|40|《C'è una prima volta per tutto.

Comincia dall'inizio
                                    

La sua figura brilla tra la neve, i suoi occhi sono il cielo stellato. Eppure mi sembra che tra le mani tenga un oggetto.

Un luccichio mi attira. Che bel coltello.

«Stiamo andando a casa, tesoro» la sua voce mi tranquillizza, ogni sillaba che pronuncia mi convince che lui è l'unico, mi sta portando in un posto meraviglioso.

«A casa» ripeto sognante, mi sembra che una luce chiara si stia facendo strada dietro di lui. Mi rende la vista sempre più fioca.

Qualcuno interrompe il mio momento di gloria tirandomi per le spalle.

Cado con sedere a terra mentre la mente mi si schiarisce.

Cosa ci faccio lì fuori? Perché Seth sta tirando un pugno a Jade?

«Azaleya, la collana!» mi ringhia mentre una tempesta di neve sembra imminente.

«Seth» lo chiamo avvicinandomi a loro due, preoccupata dal mulatto che ha appena tirato un gancio al mio dio.

«Azaleya, la collana!» mi ripete tirandomi un'occhiataccia che mi fa irritare.

Che cazzo, non seguo i suoi ordini senza un motivo più che valido.

Blackout.

Il tempo di scuotere la testa e mi ritrovo con la collana al collo e una situazione più che devastante davanti, dove quei due si stanno letteralmente ammazzando di botte.

A terra vedo un coltello che mi fa accapponare la pelle.

«Seth, Seth» lo chiamo preoccupata da ciò che sta succedendo, mi sembra che Jade sia più forte di lui e ho paura che quel coltello sia troppo vicino al suo collo.

«In macchina, in macchina» pronuncia, non riesco a lasciarlo lì da solo, cerco di avvicinarmi ma prontamente Jade mi scaglia addosso il coltello che mi sfiora una gamba, procurandomi una piccola ferita dal quale sgorga il sangue.

Spaventata scappo sull'auto dove Seth si teletrasporto mettendo in moto velocemente.

Non so dove stiamo andando, io sono zitta, ho paura di rompere il silenzio, lui è letteralmente sconvolto, ha gli occhi spalancati e tiene lo sguardo fisso sulla strada.

«Seth» lo chiamo debolmente, mi sembra che i suoi occhi siano lucidi, che ci sia uno schermo di lacrime che li divide dall'aria.

Non mi risponde e io non mi preoccupo di chiamarlo un'altra volta.

«Dove andiamo?» chiedo dopo un po'.

Non mi risponde, ma in compenso si ferma davanti a casa sua.

«Scendi» il suo tono non mi sta imponendo un ordine, piuttosto sta cercando di tenermi calma anche se quel piccolo balzo che fa la sua voce mi fa intendere che non lo è nemmeno lui.

Mi osserva bene scendere dalla macchina e mi fa cenno di entrare dalla porta che conduce in un atrio dal quale si dipanano le scale.

«Perché ti ostini a non ascoltarmi?» mi chiede tenendo lo sguardo fisso a terra, cercando agitato le chiavi di casa.

«Non volevo lasciarti da solo, che angoscia vederti morire poi» alzo gli occhi al cielo seguendolo su al secondo piano.

«È un rischio che metti in conto quando tuo fratello vuole ucciderti» mi rivela così che lui effettivamente è Osiride.

C'è un silenzio allucinante fino a quando lui fa girare la chiave nella serratura e spalanca la porta che cigola appena.

Ora capisco le sue lacrime e il cielo scuro.

When night comesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora