«Mister Stalker, vuoi dire...» sospirai, alzando gli occhi al cielo prima di riportare lo sguardo su di lui.

«Che bello, finalmente un argomento diverso dagli addominali di Noah!» commentò Madison elettrizzata prima di lanciare un'occhiataccia alla mora. Se non le avessi conosciute avrei pensato che quelle due si odiassero a morte.

«Perché stalker?» chiese Jess ignorando la frecciatina di Maddie.

«Niente di che...» scrollai le spalle, come se l'argomento non mi tangesse minimamente. In realtà ero non poco turbata dagli avvenimenti degli ultimi giorni, ma non volevo ingigantire ulteriormente la questione e aumentare l'ansia che già mi perseguitava a sufficienza. «C'è una Range Rover che credo mi segua da circa una settimana. E casualmente, Harry ha proprio una Range Rover» spiegai, controllandomi distrattamente lo smalto alle unghie per fingermi indifferente.

«Si chiama Harry?» chiese Jess sorridendo mentre spalancava gli occhi.

«Concentrati, cretina» sbuffò Madison, «Ti ha appena detto che forse la sta pedinando!» affermò, dandole un leggero colpetto sulla testa.

Jess le lanciò un'occhiataccia prima di voltarsi di nuovo verso di me.

«Però,» ripresi la parola, «prima ho visto di nuovo una Range Rover ma lui era insieme a quelli della squadra e non in auto» spiegai. «Magari sono solo paranoie» scrollai le spalle, cercando di rassicurare loro e me stessa.

«Forse sì» annuì Jessie, «Magari sono solo coincidenze»

«Sembra che sia sempre ovunque in qualsiasi momento...» mi lamentai, esasperata. «Era lì persino quando ho messo il video di Bonnie alla festa di Halloween!»

«Okay, forse è uno stalker, allora» mi appoggiò Madison.

«Ma uno stalker con molto fascino» ghignò Jess, lanciando uno sguardo malizioso a Mister Stalker che era occupato ad osservare i passaggi della partita.

«Ma non avevi detto che Noah fosse più bello?» le chiesi confusa.

«Ovvio, ma lui è figo» scrollò le spalle.

Presi ad osservare i movimenti dei giocatori in campo, intenta a comprendere quale delle due squadre stesse vincendo. Eravamo in vantaggio, nonostante gli avversari sembrassero essere piuttosto forti.

«Ti ha più scritto?» le chiesi, continuando a tenere lo sguardo sui giocatori.

«No» scosse la testa, «Dite che dovrei farlo io?»

«Ma assolutamente no!» urlò Madison riuscendo quasi a stonarmi un orecchio.

Luke aveva la palla, stava correndo a tutta velocità verso l'aria di meta mentre gli avversari tentavano di ostacolarlo.

«Magari ha solo segnato male il mio numero» fece Jessie, «Gli scriverò solo un "hey"»

Un giocatore piuttosto grosso iniziò a dare spallate a mio fratello. Ma non dovrebbe essere fallo? - mi chiesi.

«Smettila o ti lancio una scarpa in faccia» asserì Madison, indicandosi le sneakers bianche che aveva ai piedi.

Il giocatore dalle spalle grosse -il numero diciotto- si pose davanti a Luke, il quale non riuscì a fermarsi prima di scontrarsi con lui.
Fu un attimo: il diciotto si avventò su di lui per prendere la palla, mio fratello provò a divincolarsi, ma si schiantarono entrambi al suolo, accompagnati da un boato del pubblico. Mi alzai in piedi con gli occhi spalancati, mentre mi portavo entrambe le mani davanti alla bocca per lo shock. Il cuore prese a martellare rapidamente nel mio petto, mentre osservavo il corpo del numero diciotto che schiacciava quasi completamente quello di mio fratello.

SPOTLIGHTWhere stories live. Discover now