SPOTLIGHT

Par canyonmoon_stories

2.6M 67.2K 105K

«L'ingenuità sarà la tua rovina, piccola Genevieve.» La sua divisa da cheerleader e il portatile sempre a po... Plus

00. Tightrope
01. Spotlight
02. Halloween
03. What if
04. Range Rover
05. The Match
06. Everything I Have
07. Backstreets
08. Bad Blood
09. Slowly
10. Tequila
11. For No Reason
12. Defenceless
13. Harmless & Diplomatic
15. Cherry Rolls
16. Goosebumps
17. Illogical
18. Wrong
19. Killer Hill
20. Raindrops
21. Closer
22. Safely
23. No Control
24. Feel So Close
25. Only You
26. Nightmare
27. Agony
28. Wondering
29. Blood
30. Flames
31. Stronger
32. Tempting Devil
33. Broken
34. Wake Up
35. Instincts
36. Cryptic
37. Malware
38. Shivers
39. Broken Hearts
40. Evil
41. Hurts So Good
42. Falling
43. Provocative
44. Heartbreak
45. Body Shot
46. No Lies
47. Beware
48. Same Mistakes
49. Stay With Me
50. Loading
51.1 Half a Heart ~ PRIMA PARTE
51.2 Half a Heart ~ SECONDA PARTE
52. Betrayal
53. Beggin'
54.1. Milkshake ~ PRIMA PARTE
54.2. Milkshake ~ SECONDA PARTE
55. Game Over
Epilogo
Ringraziamenti

14. Partners

41.6K 1.1K 2K
Par canyonmoon_stories

ʜᴀʀʀʏ'ꜱ ᴘᴏᴠ

Evie mi seguì in silenzio fino all'uscita dell'ospedale. Sembrava aver perso l'uso della parola da quando avevamo lasciato quell'armadietto, ma non potevo biasimarla. Non avrei dovuto neanche sfiorarla, per ragioni molto più rilevanti dell'attrazione reciproca che intercorreva tra il mio corpo e il suo. Se solo non fosse stata così sensuale e così bambina, nella sua uniforme scolastica che le copriva a stento il culo e che oscillava sui suoi fianchi ad ogni movimento che faceva...

«Ora dobbiamo andare al magazzino» la informai procedendo verso la mia auto nel parcheggio.

«Dobbiamo?» mi chiese stranita.

Mi voltai a guardarla, osservando le sue sopracciglia aggrottate in un'espressione confusa.
«Siamo una squadra oggi, no?» scrollai le spalle con un piccolo sorriso sghembo sulle labbra. Dovevo ammettere che la sua compagnia durante le mie commissioni si stava rivelando più utile del previsto: non sarei mai riuscito a sbloccare il computer dell'ospedale senza il suo aiuto, e quei file erano davvero importanti per la mia ricerca. Dopotutto, potevo ritenerla quasi sopportabile durante quei rari momenti in cui non mi contraddiceva o disobbediva.

«Certo» sorrise soddisfatta facendo spuntare una piccola fossetta all'angolo delle sue labbra tinte di rosa.

Entrai in auto insieme a lei, osservandola mentre si metteva la cintura con ancora quel ghigno sul viso. «Smettila di sorridere in quel modo o mi rimangio quello che ho detto» la fulminai con lo sguardo, nascondendo il mio divertimento di fronte alla sua espressione.

«Non puoi fare le cose e poi rimangiartele» affermò rivolgendomi uno sguardo ammonitore che non sembrava essere riferito soltanto alla mia affermazione.
Sospirai distogliendo lo sguardo, consapevole che ciò che aveva detto fosse vero.

Ruotai le chiavi nel quadro per accendere il motore, partendo subito dopo per lasciare il parcheggio dell'ospedale. La vidi muoversi in maniera agitata sul sedile, come se non riuscisse a trovare una posizione comoda, poi fece per sollevare una delle sue gambe.

«Non ci pensare nemmeno» le lanciai uno sguardo truce.

«Cosa?» si finse confusa.

«I piedi sul cruscotto, ti vedo che ci stai pensando» la ammonii assottigliando gli occhi per incuterle timore.

