Atto I - Capitolo 10 - L'Alba Prima della Tempesta

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La pressione del sangue pompato dal cuore sembrò scendere di colpo, facendo vedere ad Alessandro un contorno costellato di puntini, sfiorando lo svenimento.

Shadow. Quel nome tanto temibile, di un individuo potente e brutale, che aveva giurato vendetta nei confronti degli alieni appartenenti alla Galassia di Andromeda, che aveva promesso una severa punizione alla civiltà umana per aver collaborato con alcuni di loro, macchiandosi di un tradimento del quale erano ignari.

Al respirò pesantemente, socchiuse gli occhi e poi volse lo sguardo verso il cielo stellato, inquinato dalla luce cittadina.

Quel nome, quella rivelazione tornata a galla così improvvisamente, quella paura di dover ricascare in un incubo simile gli mozzò il fiato, gli asciugò la saliva dalla bocca, mentre una schiera di goccioline di sudore, in corsa come quelle di pioggia sul finestrino di una macchina, lasciava una sensazione di freddo nelle tempie del ragazzo.

Si concesse un altro respiro profondo, ripensando a quel tremendo pomeriggio di quasi due anni prima, dove, dopo aver lasciato quel parco, si stava dirigendo alla sua macchina insieme ad Ilaria, con la testa che girava vertiginosamente in un continuo flusso di pensieri appuntiti come i massi che sporgono dal letto di un fiume.

La battaglia che lo aspettava gli avrebbe probabilmente negato il domani. Era soltanto un ragazzo di paese, che non aveva nemmeno concluso le scuole superiori. Come poteva mai confrontarsi con uno scenario apocalittico e sovrastante del genere? Come poteva lui, ma non solo, l'intera razza umana, reggere il confronto con altre due civiltà, di gran lunga più progredite in ogni campo?

Il ragazzo osservò nuovamente l'ospedale, incamminandosi verso la rampa d'entrata del pronto soccorso.

Rimuginò sulle parole che l'amico spesso si ripeteva da quel fatidico giorno, su cosa sarebbe potuto accadere se l'umanità avesse scoperto la reale esistenza di altri esseri viventi, più intelligenti e all'avanguardia di loro. Cosa ne sarebbe stato della loro civiltà, una volta entrandovi in contatto? I modi di pensare e di vedere la vita stessa sarebbero stati mutati irreversibilmente e forse, vedendosi inferiori agli zubeliani e agli argonidiani, sia a livello tecnologico che genetico, avrebbero iniziato a serbare un rancore, un piccolo tumore maligno, segregato nei meandri dell'animo umano, destinato ad espandersi e a corromperlo, per poi consumarlo fino all'ultimo respiro.

L'uomo era arrogante, invidioso ed egoista, oltre ad avere almeno un altro migliaio di pregi e difetti. Quei tre, però, l'avrebbero fatta da padrone.

Alessandro tornò con i piedi per terra, raggiungendo la soglia dell'edificio. In quel momento, udì dei veloci passi dietro di sé, che lo fecero scattare improvvisamente, spinto da un impulso paranoico.

Si vide arrivare tre individui, una donna riccia di bassa statura, un uomo un po' più alto di lei, dallo sguardo più severo e, infine, un ragazzo di qualche anno più piccolo di Alessandro.

Quest'ultimo, scacciato il senso di terrore che lo affliggeva fino a quel momento, riconobbe immediatamente quei volti: era la famiglia di Ed.

Sentì contorcersi lo stomaco, col respiro esitante, mentre Dan, il fratello del suo amico, si fermò davanti a lui, poggiandogli le mani sulle spalle, quasi come se fosse un segno d'implorazione.

Poi, arrivò la fatidica domanda.

«Come sta?»

Al si limitò a fare un cenno di dissenso con la testa, almeno inizialmente. Tuttavia, quando comprese che Dan stava fraintendendo, decise di parlare «Non lo so. Temo però che sia come l'altra volta. So che ti ha raccontato...»

Il fratello, che impiegò diversi secondi per assimilare quell'affermazione, rimase con gli occhi e la bocca spalancata.

«Ma... come? E tu? Ma non doveva essere finita?» balbettò.

Sorcerers Against - EndlessWhere stories live. Discover now