La seconda prova

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Se il lago non fosse stato tanto profondo, le acque gelide e buie senza alcuna luce a rischiarare quel fondale, le maridi avrebbero visto nitidamente come il volto di Yuya fosse diventato inesorabilmente rosso. Anzi, il colore del volto congestionato sarebbe apparso tanto incandescente che avrebbero individuato tracce di un ombroso viola tra le guance prossime alla loro autocombustione.

Tutto perché Yuya aveva visto Yuto, il suo Yuto, legato malamente ad una corda e in uno stato di totale incoscienza.


"Ci credi che mi ha dato l'algabranchia senza punirmi? O maledirmi? O uccidermi?"

"Yuya, stiamo parlando di Severus Piton, non di un Mangiamorte"

"... e quale sarebbe la differenza tra i due?"

Il Corvonero era scoppiato a ridere, con lui il Grifondoro, ed entrambi avevano percorso la strada per andare in Sala Grande con quell'ilarità che bruciava i polmoni senza concedere respiri o requie. Yuto non si era mai fermato a pensarlo, ma era incredibile come l'amico riuscisse sempre a dire quella cosa buffa o ridicola in grado di allontanarlo lentamente dall'algido silenzio che prima caratterizzava sempre il suo personaggio.

Non lo avrebbe mai ammesso – ci pensava già Shun a mettere in chiaro tutto ciò, e nel modo più imbarazzante possibile – ma era qualcosa che trovava piacevole, quasi galvanizzante. Era come se Yuya fosse divenuto, col tempo, la medicina che aveva lentamente curato un dolore dalle radici profonde, nato quando aveva perso i suoi genitori.

Quell'anno era divenuto prezioso anche per il tempo che trascorrevano insieme, d'altronde; l'amicizia con Yuzu si era ricompattata da tempo, quella con Shingo era ritornata quasi come prima, ma nell'arco in cui loro si erano persi per litigi severi e dallo spiacevole ricordo, Yuto aveva fatto un passo avanti, uno ulteriore per essere sempre più vicino a colui che desiderava davvero e una presenza costante quando l'uno aveva bisogno dell'altro.

Dapprima erano stati i compiti da svolgere assieme, poi l'inizio non promettente del torneo Tremaghi, poi il ballo del ceppo. Tante cose che si erano lentamente sommate, che si erano fuse coll'impegno già profuso negli anni precedenti, e come risultato aveva ottenuto che adesso era lui che cercava, Yuya, se aveva bisogno di qualcosa, e Yuya quello che accorreva per primo quando quello in difficoltà era lui.

E Yuto non poteva saperlo, ma l'ultimo caso descriveva esattamente quello che si stava consumando sotto gli occhi scrutatori delle maridi.

Yuya all'inizio non aveva nemmeno compreso come poteva chiamarsi possibile una cosa simile, si era seriamente convinto che almeno agli occhi di Silente – magari di Hogwarts tutta – il suo affetto sincero per Yuto fosse passato quanto meno sottopiano. E invece quel mago vecchio di un secolo la sapeva davvero lunga, se invece dei suoi migliori amici, se invece di qualcun altro – che ne sapeva, magari sua madre – aveva scelto proprio lui. E in quel momento non seppe descriverlo, il ragazzo, con un aggettivo che fosse diverso dalla parola crudele.

Fu la stasi di quel singolo pensiero a fregarlo nelle tempistiche, perché di volata vide Reiji, il volto celato da una bolla fosforescente, che si precipitava con apprensione verso il fratellino incosciente – un occhiolino e un buona fortuna fu tutto ciò che gli regalò prima di ricercare la superficie e l'agognata aria.

Pochi decimi di secondo dopo e fu su di lui anche Krum, il muso tramutato in uno squalo aggressivo e i denti impegnati a liberare una ragazza del suo stesso dormitorio.

"Col cavolo che mi faccio battere!"

Ed era corso verso Yuto, la bacchetta pronta a fare esattamente quello che avevano fatto i suoi avversari – lo avrebbe liberato, lo avrebbe salvato, sarebbe diventato il suo eroe.

Harry Potter Au Collection Arc V EditionWhere stories live. Discover now