Vidi un piccolo ghigno farsi spazio sulle sue labbra carnose e il suo sguardo trasformarsi in uno di sfida. Sollevò entrambe le ginocchia, prima di poggiare le sue sudicie scarpe da ginnastica sul cruscotto della mia Range Rover.

«C'è qualche problema?» ghignò compiaciuta sollevando le sopracciglia con fare provocatorio.

Riportai velocemente lo sguardo sulla strada solo per assicurarmi di non scontrarmi con nessuna auto, prima di voltarmi nuovamente verso di lei. «Ti faccio scendere» grugnii minaccioso.

La sua gonna blu scuro già indecentemente corta si era sollevata a causa della sua posizione, lasciando scoperta buona parte delle sue cosce e permettendomi di intravedere il tessuto rosa delle sue mutandine.

«Che paura...» sollevò gli occhi al cielo divertita, mettendosi ancora più comoda sul sedile e lasciandomi una visuale ancora migliore delle sue gambe. Mi voltai verso la strada deglutendo a fatica solo al ricordo delle mie mani sulla sua pelle, del suo corpo premuto contro il mio in quell'armadietto.

«Non sto scherzando» sibilai duro, realmente intenzionato a non lasciare che disobbedisse ancora una volta ai miei ordini.

«Quanto sei noioso...» sbuffò sonoramente restando nella propria posizione.

«Non costringermi a fermarmi» asserii severo, cercando di soffermare il mio sguardo sul suo viso e di non farlo procedere nuovamente oltre verso le sue sue gambe.

Mi rivolse un'occhiata di sfida e la vidi schiudere le labbra per parlare, ma il suono della notifica del suo cellulare la interruppe prima che qualsiasi parola fuoriuscisse dalla sua bocca. Abbassò lo sguardo verso il telefono, poi rimosse finalmente i piedi dal cruscotto mentre leggeva il contenuto del messaggio che le era arrivato.

«No, niente centro commerciale. Dillo a quella pazza della tua amica» affermai serio. Avevo delle faccende importanti da sbrigare, e accompagnare delle ragazzine viziate a fare shopping non rientrava ovviamente tra quelle.

Restai piuttosto stupito nel non sentire nessuna risposta da parte sua. Mi voltai a guardarla, trovando il suo sguardo ancora puntato verso il telefono con un'espressione turbata sul viso.

«Chi è?» chiesi, curioso di capire cosa avesse potuto suscitare quella strana reazione in lei.

Sollevò lo sguardo verso di me, prima di abbassarlo nuovamente verso il telefono. «Nessuno» sibilò semplicemente, spegnendo lo schermo del cellulare per poi posarlo nuovamente sulle sue gambe.

Decisi di non porle ulteriori domande. Dopotutto, non me ne importava.

Il resto del tragitto proseguì in silenzio. Evie non aprì bocca neanche per un istante e la cosa fu decisamente strana -oltre che piacevole- data la sua solita insopportabile parlantina.

Aspettai che scendesse dall'auto per richiuderla, voltandomi poi per dirigermi verso l'ingresso del vecchio magazzino dello Spotlight.

«Non vorrai farmi fare un altro allenamento con Liam?!» mi chiese confusa, restando ferma vicino alla mia auto.

«No,» alzai gli occhi al cielo, «vieni» sibilai, afferrandole una mano per incitarla a seguirmi.

Procedemmo lungo le rampe di scale che ci separavano dalla nostra destinazione, fermandoci poi di fronte alla porta chiusa dello studio di Zayn. Lasciai andare la sua mano per colpire la superficie in legno con le mie nocche. Pochi secondi dopo, la familiare voce del mio amico al di là della porta pronunciò un sonoro "avanti".

Feci il mio ingresso all'interno della stanza, puntando lo sguardo sul mio amico seduto alla scrivania di fronte a noi. Distolse lo sguardo dal computer per osservarci, lasciando poi che un'espressione leggermente sorpresa si facesse spazio sul suo viso.

«Harry» affermò, alzandosi in piedi per venire a salutarmi. «Cosa ci fa lei qui?» mormorò confuso al mio orecchio riferendosi ad Evie, mentre mi lasciava una pacca sulla spalla in maniera affettuosa.

«Ciao, sono-» tentò di presentarsi lei prima che potessi dare una risposta al mio amico.

