Secondo Epilogo - Il figlio ribelle

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Shingo Sawatari aveva sempre avuto innumerevoli dimostrazioni del disinteresse profondo che i suoi genitori gli rivolgevano, un disinteresse che sfociava sovente in forme di assoluto menefreghismo e di intolleranza plateale. Quando era ancora un bambino, e nella sua ingenuità si convinceva che sua madre e suo padre lo amassero senza riserve, la solitudine provata e provocata dalla loro continua assenza era puntualmente nascosta dai morbidi cuscini del suo letto a baldacchino, in cui riversava tutte quelle lacrime galeotte che sfuggivano fin troppo spesso dai suoi occhi tristi. Non un gemito, non un lamento si era mai riversato su quegli adulti dall'affettività più gelida del ghiaccio artico, e il riempirlo di giochi - fino al momento in cui non aveva finalmente affrontato la verità - era servito per convincerlo che, alla fin dei conti, loro gli volevano davvero bene.Ma ormai quel tempo era passato, e con il tempo anche il dolore di essere considerato poco più che un portatore di geni atto a non disperdere l'eredità di famiglia alla morte dell'attuale capostipite. O meglio, aveva compreso di poterlo accettare nel momento in cui aveva conosciuto persone che erano state in grado di apprezzare lui, Shingo Sawatari, ignorando completamente tutto il burrascoso passato e i fastidiosi parenti che aveva alle spalle. Persone che poteva, con orgoglio, chiamare amici, e che lo avevano salvato dal terribile demone della solitudine offrendo a lui, schivo per natura nei confronti degli estranei, quella mano che più volte - senza saperlo - aveva desiderato veder rivolta verso di lui.
Era questo il motivo per cui non poteva accettare quello che era successo e quello che stava succedendo.
Intercettare Yuya nella sua avanzata verso la camera dei segreti era stato facile: era bastato attenderlo vicino al bagno di Mirtilla Malcontenta, appoggiato allo stipite della porta con sul viso la miglior versione del suo sorriso da saccente. Convincere la comitiva a lasciarsi seguire da lui non aveva richiesto nemmeno lo sforzo della parola, era bastato annuire nella loro direzione per prendere un permesso che comunque aveva tutte le intenzioni di ottenere.
La prevedibilità delle loro intenzioni era stata garantita dal conoscerli bene, e anche dalle sue spiccate abilità a spiare chiunque avesse da dire qualcosa a lui interessante. Ascoltare la conversazione dei professori, con i patetici balbettii di Allock - il quale tentava disperatamente di lanciare via la patata bollente lanciatagli da tutti gli altri insegnanti -aveva già messo in moto l'inizio delle sue congetture, e vedere il suo amico Yuya dirigersi alla chetichella nell'ufficio dell'insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure era stata solo la conferma delle ipotesi nate dalle geniali doti investigative possedute dalla sua mente.
Comprendeva perfettamente la disperazione che Yuya provava in quel momento, una disperazione che lo spingeva addirittura verso colui che gli aveva confermato con crudeltà la sua totale avversione nei confronti di una materia che già l'anno scorso aveva imparato ad odiare. Era la stessa che agitava il suo cuore, e che era stata in grado di fermarlo nel momento in cui aveva compreso che "lo scheletro" che avrebbe dovuto giacere per sempre nella mitica stanza dei segreti di Salazar Serpeverde era proprio quello della sua amica Yuzu. Forse lo aveva capito solo in quel momento, forse aveva aperto gli occhi già da diverso tempo, ma per quella ragazza dalle iridi azzurre, che per tutto quel tempo si era divertito a chiamare babbanofila, non vi era più nulla dell'astio che un tempo covava per lei. Cancellato, chissà come, chissà quando, chissà dove, relegato in un angolo della sua mente a rimembrare quei primi giorni di scuola che adesso, ai suoi occhi, apparivano terribilmente lontani.

La volontà di aiutarla era nata in lui nello stesso istante in cui i professori avevano lasciato andare quell'imbecille di insegnante; nel cuore di Shingo la speranza che, almeno per una volta, la sua magia potesse fare la differenza.

Il desiderio di salvarla era nato in lui nel momento in cui l'aveva vista lì, al centro della stanza, con lo sguardo vacuo e spento, in piedi come una statua di sale. Per terra, abbandonato con noncuranza, il prezioso quaderno che per tutto quel tempo l'aveva accompagnata come una sorta di amico e confidente.

Harry Potter Au Collection Arc V EditionWhere stories live. Discover now