Quarto Epilogo - Zio e Nipote

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Yuya Sakaki era vivo. Difficile convincersene, quando il mondo non sembrava fare nulla per ricordarlo al diretto interessato, ma Yuya sentiva di essere vivo e si aggrappava con disperazione al velo di nebbia che lo avvolgeva con fastidiosa insistenza, separandolo dal resto delle persone a lui care.

Erano lì, lui poteva sentirli. Non sapeva cosa gli dava questa assoluta certezza, ma avvertiva lontano da lui voci concitate e confuse, parole pronunciate con rabbia e con preoccupazione, parole d'amore e di tenerezza che forse erano rivolte a lui. E Yuya tergiversava, in quel mare di nebbia, perché avrebbe dato metà della sua vita pur di scoprire cosa fosse successo, cosa c'era ad aspettarlo dall'altra parte, ma quando tentava strenuamente di vincere il torpore che lo isolava da tutto e tutti scopriva solo altro bianco nulla, altri vuoti che non sapeva in alcun modo vincere. Le sue forze le spendeva inutilmente solo per continuare a viaggiare in tondo nei meandri di qualcosa che era eccessivamente vicino all'onirico e troppo lontano dal mondo dei vivi.

E quei veli dove Yuya abitava erano spaventosi. Erano infidi e insidiosi, nel coglierlo quando lui era stanco o semplicemente distratto, e ogni tanto accadeva che cadesse di peso nel mondo del vero Morfeo, con incubi che non erano altro se non la rivisitazione della morte da cui era sfuggito, o da cui era convinto di essere fuggito, solo poche ore prime. O erano giorni? Avrebbero potuto essere anche anni, ma lui era bloccato nel nulla, e la cognizione del tempo ormai era totalmente annullata.

Quando sognava succedeva il peggio. Dimenticava di essere vivo e si ricordava quello che aveva provato nel morire, quando l'acqua gli era entrata di prepotenza nei polmoni e aveva minacciato di uccidere tutti i suoi ultimi respiri. Ricordava l'acqua sporca, l'eco di lontane campane, l'ombra di Minus sulla superficie dello specchio d'acqua mentre gettava qualcosa di scuro da un'ampolla piccolissima. E ricordava il dolore, mille spilli roventi che bruciavano il corpo quando in realtà l'acqua era gelida e avrebbe solo dovuto sentire il freddo. Dov'era il mondo, allora, e dov'era l'aria? Non lo sapeva, sapeva solo di urlare, in quegli incubi, e nell'urlare sentiva l'acqua che lo trascinava con ancor più violenza verso la falce di Madama Morte.

Lui moriva, in quei sogni, ma trovava poi la risposta alla sua domanda più fondamentale – quello in cui ancora essere vivi era un dubbio di cui avere risposta. Sentiva diverse mani su di lui, sentiva della frescura sulla fronte e del calore sulle mani, dita che stringevano le sue e che infondevano speranza. C'erano anche le voci, e sebbene non avessero parole o fonemi da riconoscere lui sentiva amore e tenerezza, e con quei sentimenti tornava a navigare nei banchi di nebbia divenuti la sua triste e detestata casa.

Cosa squarciò quel bianco lui non lo seppe mai. Forse la risposta più semplice era da ricercare nelle ritrovate forze che il quasi annegamento gli aveva tolto, ma Yuya era troppo felice di aver riaperto gli occhi per appellarsi davvero alla logica – e lui logico non era, quindi non aveva importanza. L'unico dubbio veniva dal fatto che quella stanza non era sua, che il mobilio antico non ricordava nemmeno vagamente la sua villetta nella periferia di Londra, ma quando alla porta trovò il sorriso smagliante di Sirius Black, allora seppe con certezza che non era in un posto nemico e che tutti i guai erano ormai scongiurati.

"Finalmente, nipotino mio" disse l'uomo, con un sorriso che illuminava il volto sciupato dalla prigionia "Temevamo il peggio"

"Anch'io" disse lui, mentre le labbra dipingevano una smorfia rassegnata e ironica "Questa volta l'ho combinata grossa, non è vero?"

Glielo avevano detto di stare attento. Persino Piton lo aveva fatto, aggiungendo di non correre rischi inutili, di non fidarsi di nessuno. Sapeva che, se il nemico voleva farlo partecipare a quella competizione, lui non avrebbe dovuto prestarvi impegno, tanto meno testardaggine – e invece lui cosa andava a fare? Andava a prendere direttamente la coppa, e per giunta con Reiji...

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