HALLOWEEN - RICORDI IN BOTTIGLIA - parte 1

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Halloween non aveva nulla da invidiare alle altre festività, non ad Hogwarts almeno, e i preparativi che venivano messi in atto dalla scuola ogni anno erano tanto sontuosi quanto inquietanti, coinvolgendo con la loro atmosfera tanto i vivi quanto i fantasmi del castello – o quasi.

Non tutti avevano avuto la possibilità di immergersi in quel vortice di ludibrio che così sapientemente si stava costruendo, non in quel momento, così come non tutti sentivano dentro di sé il desiderio di volersi dare alla pazza gioia. Quell'anno, costellato di verità malcelate e di rivelazioni sepolte, annebbiava con un sottile strato di malinconia la maggior parte dei cuori delle persone, e per queste suddette persone il 31 ottobre divenne un giorno come un altro, un momento della vita da trascorrere senza infamia e senza lode.

Fu per questo, forse, che Yuya quasi saltò in aria quando scoprì, ai piedi del suo letto, quello che aveva tutta l'aria di essere un regalo. Un regalo nel vero senso del termine, perché si parlava di uno scatolone di grandi dimensioni avvolto con della carta da pacchi riciclata tenuta insieme con dello scotch magico di dubbia qualità. Non c'erano biglietti ad accompagnarlo, non un nome, non qualcosa che avrebbe potuto portare Yuya a fidarsi di ciò che poteva benissimo rivelarsi una minaccia – e non era certamente mancante di nemici che lo volevano morto, o di persone che ormai lo disprezzavano per le parole pronunciate sul ritorno del signore oscuro. I Grifondoro sapevano essere dispettosi, d'altronde, e che quello scatolone potesse esplodergli in faccia o fargli diventare la pelle ruvida e grassa come quella di un rospo era altamente probabile... ma Yuya Sakaki era, oltre che un ragazzo coraggioso, anche terribilmente curioso; grazie a quell'infausta estate fatta di intimazioni a non sentire e a non vedere, Yuya ormai non sopportava l'idea di non sapere. Si disse quindi che il pacco, molto probabilmente, non sarebbe stato letale, e che quasi tutte le ferite non letali poteva curargliele Madama Chips.

Doveva sapere.

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Il regalo si rivelò certamente innocuo, ma anche stranamente incomprensibile. All'interno, infatti, Yuya aveva trovato un enorme bacinella che all'inizio non gli era riuscito di capire cosa fosse o a cosa servisse, prima di ricordare che quell'oggetto di pietra pieno di rune incise altro non era se non un pensatoio – e non uno qualunque. Perché quello era proprio il pensatoio che aveva trovato a casa di suo zio in una delle sue tante spedizioni tra le stanze, di preciso quello che gli era caduto sull'alluce facendolo strillare come un corvo sul punto di essere decapitato da una mannaia. Tanto per comprenderci, era proprio l'incidente ad avergli aperto le porte ad una nuova scoperta – l'idea che i maghi potessero isolare i propri ricordi per rivederli tranquillamente con quel coso strano – e Yuya avrebbe potuto stragiurare sulla crosta nera che ancora doveva fasciare sul piede che quello era proprio il pensatoio, quello dei Black, quello che Kreatcher, a quanto ricordava, aveva poi riposto (dopo l'incidente) su uno scaffale polveroso sussurrando parole al vetriolo su quanto fosse disgustoso in quanto mezzosangue.

E l'aver capito cosa fosse era certamente un passo in avanti. L'aver anche ritrovato nella scatola una boccetta dove, in una silenziosa danza, delicati filamenti azzurri e argentei si agitavano elegantemente, chiariva anche il suo scopo, ma... rimaneva un dubbio.

Perché?

Quello non era un regalo di zio Sirius, avrebbe potuto metterci la mano sul fuoco. Lo zio amava regalargli scope fiammanti, dolciumi di Mielanda e tante chincaglierie del mondo babbano che lui amava particolarmente. Foto, anche, ma certamente non ricordi imbottigliati.

Era anche abbastanza sicuro che quello non fosse nemmeno un regalo di sua madre – anche solo perché lei i pacchi li sapeva incartare bene. Un simile pasticcio di scotch non glielo avrebbe fatto trovare nemmeno come dispetto, tenendo in conto anche solo i suoi principi estetici, se non il rispetto che aveva per lui.

E allora chi, per diamine?

Yuya si convinse che, per scoprirlo, avrebbe dovuto vedere il ricordo in questione.

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Era l'aula di Storia della Magia, dove un Professor Rüf particolarmente noioso stava spiegando un chissà cosa che il ricordo non era ben riuscito a fissare – e la voce del fantasma, infatti, risuonava come una lontana cantilena priva di parole distinguibili. Gli studenti lì presenti, chi più chi meno addormentati, erano intenti in qualsiasi cosa che non fosse il prestare attenzione o il prendere appunti e, osservando una scena così noiosa, Yuya si chiese chi diavolo avesse avuto dei gusti così pessimi da isolare una lezione del genere. Inoltre, e questo non fece altro che acuire la sua confusione, dei presenti non riconosceva nessuno, né aveva la più pallida idea di chi potessero essere.

Mentre continuava a guardarsi intorno, senti la voce di Rüf diventare improvvisamente limpida, seppur rauca, mentre diceva "Fu così che, in via del tutto definitiva, il mondo magico decise che non ci sarebbero stati più contatti con il mondo dei babbani, se non quelli strettamente necessari. Si determinò, infatti-"

Qualcuno rise. Una risata volutamente rumorosa, abbastanza forte da soffocare quella del professore. Yuya, curioso  di capire chi mai avesse avuto quel coraggio, incontrò lo sguardo di un anonimo Serpeverde.

"In altre parole, dobbiamo nasconderci dai babbani solo perché si farebbero uccidere per sbaglio da noi maghi" disse, sarcastico "o perché si ucciderebbero tra di loro, convinti di averci presi. Sono solo io a pensare che siano ridicoli? Tu cosa ne pensi... Zarc?"

Yuya quasi si sentì venir meno quando sentì pronunciare quel nome. Allarmato, spaventato, si girò dappertutto alla ricerca dell'uomo che così profondamente aveva cambiato la sua vita (in peggio) e, infine, trovò seduto in fondo all'aula un ragazzo di circa sedici anni che non ebbe alcuna fatica a identificare come il futuro Signore Oscuro.

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