«Genevieve Gillies, lo so» alzò gli occhi al cielo Zayn, ignorando la sua mano stesa pronta per essere afferrata. La vidi vacillare probabilmente a disagio, guardandosi intorno diverse volte confusa dal comportamento scontroso del mio amico.

«Dunque,» ripresi la parola per spezzare il silenzio vagamente imbarazzante che si era venuto a creare, «scoperto qualcosa?» chiesi al moro, indicandogli il computer acceso sulla scrivania.

«Sì» annuì, «Erano quasi tutte delle Calibro 45 ACP, tranne alcune Calibro 22» spiegò velocemente.

Tracciai il contorno della mia mandibola con i polpastrelli mentre assimilavo le informazioni che mi stava dando. «Di altissima precisione» commentai, aggrottando lievemente le sopracciglia.

«Esattamente» acconsentì, «Sono addestrati per il tiro a segno, hanno una precisione ineguagliabile»

Le armi di cui stavamo parlando io e Zayn erano state trovate sul pavimento dopo la sparatoria in cui ero stato coinvolto alcune settimane prima. Avevo realmente rischiato di rimanerci secco, proprio grazie all'estrema precisione dei colpi di pistola degli avversari. Alcuni uomini della Spotlight erano stati feriti gravemente, altri ancora non erano arrivati vivi a fine giornata. Avevamo avuto noi la meglio, alla fine, ma la loro organizzazione era ancora in circolazione e non avevamo la minima idea di chi poterci fidare e di chi invece no.

I dati che avevo prelevato dal computer dell'ospedale mi avrebbero permesso di conoscere i nomi degli uomini feriti durante la sparatoria, il che avrebbe sicuramente contribuito ad avvicinarci a colui che era a capo di tutto ciò.

«Tu invece hai ottenuto qualche informazione su Hyena?» mi chiese Zayn, sollevando il mento nella mia direzione.

«Beh-»

«Hyena?» la voce di Evie mi interruppe prima che potessi continuare, mentre faceva alternare lo sguardo tra me e il mio amico totalmente confusa. «Chi sarebbe?» aggrottò le sopracciglia rivolgendosi a me.

«È il-»

Zayn mi guardò severo, «È sicuro dirglielo?» mi chiese contrariato, rivolgendo uno sguardo sprezzante alla bionda.

«Tanto lo scoprirebbe comunque, fidati» alzai gli occhi al cielo.

«Se lo dici tu...» sbuffò lui, incrociando le braccia al petto con fare annoiato.

Riportai lo sguardo su Evie, che aveva di nuovo quel ghignò compiaciuto sulle labbra che stava iniziando a farmi venire voglia di riportarla a casa e non rispondere più alle sue domande.
«È il capo dell'organizzazione nemica, quella che cerca di ottenere la password» le spiegai sospirando leggermente. «I due uomini che ti seguivano sono suoi scagnozzi»

«E cosa vogliono da me?» chiese confusa.

«Sarebbe molto facile piegare il più grande ingegnere dello stato se come pedina di scambio ci fosse sua figlia» affermai sollevando leggermente le spalle.

Vidi il suo sguardo farsi dapprima sorpreso, poi spaventato. «Pedina di scambio?» mormorò titubante.

«Certo» rispose Zayn, «Potrebbero prenderti in ostaggio, usarti per minacciarlo, ucciderti per convincerlo a parlare...» spiegò con indifferenza.

Vidi le labbra di Evie schiudersi lievemente per lo stupore. Sapevo che pian piano stava iniziando a rendersi conto di cosa significasse realmente quello che faceva suo padre e di quanto la sua vita fosse costantemente in pericolo.

Le accarezzai lievemente la schiena, «Non preoccuparti, non ti succederà nulla» la rassicurai.

Zayn mi lanciò un'occhiataccia contrariata, «Certo, con te come guardia del corpo...» commentò con sarcasmo.

Allontanai la mano da Evie come fulminato dal suo sguardo, passandomela poi tra i capelli prima di infilarla nella tasca dei miei jeans.

«Ci aggiorniamo, allora» affermai schiarendomi la voce.

«Certo, fammi sapere se hai novità» annuì, prima di voltarsi per tornare alla sua scrivania.

Io ed Evie lasciammo lo studio di Zayn, raggiungendo in silenzio la mia auto per tornare a casa sua.

