Alla radice di un malcelato complotto

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Rin sapeva ormai bene quanto si incatenasse nei limiti dell'impossibile il prevedere delle azioni di Yugo; lo conosceva fin dai primordi della sua esistenza, e già da quell'aurora di un suo io interiore entrambi avevano iniziato a tessere i loro ricordi in un delicato gioco di viticci incatenatisi tra loro, splendenti delle loro diverse tonalità. Nel condividere questi lunghi frangenti di tempo ella aveva imparato che, in qualunque schema lei provasse a classificarlo, la vitalità del giovane vi si rattrappiva fino a guastarsi in un falso che non concepiva il variare mutevole di lui. Alla lunga, nel suo cuore aveva scorto il divertimento dell'imprevedibile, la sgomento dell'inconcepibile, l'irrealtà dell'inammissibile; stargli vicino era un continuo ricordarsi di quanto fosse bello alzarsi la mattina e chiedersi cosa di nuovo avesse in serbo per lei il futuro, un piacere che traeva dallo stargli vicino come avevano sempre fatto e come, in cuor suo, sperava di poter fare.
Rise di gusto, lei, quando quel giorno se lo vide tutto concentrato nella lettura di un tomo dall'aria vissuta e dalle pagine sbiadite, le iridi zaffirine dimentiche del cielo per concentrarsi sull'inchiostro.
Che Yugo fosse uno dei peggiori studenti della scuola era una cosa ormai nota ben oltre la cerchia di persone sfortunate nell'averlo colto in una di quelle crisi isteriche nate dall'aver anche solo raffigurato se stesso chiuso e bloccato nello stesso posto e nella stessa posizione in un arco di tempo che sfiorasse i due minuti. Era vivace, era allegro, era esuberante; lo studio non si capacitava della sua ricerca spasmodica di azione, il rigetto verso ogni forma di clausura lo portava a disconoscere l'impegno e la flemma verso qualsivoglia lezione.
"Sai che i Tassorosso devono allenarsi per la partita della settimana prossima, vero?" chiese la ragazza, accostandosi allo strano giovane. L'attenzione di lui era talmente rapita dalla lettura da non intravedere nemmeno l'ombra di lei se non con parole che gli ricordassero cosa fosse reale e cosa invece pura illusione.
"Cosa c'entrano i giocatori di Quiddicht in tutto questo? Vuoi ancora farmi pesare il fatto che Crow non mi abbia ammesso in squadra?"
La disciplina era uno degli elementi base che i capitani ricercavano negli aspiranti giocatori della loro squadra, la chiave di una fiducia che Yugo non era stato in grado di dimostrare. Crow era un'ottima persona, gentile e disponibile verso chiunque dimostrasse un sincero bisogno d'aiuto, ma nei confronti della sua richiesta era stato irremovibile, anche dopo aver visto le discrete abilità che il ragazzo aveva messo in mostra solo per incoraggiare eventuali consensi rimasti purtroppo immaginari. Bruciava ancora quella che a conti fatti rimaneva una sconfitta, e sentire dalla sua migliore amica l'approcciarsi ad un argomento così spinoso dava al Tassorosso la sensazione che in lei vi fosse un qualche sentimento animoso pronto a riversarsi su di lui per blande colpe di cui non aveva sufficientemente fatto ammenda. O almeno, questa era la sua intuizione. Un'intuizione che si rivelò totalmente errata, e che non aveva ragione di sussistere vista la bontà di quella ragazza dalla pazienza mai troppo lodata.
"Non voglio fartelo pesare... ma credo che tu stia boicottando l'allenamento. Se leggerai con tutta questa dedizione, farai venir giù il peggior temporale che il mondo magico abbia mai conosciuto!"
Lo freddo sguardo di scherno che Yugo gli rivolse servì solo a riempire la sala semideserta del loro dormitorio di altre risate cristalline.
Aveva una bella risata, Rin, un suono che il giovane non era mai stanco di sentire. Ma il suo umore era tetro e uggioso come il tempo descritto dalle semplici parole della sua amica, e il refrigerio che ella gli offrì non servì ad altro se non ad abbacchiarlo ulteriormente.
"Yugo... c'è qualcosa che non va?"
In passato, un trascorso distante nelle ombre di un convento fin troppo piccolo per le anime perdute e lì abbandonate, il ricercare degli occhi ambrati di lei nel mondo non aveva avuto altro scopo se non quello di trovare risposte che spiegassero la solitudine alla quale era stata costretta da uomini sconsiderati ai quali non era ben chiaro il valore della vita. Le suore e coloro che osavano definirsi sue amiche, per il semplice condividere di spazi ristretti, lasciavano a quelle domande la disattenzione di crudeli risate, negazioni che partivano dalla confusione generata a quella domanda che risposta non poteva trovare. Era dolore, era sofferenza, era inquietudine della vita. L'unico che era stato capace di tirarla via da quel buio tunnel era stato proprio Yugo, e il vedere nel suo viso un espressione così diversa dall'ampio sorriso che l'aveva sempre contagiata ne rattristava l'animo di amari pensieri.
