Atto III - Capitolo 60 - Il Paradosso Senza Fine

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Trovarsi davanti un sosia, una copia di sé stessi, o meglio, una versione passata del proprio io, portava con sé una sensazione strana. Un brivido attraversava la pelle di Ed, ma non seppe decifrare se si stesse trattando di paura, curiosità o sorpresa.

Pensò addirittura che la persona di cui si dovrebbe aver più paura al mondo, in tutta la vita, non fosse altro che un proprio clone. Non sapeva cosa avrebbe fatto, oppure ne aveva timore perché se lo immaginava. Il solo pensiero che qualcuno gli potesse rubare l'identità o la vita stessa, come se ormai fosse rimasto molto per cui lottare, gli fece accapponare la pelle.

Senza contare che dovrebbe arrivare un altro me a svegliarlo, pensò, ricordando gli eventi passati. In fondo, lui aveva già vissuto quella scena.

Non credo, ragazzo, sibilò l'entità, dovremmo esser noi a svegliare noi stessi. Sei tu che l'hai fatto e lo stai per rifare, ma da questo punto di vista.

Ed rimase perplesso per qualche secondo, sentendosi sciocco per non averlo compreso prima. Poi sospirò, pensando alle parole che gli erano state dette e a quelle che avrebbe detto a sua volta. Scosse la testa, perché capì che non era qualcosa che stava per riaccadere. Si tratta di un evento successo in quel preciso istante, che ha percorso però due volte.

Guardò il Medaglione al petto. A differenza di quello indossato dalla sua versione ancora priva di coscienza, i Frammenti del Tempo e dello Spazio erano decisamente meno brillanti e colmi d'energia.

«Allora ci siamo» sospirò, raccogliendo la determinazione dentro di sé.

Si accovacciò davanti a sé stesso, contando i propri respiri e facendo un breve conto alla rovescia fino al momento decisivo, a quel giro di tornello che avrebbe dato il via ad una catena di eventi, nuova e vecchia allo stesso momento.

Appoggiò una mano sulla spalla e lo scosse, bisbigliando il suo nome.

«Sveglia, Ed.»

Ma non fece alcun cenno di ripresa.

Come diavolo faceva mamma a svegliarmi?, pensò poi, con l'accenno di un sorriso amaro che gli percorse la bocca.

Ripensò a tutte quelle alzatacce che gli aveva provocato in questi anni, dopotutto era quella donna la sua sveglia.

Diede allora dei buffetti fastidiosi sulla guancia, esortando a svegliare l'altro sé stesso.

Quest'ultimo mosse le palpebre e scosse la testa, borbottando.

«Ti prego, basta...»

«Forza, alzati!» inveì l'altro.

Il secondo Ed spalancò ancora gli occhi, sussultò e si guardò intorno, fino a notare qualcuno davanti a lui, che aveva il suo stesso volto.

Mosso dallo sconcerto e dal terrore, cacciò un grido di paura, per poi strisciare indietro fra le macerie. L'altro Ed fece altrettanto, ponendo le mani in avanti per dimostrarsi completamente inoffensivo.

"TU! TU?! CHI SEI?! CHI CAZZO SEI?! PARLA!"

«Calmati, calmati!» disse il secondo, annuendo e battendo le dita di una mano sul suo petto. «Sono io... cioè, sono te, è tutto okay.»

"Tu, me? Come può essere tutto okay?! CHE CAZZO SUCCEDE?!" sbottò ancora il primo, preso dallo shock.

Il secondo toccò allora il Medaglione al polso, mostrandolo alla sua controparte.

"Ma non è..." mormorò l'altro, che si fiondò con le mani alla ricerca del Manufatto appeso al collo, pensando che il suo sosia l'avesse appena rubato. Tuttavia, l'Oggetto c'era ancora.

Sorcerers Against - EndlessWhere stories live. Discover now