«Non fare tardi domani» le raccomandai mentre apriva la portiera per scendere nel vialetto di casa.

«Va bene, partner» roteò gli occhi al cielo con un piccolo sorriso sulle labbra, prima di richiudere la portiera - sbattendola, ovviamente.

ᴇᴠɪᴇ'ꜱ ᴘᴏᴠ

«Thomas?!?» urlò Jessie spalancando gli occhi.

«Shhh, non urlare!» la sgridai, guardandomi intorno nello spogliatoio per assicurarmi che non avesse attirato l'attenzione delle altre ragazze.

«E cosa voleva?» mi chiese Maddie, sicuramente più tranquilla dell'altra. Stavamo parlando del messaggio che avevo ricevuto il giorno prima: non avevo creduto ai miei occhi quando avevo visto spuntare il nome del mio ex-ragazzo sullo schermo del cellulare.

Feci finta di concentrarmi sul mio riflesso nello specchio per evitare il loro sguardo. «Ha detto che tornerà in città questo weekend» mormorai sistemando la mia coda di cavallo, «Mi ha chiesto di vederci» aggiunsi a bassa voce, timorosa della loro reazione.

«E ovviamente gli hai detto di no, vero?!» asserì Madison annuendo come ad accertarsi che avessi fatto come aveva detto.

Deglutii imbarazzata continuando ad evitare il suo sguardo. «Non gli ho ancora risposto» spiegai.

«E cosa aspetti? Digli di sì!» Jessie lanciò un urletto acuto, richiamando l'attenzione di diversi sguardi curiosi. Era sempre stata una grande sostenitrice di Thomas, così come lo era stata inizialmente Madison - fin quando lui non mi aveva spezzato il cuore. La decisione di lasciarci era stata comune: intraprendere una relazione a distanza sarebbe stato impensabile, ma non potevo negare che la mia sofferenza fosse stata veramente ingestibile. Ero arrivata a rinchiudermi in casa, saltare gli allenamenti, piangere per ore ed ore consecutive senza tregua. Le mie amiche erano state fondamentali nell'aiutarmi a tornare a vivere, oltre che nell'evitare che gli telefonassi durante qualche sbronza e gli dichiarassi amore eterno.

In fondo, potevo capire il dissenso di Madison nei suoi confronti. Sapevo che rivederlo avrebbe potuto farmi del male, ma una grande parte di me sperava che le cose potessero magicamente ricominciare a funzionare come un tempo tra noi.

«Non credo sia una buona idea» scosse la testa Madison.

«Avanti, solo per un caffè!» tentò Jess.

«Beh...» sospirai pensierosa. Volevo vederlo, sapere come stesse procedendo la sua vita, se stesse vedendo un'altra.

«Sappiamo che non sarebbe solo per un caffè» alzò gli occhi al cielo Mad.

«Non sono mica come Jess!» mi difesi lanciandole un'occhiataccia.

«Hei!» incrociò le braccia al petto la mora, offesa.

«Evie...» sospirò Madison seria, scuotendo la testa contrariata.

Evitai il suo sguardo, «Ragazze, forza! In campo!» urlai richiamando l'attenzione di tutte le altre, prima di dirigermi verso la porta dello spogliatoio per uscire.

«Iniziate a fare stretching, dovete migliorare l'apertura» ordinai quando giungemmo nel lato del campo che utilizzavamo per gli allenamenti.

«Se vuoi posso aiutarti io a migliorare l'apertura»

Roteai gli occhi al cielo sbuffando pesantemente, prima di voltarmi verso il ragazzo che era appena arrivato vicino a me.
«Davvero divertente, Matt» sorrisi falsamente incenerendolo con lo sguardo. «Sono occupata» lo informai indicandogli le altre ragazze.

«E lo sei anche stasera?» ammiccò avvolgendomi un braccio attorno alle spalle.

Afferrai la sua mano con solo due dita per evitare di avere troppo contatto con lui, «Non toccarmi» affermai liberandomi dalla sua stretta.

Avvicinò il viso al mio con un'espressione maliziosa sulla faccia, «Mi eccita quando mi dai ordini» grugnì rocamente.