"Sai che puoi dirmi tutto" aggiunse poi, vedendo nel ragazzo l'esitazione a rispondere "Non temere che io ti giudichi, sai che non lo farei mai"
"Nemmeno se ti dicessi che voglio difendere Yuri?"
Il rapporto che intercorreva tra la ragazza e il Serpeverde non era segnato dal più roseo dei sentimenti, ma questo solo per colpa di equivoci, fraintendimenti e pregiudizi che il tempo non aveva avuto la clemenza di appianare.
Se vi era qualcuno che Rin non sopportava, era consuetudine che Yugo rispecchiasse quei sentimenti covando peggiori veleni di rancoroso pensiero, erigendo intorno a lei un muro capace di rispedire al mittente qualunque attacco destinato a ferire colei a cui più teneva. Per questo appariva folle, o senza alcun dubbio inaspettato, questo cambio di bandiera di cui nessuno avrebbe mai potuto prevedere nulla.
"Ti riferisci alla storia dell'erede di Salazar Serpeverde?"
Si era precipitati nell'inferno solo con l'immaginazione a realizzare i demoni laddove gli indici continuamente indicavano la fonte delle loro sofferenze. Il ricercare di un vero colpevole nel mare di paura scaturito dalla pietrificazione, di Selena prima e di Justin poi, non aveva avuto la forma di una normale inchiesta, il domandarsi puro e semplice che giustificasse una violenza così fuori luogo e tragica; la caccia alle streghe era stata riaperta, e ogni passo falso era uno sbandierare a gran voce una colpevolezza che in realtà andava ricercata altrove.
Yuri si collocava in questo contesto con il solito disinteresse che ne ammantava le iridi ametiste di sarcastico disprezzo. Per uno come lui, incapace di vedere il pericolo anche nel momento in cui esso è alle sue spalle, voglioso della sua anima e avvolto intorno a lui in una morsa stringente, la minaccia rappresentata da un qualcosa che non aveva ancora una forma definita non era altro che l'insolito berciare a cui lui era costretto a prestare orecchio in un mondo dove le voci non possono essere cancellate – nemmeno magicamente – senza un ottimo pretesto che ne garantisse il silenzio.
Yuri non poteva certo immaginarlo, in quel momento, che l'ombra senza nome e senza volta avrebbe preso la sua identità.
"Se lui fosse davvero il mostro che tutti dicono..." stava dicendo Yugo, la mente ancora proiettata verso il passato ammantato di recente "Perché mai avrebbe dovuto salvarmi? Ne ha avute di occasioni per uccidermi, e se davvero vogliamo metterla sul piano degli idioti che l'hanno accusato, basterebbe dire che io sono un nato babbano per scagionarlo definitivamente"
Non era nella natura di Yugo lasciare ad una sconfitta il tempo di bruciare. L'epidermide non aveva ancora terminato di cicatrizzare le ferite riportate quando una seconda richiesta di sfida era stata lanciata, senza una valida ragione a giustificare quello che per il Serpeverde era solo una perdita di tempo.
Duello dopo duello, tra i due era nato qualcosa. Non amicizia, il loro scontrarsi era ancora un concentrato di rabbia e scherno che, miscelati insieme, dava ancora esito incerto e sfide volgari... ma il rispetto era oramai qualcosa che entrambi concedevano all'altro a grandi riprese, la consapevolezza del valore dell'altro scolpita in ricordi che avevano ormai assorbito i loro pensieri nel programmare un futuro prossimo non molto dissimile al vicino passato.
Era per questo che in molti non avevano lasciato nemmeno il tempo al caso, quando per lo sciocco Allock si era presentata l'occasione di scegliere due volontari per la sua dimostrazione di duello. La mano di Yugo si era sollevata dinnanzi a tutti, immerso tra risate e un mare di 'Che ti dicevo?' sussurrati a mezz'aria.
Erano solo loro due, come sempre. Yugo e Yuri. Le bacchette in mano, il desiderio di battere l'altro evidente nella determinazione che traspariva dai loro giovani volti.
Ma poi era accaduto l'impensabile.
"Si sa ancora chi ha trasformato il tuo rospo in un serpente?" chiese ancora Rin, nella sua voce una mestizia che non dava voce ad alcuna accusa.
Un rospo. Poteva sembrare un'idea banale, ma era stato divertente scoprire, da altri compagni del Serpeverde - ragazzi che ormai si erano abituati a vederlo capeggiare di fronte al loro muro con l'ennesima sfida a fior di labbra pronta ad essere pronunciata - il viscerale odio che Yuri nutriva nei confronti di quegli esseri viscidi e gracidanti. Metterlo lì, al centro del palco preparato per loro, serviva solo ad abbassare le difese dell'avversario, una mossa scaltra per riuscire finalmente a trovare un cedimento in quella difesa sempre apparentemente impossibile da abbattere.
Ma poi il rospo aveva iniziato a deformarsi. Le rotondità del suo corpo avevano preso il posto della flessuosità del serpente, e un velenoso cobra aveva spalancato le fauci pronto a dichiarare la sua ferma intenzione di incutere timore.
