Atto III - Capitolo 46 - QG

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L'hovercraft argonidiano scese lentamente verso il suolo, atterrando dolcemente su una vasta zona asfaltata, la pista d'atterraggio Ovest, risultato dei lavori eseguiti dai militari nell'allestimento dell'accampamento.

Una decina di soldati accorse verso il velivolo, il cui ruggito dei motori andò pian piano ad affievolirsi, fino a spegnersi del tutto.

Una volta aperto il portellone, che divenne dunque la rampa di discesa dei passeggeri, i primi ad accompagnare il gruppo di civili appena soccorsi furono il sovrano Kstumtraw e l'ex guerriera d'élite Wary. I soldati si divisero i sopravvissuti per le necessità che richiedevano, chi verso la mensa, situata quasi a centro dell'accampamento, chi verso l'ospedale, che le era accanto, chi ai dormitori, posti invece sull'altro lato del campo.

Ultimo a scendere dal mezzo, insieme ai piloti, fu Alessandro, la cui espressione era affranta e stanca.

«Andiamo ragazzo» lo esortò Kit. Il giovane si limitò ad annuire, seguendo i due lungo il vialone trincerato che li avrebbe condotti al nucleo del Quartier Generale Argonid-Zubeliano.

Una volta entrati nel Tendone Alpha, il cuore dell'allestimento, un'area quadrata con quattro tavoli ricurvi agli angoli ed uno rotondo al centro, caratterizzato da un sofisticato sistema olografico, Alessandro andò pigramente ad accasciarsi su una di quelle sedie, incrociando le braccia in avanti e poggiandovici la testa per la spossatezza. Puntava gli occhi al centro della stanza, incantandosi alla vista di quella simulazione tridimensionale del pianeta e delle quattro faglie spazio-temporali poste a croce che lo stavano attanagliando, espandendosi secondo dopo secondo e fagocitando via il tessuto della realtà.

Il ragazzo credeva che tornando avrebbe potuto regolare i conti con il responsabile di quella faccenda, magari avrebbe ritrovato la sua famiglia e salvato il suo amico da quella tomba sotterranea che il bunker era diventato. Tuttavia, gli ci volle poco per comprendere che i fatti erano ben altra cosa. C'erano gerarchie, ordini da eseguire, obiettivi da raggiungere e da estrarre, vite da salvare. Avrebbe potuto benissimo concedersi il lusso di restare su Phanial, il pianeta alieno, lontano dalla morte e dal caos, ma in cuor suo sapeva che non sarebbe mai stato capace di scegliere la via del vigliacco. Lo doveva a Lara, che combatteva ancora per la sua stessa causa, che stava là fuori come lui a salvare innocenti, lo doveva a Ed, che era ancora disperso laggiù, in un avamposto distrutto e dimenticato, lo doveva alla sua famiglia, di cui non sapeva più nulla, ma soprattutto lo doveva ad Ilaria.

Pensò per un attimo a lei, ma la sua mente venne immediatamente attratta dal terribile ricordo della sua morte, a quanto potesse corrodergli l'animo di rabbia e di dolore. Batté velocemente le palpebre e cercò di disfarsi di quella visione. Era stanco, sfinito e avrebbe voluto solamente riposarsi, o pregare che stesse vivendo solamente un incubo, una tragedia in cui, ora più che mai, si stava sentendo terribilmente solo, dove stavano sfumando tutte quelle cause per cui valeva la pena combattere. Aveva visto benissimo, nonostante fosse congiunto all'interno del corpo dell'alieno, cosa aveva causato la Piaga, come aveva consumato ogni centimetro di terra calpestabile. Inizialmente si trattava di un semplice timore, poi divenne una consapevolezza sempre più concreta. La sua casa, la sua vita, la sua civiltà era condannata, avrebbero salvato il salvabile. Ciò che restava, era destinato ad essere abbandonato.

Sistemò infine la testa fra le braccia, sospirando e continuando a fissare l'ologramma del suo pianeta, osservando i due alieni, alti ed imponenti, che si stavano approcciando a quel tavolo ingegnoso. Infine, chiuse gli occhi, perché l'unica cosa che gli era rimasta da recuperare era il sonno perduto.

Al centro del Tendone Alpha, Wary osservava anch'ella incantata quel globo intangibile sospeso per aria, ingabbiato sempre di più dagli strappi dimensionali che il Mascherato aveva causato, a suo parere, accidentalmente. Sapeva che voleva anch'egli condannare gli zubeliani ad una terribile sorte, ma non pensava che lo avrebbe voluto altrettanto per l'intero Universo. Probabilmente, era una conseguenza assolutamente non calcolata, di cui ne era probabilmente vittima, catapultato chissà dove.

Sorcerers Against - EndlessWhere stories live. Discover now