«Eww» mugugnai disgustata, «Non dovresti essere occupato a rincorrere la palla da un lato all'altro del campo?» sollevai le sopracciglia incrociando le braccia al petto.

«Il coach non è ancora arrivato e c'è solo quel coglione dell'assistente» spiegò indicandomi Harry dall'altra parte del campo. I miei occhi incrociarono i suoi per qualche istante. Aveva la solita espressione dura sul viso e stava osservando la scena con le braccia incrociate al petto e le sopracciglia aggrottate.

«Beh, io invece devo allenarmi» lo informai intenzionata a liberarmi di lui.

«Sai che il sesso è una delle migliori forme di attività fisica?» ghignò mettendomi una mano sulla schiena. «Consuma molte calorie...» continuò malizioso, facendo scivolare verso il basso la sua mano.

«Matt!» mi divincolai orripilata.

Mi avvicinò a sé con uno strattone, facendomi scontrare con il suo petto. «Non riesco a smettere di pensare all'altra sera...» mormorò al mio orecchio, mentre stringeva il mio sedere con la mano.

«Smetti subito di toccarmi» sibilai disgustata cercando di liberarmi.

«So che anche tu-»

«Nolan!» la voce di Harry lo richiamò prima che potesse terminare la sua ennesima battutina perversa. «Subito qui. Dieci giri di campo.» gli ordinò severo.

Matt mi lasciò finalmente andare, allontanando le mani dal mio corpo e permettendomi finalmente di respirare.

«Che cosa?!» urlò voltandosi verso di lui.

«Niente storie, o ne diventano undici» asserì truce.

«Ma non stavo facendo nie-»

«Undici giri.»

«Ma cosa ho fatto?!»

«Dodici

Matt aprì la bocca per controbattere, ma Harry lo interruppe prima ancora che qualsiasi suono potesse fuoriuscire dalle sue labbra. «Tredici.» sibilò.

Non riuscii a trattenere un sorriso compiaciuto di fronte all'espressione sconvolta di Matt e a quella soddisfatta di Harry.

Matt finalmente si allontanò da me per fare i tredici giri di campo che gli aveva ordinato Harry, e il mio sguardo incrociò quello del riccio dall'altra parte del campo.

«Prego» imitò solo con le labbra da lontano.

Sollevai gli occhi al cielo divertita, prima di distogliere lo sguardo e concentrarmi sullo stretching come le altre.

«Certo, a domani!» annuii con un piccolo sorriso sulle labbra mentre muovevo la mano in segno di saluto.

«A domani» rispose Kara, richiudendo la portiera dell'auto per poi partire e lasciarmi completamente sola nel parcheggio.

Erano andati via tutti, sia i ragazzi della squadra che le mie amiche, e di Harry non c'era ancora nessuna traccia. Mi appoggiai con la schiena alla sua Range Rover, navigando un po' su Instagram per ingannare l'attesa.

Improvvisamente, sentii un rumore risuonare alla mia destra. Aggrottai le sopracciglia stranita, voltandomi per capire cosa fosse stato.

Sembrava non esserci nessuno. Scrollai le spalle, riportando poi lo sguardo sullo schermo del mio cellulare. Perché Harry ci stava mettendo tanto?

Udii nuovamente un suono. Cos'era stato? Mi guardai intorno ma, di nuovo, sembrava non esserci nessuno.
Stavo diventando paranoica, doveva essere stata solo una mia impressione.

Con la coda dell'occhio vidi qualcosa spostarsi velocemente alla mia destra. Il mio cuore prese a battere più rapidamente, iniziai a guardarmi ossessivamente attorno per capire se ci fosse qualcuno oppure no.

Tesi le mie orecchie per udire qualsiasi minimo suono. Mi parve di sentire il respiro di qualcuno.

Il mio petto iniziò a sollevarsi ed abbassarsi più velocemente, le mie orecchie iniziarono a fischiare per l'angoscia. Riposi il cellulare nella mia borsa, continuando a guardarmi intorno per capire se fosse tutto frutto della mia immaginazione oppure no.

Dei passi. Il pavimento scricchiolò sotto un paio di scarpe, il suono si fece lentamente più vicino.

