora basta» mormora indietreggiando il capo.

Osservo il suo viso arrossato, gli occhi vigili intrisi di desiderio e le labbra lucide per il bacio. Come fa a essere così bella? Come fa a catturarmi ogni istante di più? Credevo di essere già completamente suo da anni e invece ciò che provo per lei non smette di crescere.

Sospiro, sfilando la mano dai suoi capelli. «Scusami, oggi sono un po'...» stressato, impaziente... eccitato. La voglio, ma finché sono rinchiuso qui devo farmi bastare questi brevi istanti.

«Non fa niente». Sorride. «Adesso, però, siediti. Oppure vuoi rientrare?»

«Neanche morto!»

Sun mi prende la mano e m'induce a sedermi con lei. Apre la borsa. «Vuoi l'album rigido o il quaderno degli schizzi?»

«L'album». Me lo passa e cerca il resto nella sua sacca.

Osservo il giardino, le strade di mattoni chiari e le siepi squadrate che li delimitano; molti pazienti si riconoscono dalle ciabatte o dalle vestaglie che spuntano sotto le giacche, altri – come me – hanno indosso tute o abiti quotidiani. Non c'è granché da fissare su carta in questo posto. Anzi, non c'è proprio nulla, tantomeno la struttura dell'ospedale, che svetta bianca con i suoi quattro piani. Ha un design troppo classico per risultare interessante.

«Tutto okay?» Mi volto a guardare Sun, che mi fissa con espressione preoccupata e una matita in mano.

Le do un bacio a stampo. «Tutto okay». Prendo la matita e sfoglio il quaderno cercando la prima pagina bianca. In questi giorni non riesco a fare a meno di disegnare, mi rilassa e allontana pensieri e sensazioni che ancora non riesco a gestire.

Chiamami per nome - Call me by name [Completa]Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu