Prologo (Parte 1) - Le Lettere

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Sebbene "La gazzetta del Profeta" e molti altri giornali dicessero altrimenti, Shingo Sawatari era perfettamente consapevole che il Signore Oscuro era finalmente risorto dopo un sonno durato quasi quindici anni. Lo sapeva e provava un enorme fastidio nel vedere le persone intorno a lui contestarlo, quasi ficcando la testa sotto la sabbia, come se negandolo semplicemente il problema svanisse. Aveva anche in odio coloro che definivano Silente un pazzo, per il suo affermare cose che non stavano né in cielo né in terra, e la prigione sarebbe stata una bella punizione per quelli che trascinavano nel fango il nome di Yuya solo perché coinvolto nei fatti.

Sì, sapeva che Yuya era stato messo sotto una cupola di vetro, dopo i fatti accaduti alla coppa, ma questo non era bastato a difenderlo dalle malelingue e dai malpensanti – dalle teste bacate, avrebbe detto lui per rinchiuderle in un unico girone. Dell'inferno.

E quindi quell'estate era iniziata nel peggiore dei modi, con la spirale della demenza a fare capolino principalmente dalle pagine del giornale e di poi anche nelle trasmissioni radio che lanciavano non di rado frecciatine velenose nei confronti dei principali protagonisti di quella faccenda. Per l'intero mondo magico, chiunque provasse anche solo a domandarsi se la resurrezione fosse autentica era meritevole della gogna mediatica.

E quella, purtroppo per Shingo, era solo la punta dell'icerberg.

La sua situazione familiare era ormai diventata invivibile; non ci faceva una gran bella figura ad ammetterlo, ma la principale causa era dovuta al fatto che la sua anima ormai non sapeva provare più alcun sentimento che non fosse la paura: per se stesso, come il peggiore dei vigliacchi. Ma cosa fare quando sai che il signore oscuro è davvero risorto e che tuo padre è un suo affiliato? Quando sai che tuo padre non ha fatto nulla per aiutarlo ma sicuramente cercherà di mettersi in contatto con lui, per riavere il suo posto tra i mangiamorti?

Shingo aveva persino smesso di mangiare. Non dormiva per paura degli incubi.

Il suo peggior timore, ancor più dell'avere una simile genia in casa sua – o una simile genia che poteva invitare nel salotto dove lui trascorreva le sue giornate pazzi della sua stessa specie – era quello di venirne coinvolto. Non volontariamente, perché Shingo avrebbe preferito impiccarsi piuttosto che macchiarsi di un simile crimine, però non era detto che non riuscissero a costringerlo in qualche modo, a trovare una scappatoia per intrappolarlo in doveri con cui non voleva avere nulla a che fare. E trascorrevano i giorni, con quest'angoscia, e la sera era anche peggiore perché arrivava e poteva concretizzare i suoi incubi.

Quasi richiamate da questo clima spettrale, arrivarono un giorno due lettere. Le portavano due gufi diversi, a dimostrazione che provenivano da due diversi destinatari, e solo quando le vide arrivare Shingo comprese che c'era un ulteriore stranezza in quel mondo fatto di paura.

Lui non stava più ricevendo lettere.

Non da Yuya, ma non era sorpreso perché era passato troppo poco tempo dalla terribile esperienza sulle rive della senna. Non da Yuzu, ma nemmeno lì c'era da stupirsi perché ormai i loro rapporti erano solo di circostanza e descrivevano una blanda amicizia. Solo però che c'era anche Serena, Shun, Kaito, Jack Atlas... che diamine, persino Yuto. Eppure nessuno di loro si era fatto sentire.

E quelle non erano le loro lettere, perché quelli non erano i loro gufi.

Sospettano di me, si disse terrorizzato, credono davvero che io sia uno di loro.

Con mani tremanti, andò ad aprire la lettera che gli stava più vicino. La busta non era firmata, ma dentro c'era un foglio con su scritto poche lettere e, con sorpresa, vide che il destinatario era Dennis MacField.

Quando mai ci ho parlato, con MacField?

Ma Macfield non solo gli scriveva, gli dava un ammonimento. Un ammonimento scritto a caratteri cubitali, e con solo un imperativo: SCAPPA.

Deglutì, sentendo tutti i motivi per cui aver paura tornare a galla e risucchiare il suo cuore come in un vortice. Lo stomaco fece strane capriole e tutta la sua anima desiderò esaudire quel comando, salendo magari sulle ali del pennuto e andandosene chissà dove, in qualsiasi posto. In qualsiasi mondo.

Lasciò la lettera solo perché le sue dita tremavano troppo per stringere a se quel pezzo di carta. Provò a farsi forza per calmarsi, ma ormai era troppo tardi: sentì l'aria farsi irrespirabile, i polmoni incapaci di incamerarla, il corpo tremare in modo incontrollabile, i denti serrarsi fino a stridere, le labbra stirarsi in quello che sembrava un sorriso contorto. Non ebbe più il controllo del suo corpo, e il suo corpo lo inabissò nella sua peggior emozione intrappolandolo in modo da rendere quei pochi secondi di panico un'agonia di millenni.

Non se ne accorse nemmeno, quando il fiato tornò a lambirgli le labbra, quando le narici smisero di contrarsi in spasmi involontari. Il corpo era debole, uno strano torpore lo colpiva, eppure sentì che quella terribile sensazione, come se fosse sul punto di morire da un momento all'altro, era ormai solo uno sgradevole ricordo.

Con le mani ormai a un groviglio di dita quasi incapaci di funzionare, prese la seconda lettera. Anche questa non firmata, ma al suo interno qualcuno scriveva con una calligrafia che non poteva essere di Dennis MacField. Non si firmava affatto, in realtà, e diceva solo questo:

"Fra cinque giorni da quando riceverai questa lettera, tuo padre dimostrerà la sua fedeltà al signore oscuro facendolo entrare nella vostra casa. Fa quanto in tuo potere per non esserci"

Oltre allo stupore, c'era una parte di lui che si rendeva conto di una cosa: magari la frase era più articolata, ma diceva le stesse cose dette dall'altro Serpeverde. Dava solo una spiegazione più valida alla sua fuga.

E quella fuga ci sarebbe stata. Sapere che i suoi timori erano fondati gli fece solo chiedere perché mai non lo avesse fatto prima.

Strappò le lettere in tanti piccoli coriandoli e li gettò lontano, nel giardino, dove si dispersero nell'erba e nella calma nebbia di Londra.

Harry Potter Au Collection Arc V EditionWhere stories live. Discover now