L'Incubo

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Yuzu Hiraghi non era più uscita di casa, non da quando il Signore Oscuro era ritornato dall'oltretomba nel quale era stato rinchiuso. Aveva passato un'estate di lenta insofferenza, a chiedere concessioni che le venivano negate quasi con cattiveria, mentre suo padre le sbatteva in faccia, quasi con arroganza, le mille violenze subite dai babbani e dai maghi a loro troppo imparentati che le testate giornalistiche si limitavano solamente ad accennare, e solo legandole a motivazioni blande come il clima difficile o una encomiabile sfortuna.

Yuzu capiva. Capiva che non doveva correre rischi inutili, specie se doveva dar conto del lavoro che veniva svolto da suo padre e che, per molti, era considerato addirittura un disonore. Lo capiva, certamente, ma... l'insofferenza era lì, persisteva. Era come stare in una gabbia perenne, cercando in casa un motivo per rimanerci senza trovarlo, e comunque non avere davvero altra scelta.

D'altronde, Yuzu aveva davvero paura.

Nelle precedenti estati, le cose erano state oltremodo diverse. C'erano state le uscite con gli amici, gli incontri ad Hogsmeade a mangiare dolciumi di ogni tipo, i pigiama party a casa di Serena, di Rin o di Ruri, e le capatine nello studio del padre a scoprire qualche nuova diavoleria messa in giro dai non magici. Adesso invece dormiva perennemente da sola, e quando salutava il suo papà doveva constatemene temere di non vederlo tornare, il terrore che la sua furbizia non fosse sufficiente per tenerlo alla larga dai pericoli che gli altri andavano a dipanargli ad ogni passo.

Per la prima volta, Yuzu provò goduria nel realizzare la fine dell'estate. Sentiva gioia all'idea che solo una settimana la separava dal ritorno a scuola, dove nulla le avrebbe impedito di rivedere le persone che amava senza per questo correre pericoli o infrangere regole, non scritte ma categoriche.

E proprio una settimana prima del ritorno a scuola, suo padre ricevette diverse visite.

***

"Yuzu! Che bello rivederti!"

Ruri l'avvolse in un abbraccio spezza-ossa, a cui la ragazza rispose con uguale vigore. D'altronde, nessuna lettera ricca di parole di zucchero poteva davvero restituire la felicità di un incontro faccia a faccia. E Yuzu era davvero felice, in quel momento.

Lo erano anche gli altri suoi amici, tutti nel suo soggiorno: Serena, in testa a tutti, e poi Yuto, e anche Shun. Rin e Yugo approfittavano della generosità di suo padre per mangiucchiare biscotti allo zenzero da poco sfornati, e accanto a loro Crow Hogan li rimproverava su quanto sbagliato fosse mangiare alle undici del mattino, a poche ore dal pranzo vero e proprio. Jack Atlas, con una faccia da schiaffi, invece di dimostrare una maturità riflessa a quella del suo compare, si metteva a mangiare spaghetti cucinati con una strana tecnica orientale, avvicinandoli alla bocca con due bastoncini di legno.

"Bene, siamo tutti pronti?" chiese il signor Kurosaki, guardandosi attorno. Accanto a lui, i genitori di quella marmaglia scapestrata di studenti aspettava che nel salotto tornasse un tranquillo silenzio.

"Lo so che è parecchio improvviso" disse suo padre, con un sorriso mesto "Ma purtroppo dobbiamo fare di necessità virtù. Dopo parecchie discussioni con Silente, abbiamo deciso che tutta questa distanza non giova alla nostra causa. Ecco perché, da qui fino alla prossima settimana – cioè fino al vostro ritorno a Hogwarts – abbiamo deciso di restare tutti a Grimmauld Place. Immagino che qualcuno di voi la ricordi come la casa di Sirius Black"

"Ed è lì che si trova Yuya, giusto?" fu premura di Yuto chiedere – a sentirlo, Yuzu non seppe trattenere un sorriso dispettoso.

"Già. Ha trascorso lì praticamente tutta l'estate, e credo che sarà molto felice di rivedervi"

Lo erano anche loro, anche perché le lettere che si erano scambiati erano evidentemente pochissime, rispetto a quello che potevano dirsi di persona. Nelle lettere si cercava di essere gentili, ma era stato loro imposto anche di essere evasivi, evitando argomenti che avrebbero potuto agitare Yuya e coinvolgerlo in una guerra in cui non doveva mettere piede. Il perché egli non avrebbe dovuto farlo non era esattamente dei più chiari, ma visto quanto aveva rischiato in passato, nessuno aveva messo in discussione l'ordine dei loro genitori.

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