Fu un attimo eterno. Ogni cosa sembrava bloccata, fuori e dentro di me.
Non riuscivo a decifrare l'espressione dello Sconosciuto. Non c'era nulla, in lui, che potesse aiutarmi a capire che cosa fosse successo.
I suoi occhi si mossero velocemente attraverso lo spazio ristretto della capanna, e poi tornarono nei miei.
Il suo braccio sanguinava, così come la sua spalla. Feci un passo verso di lui, gli posai una mano contro il petto. Riuscii a sentire il suo respiro.
<<Che cosa... Che cosa è successo?>> gli chiesi, abbassando lo sguardo, sottovoce. Come se avessi paura di conoscere la risposta a quella domanda.
<<Non l'ho trovato, Rose. Mi dispiace. Mi dispiace per averti delusa. Ma..>> Scosse la testa, evitò il mio viso, come se stesse provando a nascondersi da me.
<<Non sono riuscito a trovarlo. E loro... Loro erano troppi. Ho dovuto combattere, e non è stato semplice tornare in superficie.>>
Si interruppe, qualche istante, e poi lo seguii.
Si sedette a terra, passandosi le mani sul volto e appoggiando la testa all'indietro, contro il muro.
Io andai accanto a lui.
Lo guardai, e riconobbi una tristezza incredibile nei suoi occhi così perfetti. Improvvisamente ripensai al video di sua sorella. Mi venne voglia di abbracciarlo, di sentirlo vicino. Di dargli tutto quell'amore che mi portavo dentro.
Guardai il suo braccio che continuava a sanguinare, e mi avvicinai di più a lui.
<<Sei ferito>> gli dissi <<dobbiamo fare qualcosa. Stai perdendo troppo sangue. Potresti...>>
Lui scosse la testa, come a voler interrompere il flusso dei miei pensieri.
Sangue. In effetti, non ero certa che il suo fosse uguale al mio. Ma sentivo che qualunque cosa fosse, quella ferita andava curata. Non avevo idea però so che cosa avrei potuto fare per aiutarlo.
Lui, comunque, non mi diede il tempo di continuare a tormentarmi in quel modo.
Si tolse la maglietta, la gettò a terra. Riuscii a vedere i suoi muscoli, così perfetti, così disegnati sul suo corpo.
Allungò il braccio ferito e poi lo strinse con l'altra mano.
<<Guarda>> mi disse, in un sussurro.
Continuò a fare forza contro quel taglio, e chiuse gli occhi per una manciata di secondi.
Quando li riaprì, spostò la mano e il braccio era tornato perfetto. Niente più sangue, nessuna ferita. Nulla.
Fece la stessa cosa sulla spalla, e anche lì, in pochi istanti, scomparve tutto.
<<Come..?>>
Scosse la testa.
<<Non me lo chiedere. Non ho una spiegazione logica da darti. Sono così.>>
Sospirai, mi avvicinai a lui, lo strinsi contro di me. Appoggiai la testa contro il suo collo, chiusi gli occhi e rimasi immobile così, ad ascoltare il silenzio e i miei pensieri.
<<Grazie per averci provato>> gli dissi, senza guardarlo. <<Grazie per averlo fatto per me.>>
Lui non rispose, mi accarezzò i capelli. Appoggiai una mano suoi suoi pettorali, lo accarezzai, mi lasciai andare nuovamente a quell'attimo totalmente imprevisto di calma.
<<Perché l'ha fatto?>> gli chiesi, come se stessi parlando da sola <<perché Desmond è andato laggiù senza chiedere aiuto a nessuno? Che cosa pensava di fare?>>
<<La rabbia è come il fuoco, in certe persone, Rose. Una volta che l'incendio divampa, diventa impossibile contenerlo. Desmond era fuori controllo. Sapeva che cosa rischiava. Sapeva che sarebbe stato impossibile tornare indietro, una volta sotto.>>
Sentii il cuore stringersi. Desmond aveva fatto così tanto per me. L'idea che non l'avrei mai più rivisto mi faceva male, male dentro. Un male forte, viscerale. Più di quanto avrei mai immaginato di poter sopportare.
<<Che cosa faremo, adesso? Se gli abitanti di Elios Terzo sono davvero intenzionati a catturarmi, alla fine ci riusciranno.>>
Mi guardai intorno, sconvolta. Come se mi stessi rendendo conto soltanto in quel momento della situazione in cui mi trovavo. Mi sembrava di essere all'interno di un tunnel nero, senza alcuna luce all'orizzonte.