Era Yugo il suo obiettivo, la vicinanza verso di lui lo aveva reso un facile bersaglio. La paura unita alla sorpresa avevano inibito ogni sua capacità di reazione, e il veleno scintillante nelle fauci del rettile aveva paralizzato quei pensieri desiderosi di una sua fuga istantanea. Le iridi zaffirine erano solo indirizzate verso la bestia appena giunta, il suo cuore palpitava nell'ansia che lo separava dal morso imminente...
"Di certo non è colpa di Yuri quello che è successo. Se non avesse usato il serpe-qualcosa, a quest'ora sarei già bello che morto"
Lo risentiva ancora, quel sibilo penetrante, la testa sottile ora diretta verso colui che aveva avuto l'ardire di placare i suoi intenti omicidi. La folla retrostante era stata un incedere di insulti e nella sua ignoranza Yugo non riusciva a comprendere come mai i suoi compagni disprezzassero in maniera così plateale colui a cui egli doveva la sua vita. Con il suo gesto, Yuri aveva ufficialmente dato adito ai sospetti che successivamente si sarebbero tramutati in ingiurie ed oltraggi.
"Il Serpentese" aggiunse Rin, mettendo in rilievo il termine che Yugo non riusciva a memorizzare "è senza alcun dubbio qualcosa che si potrebbe ereditare da Salazar Serpeverde... ma mi sembra sciocco accusarlo a priori, oltre ogni ragionevole dubbio, solo per questo. Un conto è pietrificare la povera Serena, un altro è quello di salvarti la vita. Sono gesti totalmente diversi, non possono essere stati fatti dalla stessa persona"
Era stato facile credere nella colpevolezza di Yuri. La sua misantropia, unita al deridente disprezzo che lui non amava nascondere, sembravano i tratti ideali del nemico che si voleva ricercare. Il temerlo andava di pari passo con il tacciarlo di assassinio, e le numerose lettere arrivate a Silente avevano come oggetto il desiderio – dichiarato unanime da una massa di sciocchi troppo impauriti per ragionare lucidamente – di veder via quell'essere immondo al fine di evitare una fuga di massa che ne screditasse la sua scuola.
"Rin" sussurrò Yugo, la commozione e la sorpresa espressi in una voce incapace di esprimersi appieno "Vuol dire che tu... che tu mi credi?"
"Che domande!" disse ella, staccandosi dal bracciolo per posarsi dinnanzi a lui "Lo credevo anche prima di ascoltare la tua storia, cosa credi?"
"Io..." non riuscì a continuare, ogni parola sembrava sempre troppo sciocca per meritare fiato ed espressione.
"Ad ogni modo... Non credo che in quel libro possa esserci la soluzione che cerchi. Dobbiamo trovare il vero erede di Serpeverde, perché non servirà a nulla scoprire dov'è la stanza se non sappiamo chi può aprirla"
"Cosa hai in mente?"
La giovane Rin mise in campo un sorriso complice, l'ambizione della verità a rifulgere nelle iridi ambrate
"Dobbiamo trovare il vero erede. È qui, al castello... ma non è Yuri. E se qualche Serpeverde lo stesse usando per coprire le sue azioni?"


Era da tempo che provavo il desiderio di scrivere una storia convergente su Rin. Nel primo libro l'avevo solo vagamente accennata, e nel secondo mi ero ripromessa di rimediare a questa mia mancanza. E da questo desiderio è uscito fuori questo capitolo... strano? Misterioso? Non so nemmeno io come definirlo.... e sono l'autrice XD
Lo so cosa vi state chiedendo: ma nella storia originale non era Harry il sospettato Erede? Non dovrebbe quindi essere, a ragion di logica, Yuya ad incarnare il capro espiatorio per le colpe di chissà chi (perché, tesori miei, posso certamente dirvi che non esiste alcuna Ginny pronta a scrivere chilometri d'inchiostro su un diario senziente)? Vero, la logica lo imporrebbe, ma poiché io sono tutto fuorchè quello, non ci si può aspettare qualcosa che mi metta nei panni di una persona intelligente, no? E quindi il colpo di scena, lo spodestamento di Yuya a favore di un menefreghista che tutto vorrebbe tranne condividere il suo tempo con teste di broccolo che ne consumano i pensieri.
Con i titoli io sono proprio negata, posso starci anche un giorno a rifletterci su senza venire a capo di alcun risultato. Ma sicuramente avrete notato che manga la ship a cui fa riferimento... beh, non è un caso. Chiamarla pawn mi sembrava totalmente illogica, dato che qui si parla solo di amicizia, e Yuri non fa nemmeno una piccola comparsa... e devo anche aggiungere che mi è decisamente piaciuta l'idea di creare qualcosa con Yugo e Rin. Spero di non prenderci troppo la mano, altrimenti i miei piani saranno costretti a cambiare irrimediabilmente... solo il tempo ce lo dirà :3

A presto!

Harry Potter Au Collection Arc V EditionWhere stories live. Discover now