La dama del ballo - Counterpartshipping

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"Ma ci rendiamo conto?! Io la lascio con un forse e lei, al mio ritorno, se ne esce con un 'scusami, ma Shingo me l'ha chiesto con così tanta cortesia che non ho saputo dire di no'... ma scherziamo?!"

"Yuya..." provò il Corvonero, leggermente turbato.

"Nemmeno si sopportano, quei due! E che ne è stata della mia richiesta? Non venivo prima io, in caso di indecisione?"

"Yuya, ascolta..."

"Non è giusto che i miei amici mi pugnalino così alle spalle! E io cosa posso fare, adesso?"

"Yuya, se non vuoi essere bandito a vita dalla sala comune dei Corvonero, credo ti convenga abbassare i tuoi toni soavi"

Una tazza da tè appoggiata mollemente sulle labbra e la voce pacata di Yuto furono il solo palliativo in grado di calmare un certo Grifo inabile a star fermo, con le suole che avevano già segnato per decine di volte il perimetro di un tavolino discreto – e l'angolo prediletto da entrambi per proseguire nei loro studi.

Sebbene fosse un Grifondoro era ormai considerato di casa da quelle parti, visto il numero di volte in cui prendeva l'iniziativa di autoinvitarsi con naturalezza; nessuno gli badava più, quando lo vedevano rosso in viso per l'essersi ingegnato nell'indovinello che permetteva l'accesso al loro dormitorio, ma in quel preciso istante era opinione comune che, se non avesse finito di starnazzare, l'accio della sua scopa l'avrebbe dovuto usare nel pieno di una discesa disastrosa dalla loro finestra.

E, imbarazzato oltre ogni immaginazione, il ragazzo accettò il consiglio mite del suo amico e si risedette sulla piccola sedia che Yuto gli indicava, ringraziandolo mestamente col viso sfumato di una nuova gradazione di rosso. Un'espressione che costrinse Yuto a soffocare quell'adorabile decisamente fuori luogo.

"Comunque" disse, cercando di riacquistare il controllo dei suoi pensieri "Che Yuzu ti abbia detto di no o meno, ricordati comunque che le donne non sono oggetti, e tu non avevi certo diritti di prelazione su di lei"

"D'accordo" bisbigliò adirato quello, ancora incapace di rispondere con disinvoltura al tiro mancino ricevuto poco prima "Ma io sono uno dei partecipanti del torneo Tremaghi. La signora McGranitt ha detto che io, Reiji e gli altri dovremo aprire le danze del Ballo del Ceppo... se non avrò una compagna, con chi lo faccio questo ballo di apertura, con Nick quasi-senza-testa?"

La sola idea di uno Yuya abbracciato malamente ad una figura evanescente fu sufficiente a rendere il moro incapace di contenersi nella risata che aveva già minacciato le sue labbra al vederselo così furibondo. La si udì distintamente, rimbombando quasi nella stanza nuovamente silenziosa, e riuscì a fermarsi solo quando lo sguardo seccato del giovane pose fine alla sua ilarità.

"Sono felice che tu rida delle mie disgrazie, Yuto" gli disse quello, piccato "Visto che sei così entusiasta, perché non me la trovi tu, una soluzione?"

Lo farei volentieri gli avrebbe detto, lui, se solo le circostanze glielo avessero concesso. In verità, lui nemmeno ci pensava, a quel ballo, perché tolto dall'impiccio di invitare Ruri – che fosse un Serpeverde aveva poca importanza, finché quest'ultimo decideva di comportarsi come si deve – lui si vedeva quasi liberato dall'onta di dover imparare passi che, sebbene esperti nelle sue movenze, di certo chiedevano impegno e affiatamento con qualcuno che il moro non sarebbe mai riuscito ad avere. Vivevano, purtroppo, in un mondo dove le circostanze lo ancoravano ad un moralismo di altri tempi, e dove loro due, come coppia, non erano atti ad esistere. Era un evento che attirava tutto il romanticismo del castello ma che, per ironia della sorte, ammazzava crudelmente il suo. Qualcosa con cui stava venendo a patti, specie se la figura del granchio eremita gli permetteva di passare inosservato agli occhi di un gentil sesso decisamente pressante, visto che c'era in gioco tutto ciò che vigeva nelle loro fantasie fin dalla loro più tenera età.

Ma decisamente questo Yuya versione scapolo non aiutava.

"Perchè non inviti Fleur? Se non conosci il francese, non soffrirai molto quando ti dirà di no" gli disse allora, ghignando.

"Ma quanto sei spiritoso, tu?" come avesse fatto a non affatturarlo, visto il suo atteggiamento irritante, rimaneva certamente un mistero

"Dai, non prendertela... c'è anche da dire che ti può andare di lusso, e forse ti darà una risposta positiva. Non dirmi che hai paura di provarci"

"Non è questo..." gli disse l'altro, per la prima volta dall'inizio del discorso con toni abbastanza neutri "... semplicemente non mi va di invitarla. Non ho nulla contro di lei, solo non mi è simpatica"

"Mi pareva di aver compreso che il tuo guaio fosse... urgente"

Perché insisteva nel convincerlo a fare qualcosa che nemmeno lui voleva? Perché porsi ad un livello di sofferenza che nemmeno sapeva di poter sopportare?

"Comunque sia, non hai nulla da perdere. Non dico che ti dirà di sì per forza, ma... diciamo che non hai nulla che non vada. E, a dispetto dei nostri compagni, hai abbastanza intraprendenza da non balbettarle in faccia"

Voltò lo sguardo sul libro di Antiche Rune posto con noncuranza sul suo tavolo, mentre fingeva indifferenza alle fitte dolorose che il suo petto non sembrava stanco di lanciargli. Non era l'invito in se a segnarlo; riconosceva da se che era abbastanza puerile prendersela per un ballo che, nel profondo, non avrebbe segnato nulla in chi avrebbe mosso i suoi passi; era l'incapacità di stargli accanto, la concretezza degli ostacoli da superare, le difficoltà che non aveva mai presagito fino a quel momento a segnarlo fin nel profondo, marciando su tutto il dolore da lui provato e provabile. Non negava, poi, che l'immagine di una Fleur aggrappata al suo Yuya aveva il potere di mandarlo in bestia.

"Allora... ci provo..." sussurrò Yuya. Il Corvonero la notò, quella strana nota di delusione che si espanse nella sua voce vibrante, ma stranamente non seppe ricondurla ad alcun sentimento riconoscibile.

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