<<Non posso resistere a lungo così. Perché Nate mi ha detto di ritornare a Saint Claire?>>
Lo Sconosciuto scosse la testa.
<<Non si tratta più soltanto di Saint Claire, ormai. Saresti in pericolo ovunque. Sei in pericolo ovunque. Se Nate ha detto di venire qui, è perché qui hai più possibilità di farcela, paradossalmente.>>
Sapevo che era la verità. Ma mi sentivo così vuota, così persa. Non vedevo nessuna possibilità di salvezza. E non c'era davvero nulla che potessi fare per cambiare quella situazione.
Avrei voluto piangere, esplodere, lasciare il mio sconforto a qualcun altro, a chiunque. Cambiare tutto di me pur di non sentire ancora quel dolore, quella rabbia, quel senso di impotenza.
<<Andiamo, Rose. Non c'è più nulla che possiamo fare, qui.>>
Mi guardai intorno. Guardai ciò che Desmond aveva lasciato in quella capanna.
Le sue armi, il telefono, la mappa.
Come poteva essere svanito così?
Perché l'aveva fatto?
Davvero pensava di poter sconfiggere da solo tutto quel mondo?
Non potevo crederci. Non poteva essere così. Doveva avere un piano, qualcosa di logico in mente. Per quanto la rabbia si potesse essere impossessata di lui, non era uno stupido.
Mi alzai, lo Sconosciuto mi strinse la mano. Lasciò la sua maglietta a terra.
Ci incamminammo verso l'uscita.
<<È davvero così, là sotto? Come lui l'ha disegnato?>>
<<Si. È così. La mappa è corretta, Rose.>>
<<È ciò che avevo sognato. C'era un uomo, nella mia visione. Non era davvero un uomo, perché era molto più grande, più alto. Era un essere che sembrava enorme, ed era di spalle. In una stanza che mi sembrava piena di computer. Chi è?>>
<<La mente di tutto. Da lui dipende il destino di chi si è insediato sulla Terra, sotto l'acqua. Non ha sentimenti, non prova nulla. Calcola, studia, esamina, analizza, ordina. Uccide.>>
<<È lui che mi sta cercando? È partito tutto da lui?>>
<<Principalmente sì. Ma non è così semplice. C'è tutto un mondo, là fuori, che non conosci ancora.>>
<<Pensi che Desmond possa averlo incontrato..?>>
<<Non lo so. Spero di no. Vorrei avere più risposte, Rose. So quanto stai soffrendo. So che cosa stai provando, e rendermi conto di non riuscire ad aiutarti è ciò che mi fa più male. Vorrei essere migliore, per te.>>
<<Tu sei già perfetto, per me>> gli dissi, mentre l'aria della notte incominciava ad avvolgerci.
<<No, io..>>
Mi fermai, mi misi davanti a lui, lo guardai negli occhi.
<<C'è qualcosa che ho imparato, in questi giorni. Vivo in un mondo che non è il mondo che pensavo, ed io stessa sono una persona che non è quella che conoscevo. Ma dopotutto ho capito. Nel momento in cui stavo per crollare, ho capito la cosa più importante, e l'ho capita grazie a te.>>
Lo Sconosciuto mi guardò, come se improvvisamente non fosse più in grado di decifrare le mie emozioni.
<<Nella vita bisogna avere fede. Credere che le cose potranno sistemarsi, andare bene. Ed è ciò che ho intenzione di fare. Sono qui, siamo qui, mi stanno dando la caccia. Va bene, che lo facciano. Sono pronta. Combatterò. Lo farò fino alla fine. E non mi metterò mai in ginocchio. Non mi piegherò. Credo in te, e in Desmond. E credo in me, adesso. Questa non sarà la fine di tutto.>>
Smisi di parlare, e mi sentii bene, improvvisamente. Era come se riuscissi a capire che quel dolore che mi devastava dentro si stava realmente trasformando in forza.
Lo Sconosciuto mi strinse le mani e poi, in un modo bellissimo, sorrise.
Un rumore di gomme che stridevano ci distrasse. Ci voltammo e, poco lontano da noi, riconoscemmo l'automobile dello sceriffo O'Hara.