Capitolo 18 - Prima parte - Perdonami - III

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La strada per Mount Barker è scorrevole a quest'ora e forse è per questo che Sun non si lamenta della velocità, oppure non ne ha le forze. Per non crearle altra agitazione, rallento un po'. Vorrei portarla a casa in un lampo.

Di tanto in tanto le rivolgo un'occhiata. È sempre chiusa su se stessa, in silenzio e con lo sguardo fisso davanti a sé. Non so cosa darei pur di sentirla parlare in questo momento. Vorrei rassicurarla, ma non so come fare. Cosa potrei dirle?

Come il morso letale di un serpente velenoso, i ricordi mi devastano la mente: quel sorriso spento quando tornava da me, l'ombra di un fantasma sul volto quando si allontanava.

E il silenzio. Quell'odioso e maledettissimo silenzio sostituito alle sue parole, complice dell'incubo.

Le mani tremano mentre svolto nella nostra strada. Tutto trema, la consapevolezza cresce, la colpa si ciba della mia anima. Lo fa da anni e lascio che lo faccia. Che mi devasti affinché continui a ricordare, a ripetermi la verità.

Parcheggio accanto al vialetto, esco dal veicolo e mi avvicino alla portiera del passeggero. «Aspetta, ti porto in braccio» dico mentre Sun si drizza in piedi.

«Non c'è bisogno». Poggia una mano sullo sportello aperto, il suo corpo ondeggia.

«Non ti reggi in piedi. Per favore. Se ti dà fastidio, faccio più in fretta che posso».

Sun distoglie lo sguardo. «Non è per quello...»

Si riferisce ancora alla sua condizione? Al non voler essere vista in questo momento? Perché pensa a queste stupidaggini quando è con me? Era quello che pensava anche allora?

«Ti prego, permettimi di aiutarti». Torna a guardarmi. «Permettimi di esserti vicino come un tempo. Anzi, di più. Come avrei dovuto essere se me lo avessi detto... Permettimelo». La disperazione che non mi ha mai abbandonato mi occlude la gola e brucia gli occhi, invade ogni cellula e mi riporta a sei anni fa.

Sun spalanca gli occhi, il suo viso si tinge ancor di più di tristezza. Annuisce.

La prendo subito in braccio, chiudo l'auto e mi dirigo verso casa sua.

«Tua madre non c'è». Penso all'assenza dell'auto di Ivy mentre varco la soglia.

«Sarà al negozio».

«Vuoi che la chiami?»

«No!» Si stringe di più al mio collo. «No, per favore. Non adesso».

Chiudo l'ingresso con un colpo di tallone. «Non puoi nasconderglielo».

«Non voglio nasconderglielo, voglio solo... calmarmi. Resti con me, non è vero?» La voce flebile mi accarezza l'udito come il tocco di un angelo.

Aumento un po' la presa sul suo corpo. «Tutta la vita, Sol». La fisso, la sua guancia e poggiata sulla mia spalla mentre mi restituisce lo sguardo.

Salgo al piano di sopra ed entro nella sua stanza. C'è profumo di pace, calore di casa. M'inginocchio sul futon e l'adagio con delicatezza.

«Ti porto qualcosa da bere?»

Sun annuisce, coprendosi un po' con il lenzuolo. Si fa piccola, indifesa.

Mi alzo e dirigo verso l'ingresso. Afferro la porta con una mano per aprirla di più e... non riesco a muovere un passo. Fermo sulla soglia, lo sguardo è fisso verso la fine del corridoio.

E tutto torna.

Tu che ti spegnevi, io che disegnavo.

Tu che mi chiedevi aiuto in silenzio, io che ascoltavo soltanto me stesso.

Chiamami per nome - Call me by name [Completa]Where stories live. Discover now