Il mio sguardo si soffermò sull'abete che si trovava alla mia destra. Un'ombra sul pavimento si mosse lievemente. Mi sporsi per vedere al di là del tronco dell'albero, e lì me ne resi conto: c'era qualcuno. Aveva una felpa scura con un cappuccio che gli copriva il volto, ma ero certa che quella fosse una persona.

Dovevo trovare Harry, non potevo restare lì con le mani in mano e lasciare che mi rapisse, facesse del male o uccidesse - come aveva detto l'amico di Harry il giorno prima.

Mi incamminai verso l'ingresso della scuola dove si trovavano gli spogliatoi. Attraversai il corridoio con grandi falcate, permettendo ai miei passi di riecheggiare tra le mura desolate della scuola.

«Harry?» bussai alla porta, intenta a non aprirla direttamente e trovarmelo davanti completamente nudo.

Non sentii nessuna risposta dall'altra parte. Prestando attenzione, riuscii ad udire in lontananza il rumore dello scroscio dell'acqua. Non mi avrebbe mai sentita con tutto quel baccano.

Presi un grosso sospiro, prima di decidere di abbassare la maniglia ed entrare. Il rumore dell'acqua si fece più forte e un lieve calore si appropriò del mio corpo quando una grande nube di vapore entrò in contatto con la mia pelle. L'odore del bagnoschiuma impregnava completamente l'ambiente, coprendo quello del sudore che si respirava normalmente negli spogliatoi maschili.

«Harry?» lo richiamai ancora, sperando che fosse lui la persona all'interno della doccia.

«Sì?» rispose lui alzando la voce per farsi sentire.

Mi avvicinai maggiormente alla doccia, permettendo soltanto alla tenda di interporsi tra noi due per potergli parlare senza dover necessariamente urlare.

«Si può sapere cosa stai facendo?! Sono due ore che ti aspetto!»

Lo sentii sospirare pesantemente al di là della tenda, «Sto arrivando...» sbuffò.

«Dici sempre che non devo farti aspettare, poi mi lasci completamente sola per più di mezz'ora» asserii arrabbiata incrociando le braccia al petto.

Il suono dell'acqua fu l'unica risposta che ricevetti.

«C'era una persona» lo informai.

«Cosa?» mormorò sorpreso.

«Già, credo che qualcuno mi stia seguendo. Se magari tu ti degnassi di fare il tuo lavoro ed uscire da questa doccia sarebbe davvero fantastico» affermai con sarcasmo. «Sei veramente inutile. E se mi avessero rapita? Se mi avessero picchiata? Il tuo unico compito è quello di proteggermi e tu-»

Non feci in tempo a finire la frase, che la tenda fu aperta con uno scatto, rivelando la sua figura completamente nuda e ricoperta da goccioline d'acqua.

Spalancai gli occhi e la bocca incredula stando attenta a non far scorrere il mio sguardo lungo tutto il suo corpo. «Che c'è? Ora non parli più?» ghignò divertito, passandosi una mano tra i capelli e permettendo ad una serie di goccioline di scivolargli sul viso.

Mi voltai su un lato, guardando in qualsiasi direzione fuorché quella del suo corpo - nonostante una grande parte di me premesse affinché i miei occhi si posassero sul suo petto cosparso di tatuaggi, sulle sue spalle larghe e muscolose, sulla linea a V creata dai muscoli dei suoi fianchi...

Scossi la testa turbata dai miei stessi pensieri, deglutendo pesantemente e cercando di concentrarmi su ciò che era davvero importante in quel momento.

«Fai... Fai presto» mormorai titubante, con la gola improvvisamente asciutta e la voce estremamente bassa.

«Mi passeresti l'asciugamano?» mi chiese. Non lo stavo guardando, ma potei giurare che se lo avessi fatto avrei sicuramente visto il suo paio di maledette fossette a contornare uno stupido ghigno divertito.

«Non puoi prenderlo da solo?» affermai indispettita, concentrandomi sulle piastrelle che ricoprivano la parete.

«È troppo lontano» affermò ovvio.

Sbuffai pesantemente, prima di guardarmi intorno per capire dove si trovasse quel dannato asciugamano. Lo vidi poggiato su una delle panche, così feci alcuni passi per andare a prenderlo.

Quando mi voltai per tornare verso la doccia e darglielo, spalancai gli occhi nel trovarlo a pochi centimetri da me. Sussultai per la sorpresa, mentre il mio sguardo si soffermava spontaneamente sulle curve create dai muscoli del suo petto.

