Heautontimorumenos - Il punitore di se stesso

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Yuzu Hiraghi odiava quel clima nivale che aveva ormai preso stabile residenza in appartamenti solitamente gioiosi e colmi di divertimento e follia; il colore della passione che aveva adornato chiacchiere salaci e colme di brio aveva ormai perso la sua lucentezza, ed era infine il sospetto quello che spesso e volentieri entrava in sordina, in chiacchiere bisbigliate a fior di labbra, parole al vetriolo che avevano un unico bersaglio e una sola e designata vittima.

Yuya Sakaki aveva amato Hogwarts perché lo aveva visto come il centro del suo mondo, il palcoscenico della sua allegria. Chiunque lo avesse messo, nel presente, in quella scomoda posizione - e non se ne capiva nemmeno la ragione, spaziava dalla cieca fiducia nelle sue capacità ad un più probabile invito in seno alla morte - adesso ammirava l'effetto devastante che aveva avuto sul suo sorriso, divenuto raro e quindi prezioso per i pochi ancora certi della sua innocenza.

Ed era ridicolo che, tra tutti, proprio Shingo Sawatari avesse deciso di starsene dall'altra parte della barricata, sordo dinanzi ai numerosi appelli chiesti in nome della ragione, stupido nel trincerarsi dietro verità che alla lunga si era scritto solo lui e che tante volte aveva letto fino a ridursi al pupazzo delle sue ombre.

Shingo Sawatari era un Grifondoro, ma aveva radici da Serpeverde. Se aveva indossato il blasone rosso e oro era stato per quel coraggio intrepido che, eccezion fatta per i ragni, egli sapeva tirar fuori anche in contesti dove la falce di madama morte si rifletteva in lontananza; lo aveva anche dimostrato, quello sciocco, quando era sceso nei più tetri sotterranei conosciuti nel mondo magico solo per salvare lei, Yuzu, da un orchestratore con le mani sul suo cuore e nella sua anima.

Eppure, quel biondo aristocratico era anche ambizioso. Divideva volentieri le luci della ribalta con i suoi amici, ma non accettava di vedersi superato da essi, né di dover scendere dal palco perché su di esso non c'era più posto. Odiava essere messo da parte, odiava vedere gli altri passargli innanzi senza nemmeno degnarlo si uno sguardo. Lui era bello, e sapeva di esserlo; lui aveva talento, e lo aveva dimostrato più di una volta. Lui era egocentrico, e quella era l'occasione migliore per rendergli pure quel disastrato difetto.

Yuzu sapeva di non essere nelle condizioni di dettar regole o giudizi. Scontava su di se, sulla sua coscienza e sui suoi incubi, l'oltraggio di essere stata madre - o almeno padrona - di una delle menti criminali peggiori dell'intero mondo magico; lo aveva difeso a spada tratta anche quando la sua misera figura non era che l'unico inceppo tra lei e i suoi più cari amici, e sempre per lui aveva permesso a Yuya di scoprire le dinamiche del vero dolore fino a rimanere sfregiato in modo permanente.

All'inizio non aveva voluto credere alla sua colpevolezza. La mente umana, o almeno la sua, agiva in modo da cercare una scappatoia che le permettesse di guardarsi allo specchio senza trovare rivoltante ciò che vi veniva riflesso. Meditava sul reale stato delle cose, ricercava la giusta dinamica che l'avrebbe infine lasciata libera di sentirsi giustamente indignata per il crudele atteggiamento a cui era stata sottoposta dal giorno della scacciata dall'infermeria, ma alla lunga tutte le sue riflessioni avevano dato la forma di un ragno che tenta assurdamente di arrampicarsi sulla superficie degli specchi; sempre di meno si era sentita innocente, e sempre più aveva cercato di trovare un modo per espiare le colpe che adesso vedeva in tutto il nitore consentito dalla saggezza.

Arrivata a quella triste constatazione, aveva dovuto combattere con un nuovo nemico: l'orgoglio non le aveva concesso tregua, in quell'estate arroventata che aveva vissuto nel suo amato Sussex. Impugnava la penna colma di frasi di pentimento capaci di esprimere al meglio tutto il suo rammarico, e poi la sua dignità andava rifiutandosi di scriverle, nella speranza - assurda e ingiustificabile - che fossero gli altri a venirle incontro, a chiederle se volesse continuare la loro amicizia fingendo che nulla fosse avvenuto, che nell'intermezzo che aveva interrotto il loro sodalizio non ci fosse stato null'altro se non una lieve incomprensione.

Harry Potter Au Collection Arc V EditionWhere stories live. Discover now