Atto III - Capitolo 50 - Errori di Calcolo

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Era certo di aver perso i sensi da un bel po' di tempo. Un respiro affannoso filtrò attraverso quella maschera dorata dai tratti geometrici e lineari e il Mascherato si rese conto di esser nuovamente sveglio, sdraiato in posizione supina su chissà quale superficie.

I suoi occhi non erano più in grado di poter analizzare l'ambiente circostante poiché la sua vista era stata rovinosamente danneggiata in un remoto e rancoroso passato, ma le tecnologie fornite da quella maschera, accostate all'ausilio della portentosa energia intrinseca di cui era in possesso, gli permettevano di captare ogni dettaglio, ogni forma, ogni colore ed ogni movimento dell'ambiente circostante. Così, stava indirettamente guardando la volta celeste, cosparsa di stelle e di quella scia più intensa di luce e polveri che descriveva Zubel.

Analizzò poi il resto che lo circondava, comprendendo di giacere lungo una strada devastata e deserta, fra i palazzi fatiscenti di quella città umana che aveva raggiunto insieme a Wary e che quest'ultima aveva iniziato a mettere a ferro e a fuoco, sancendo l'inizio della loro opera di vendetta, una distruzione però bruscamente interrotta da un evento imprevisto: l'arrivo di un argonidiano, il suo Sovrano, il portatore del Medaglione. Il Mascherato era certo che la ragazza avesse reciso ogni legame con la sua vita precedente, dedicandosi così soltanto a quella missione, a quel sentimento d'odio verso la civiltà che li aveva assaliti tempo addietro. Tempo che avrebbe dovuto completare il lavoro, seppellendo ciò che rimaneva delle sue radici. Qualcosa però era andato storto, oltre le sue aspettative. Aveva sfruttato l'oblio per viaggiare nel tessuto della realtà in ogni sua dimensione, aggirando lo stesso scorrere del tempo. Non avrebbe interagito con lo scorrere degli eventi fintanto che non avesse raggiunto il suo obiettivo. Non avrebbe ripetuto un errore commesso da altri, un imperdonabile peccato che aveva stravolto la Storia, la sua storia. Qualcun altro, però era riuscito ad ingannare il tempo e il ciclo della vita e sfortuna volle che conoscesse proprio la sua discepola. Non solo, ma che vi avesse un legame profondo, inossidabile e infrangibile nel tempo, al punto di vedersi immediatamente tradito, solleticando la sua collera assopita, risvegliando quel suo primordiale e distorto senso di giustizia, riacquisendo l'Antico Manufatto e perdendo il controllo, scatenando tutta la sua forza e la sua ira, punendo da solo quella civiltà peccaminosa.

Guardandosi la mano destra, però, comprese di aver commesso qualche errore di calcolo, di aver ecceduto nelle sue azioni. L'arto era ferito e lesionato, insensibile al tatto, ma con ancora saldo il Medaglione fra le dita, il quale sembrò essere stato incandescente fino a qualche minuto prima, poiché fumava ancora.

Ci volle qualche battito di ciglia di troppo, ad ogni modo, per notare un particolare terribile e raccapricciante: la parte centrale del Manufatto era concava, priva della sua gemma centrale, la vera fonte di potere, l'essenza stessa del Creato, dell'Universo esistente, o meglio, i tre Frammenti che ora la componevano e che suddividevano quella singolarità nei suoi vari e principali aspetti, Tempo, Spazio e...

Colto dallo sgomento, l'individuo volse la testa in tutte le altre direzioni possibili, fino a trovare, gettato a terra poco più distante da lui, un piccolo lingotto frastagliato color blu scuro.

NO! NO! QUESTO NO!, pensò furiosamente, mentre strisciava verso l'oggetto, per poi coglierlo con la mano ancora sana.

QUESTO NON SAREBBE DOVUTO SUCCEDERE.

Studiò il Frammento fra le mani, comprendendo che né risplendeva, né vi si percepiva quell'energia, il potere del Tempo in sé come dogma, di cui era dotato.

Non perse le speranze e fece un tentativo, incastonando il Primo dei Tre nel Medaglione, nella speranza che si ripristinasse. Quando lo riportò al suo posto, tuttavia, non avvenne letteralmente nulla, né un sibilo, né un bagliore. Niente di niente.

Sorcerers Against - EndlessWhere stories live. Discover now