Mi imposi mentalmente di non proseguire oltre e gli passai l'asciugamano sussurrando un flebile "tieni" appena udibile.

Mi rivolse un sorriso divertito, prima di avvolgersi l'asciugamano in vita e procedere verso il suo borsone poggiato sulla panca.

Non riuscii a non soffermarmi sulla sua schiena, sui muscoli delle sue spalle e sulle goccioline d'acqua che scivolavano lentamente dal suo collo fino all'orlo dell'asciugamano stretto saldamente sui suoi fianchi.

«Quindi? Mi stavi dicendo?» affermò estraendo i suoi vestiti dalla borsa.

Mi schiarii la voce, «C'era qualcuno» spiegai. «Aveva un cappuccio, non sono riuscita a vederlo in faccia»

«Com'era?» mi chiese, prendendo una t-shirt bianca ed infilandosela. I suoi capelli e la sua pelle bagnati entrarono in contatto con il tessuto, rendendolo semi-trasparente in diversi punti della sua schiena.

«Ti ho detto che aveva un cappuccio!» affermai confusa.

«E non hai visto nient'altro? Altezza, sesso, età...»

Sospirai infastidita, «Non credi che fossi troppo impegnata a farmi sotto dalla paura per soffermarmi su questi futili particolari?!»

«Non sono futili. Ci serve capire chi sono queste persone che ti seguono e chi è il loro capo» spiegò annoiato. Riuscii a voltarmi giusto in tempo prima che rimuovesse il suo asciugamano per indossare i boxer scuri che gli avevo visto tra le mani. Come poteva essere così a suo agio?

«Non lo so...» sbuffai, concentrandomi sugli appendiabiti di fronte a me. «Credo che fosse maschio, era piuttosto alto e... non ho idea di che età potesse avere» elencai, provando a ricordare quanti più dettagli mi fosse possibile.

«Inutile...» mormorò, quasi come se non volesse che lo sentissi.

«"Inutile" un cavolo!» sbottai infastidita, voltandomi verso di lui. Si stava infilando i pantaloni, degli skinny neri aderenti. «Sarei dovuta andare direttamente da lui a chiedergli una foto?!»

Si voltò verso di me mentre si abbottonava i jeans, «Sta' calma» sbuffò, «Dicevo solo che avresti potuto prestare più attenzione» alzò gli occhi al cielo.

«Beh, la prossima volta fai il tuo lavoro e li guardi da solo questi dettagli» affermai indispettita incrociando le braccia al petto.

Lo vidi sbuffare pesantemente mentre si frizionava i capelli con l'asciugamano. «Sei tornata in te...» mormorò con voce bassa.

«Cosa?» chiesi confusa aggrottando le sopracciglia.

«Niente, lascia stare...» sospirò, lanciando l'asciugamano nella borsa. «Andiamo» asserì duramente, prima di camminare a passo svelto verso la porta e uscire dallo spogliatoio.

//spazio autrice//

Oi oiiiiiiiii
(🥲)

Come stateee?

Io con i sensi di colpa perché ho studiato pochissimo, ma VABBE

Capitolo un po' di passaggio, ma utile alla trama👀👀

Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo se vi va❤

Vi lascio perché ora dovrei veramente iniziare a studiare
(alle 22:25 mi sembra un orario più che ragionevole🤡)

Continuer la Lecture

Vous Aimerez Aussi

433K 11.3K 37
« Sono tua » dico guardandolo negli occhi. « Ridillo » mi ordina. « Sono tua » ripeto, facendo ciò che mi ha chiesto. « Cazzo se sei mia » mormora pr...
2.1M 65.4K 51
Nell'universo esistono persone che sono ammaliate da favole romanzate, storie strappalacrime e zuccherosi nomignoli sussurrati sotto le coperte. Altr...
2M 73.5K 109
La storia contiene due volumi: - BEYOND THE SURFACE (completo) - UNTIL THE END (completo) Megan Tanner è la classica figlia di papà. Le piace pensare...
11K 959 22
Valeria Rigattini ha una parola di conforto per chiunque, ma quando si tratta di aprire il suo cuore agli altri fa una grande fatica. Iscriversi su...