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(REVISIONATO)

I NOAH'S POV I

La sua lontananza si sentiva. Terribilmente.

Avevo passato le ultime due settimane, dopo la nostra conversazione nello spogliatoio, ad ignorarla. Eppure averla vicina nell'ora di letteratura inglese mi infastidiva come non avevo mai creduto possibile. Sentivo il suo sguardo fisso sulla mia schiena, la sua attenzione concentrata su ciò che facevo e il suo sorriso morire sul suo viso bronzeo ogni volta che facevo il mio ingresso in classe.

«La stai guardando.» mi richiamò Wil quando la vidi passare insieme a mia cugina lungo il corridoio.

«Mi è permesso farlo.» si fermò all'armadietto di Eva quando la vide e scoppiò a ridere, lanciò uno sguardo veloce alla sala relax - dove ero comodamente seduto - e poi si girò verso gli armadietti.

Non si era più avvicinata a me, non mi aveva più salutato e spesso non mi rivolgeva più nemmeno un sorriso. E io stavo impazzendo, eppure ero ancora certo delle mie parole: la mia presenza nella sua vita riusciva solo a metterla nei guai, a farle del male. E sarebbe sempre stato così.

«Se l'è passata male ieri con Ashley.» come rapito da quelle parole, mi voltai di scatto verso il mio migliore amico. «Mi hanno detto che la scena della rissa si è ripetuta in palestra.» fremetti dalla rabbia.

«Per quale fottuto motivo nessuno di voi è intervenuto?» Theo, davanti a noi, sorrise soddisfatto.

«Perché forse nessuno di noi era lì insieme a lei, no? Girano voci che stava raggiungendo il campo di football, ma la tua ex l'ha bloccata.» corrugai la fronte.

Alcune cheerleader entrarono nella stanza e si girarono subito verso di me, il loro sguardo però cadde quando la mia espressione si fece più adirata. Ne avevo piene le palle dei comportamenti di Ashley e delle sue tirapiedi.

«E dicono che quello della squadra di baseball abbia scommesso con i suoi amici su di lei.» Mason si sedette sullo schienale del comodo divanetto mentre Wil studiava le mie reazioni.

«Che genere di scommessa?» ringhiai, stringendo i palmi in due pugni, che fecero diventare bianche le mie nocche.

«La solita.» mi leccai le labbra, infuocando il mio sguardo di ira. «Ha deciso di farla su di lei perché in giro dicono che è un bersaglio facile. Sai... il fatto che tu non le giri più attorno dopo la foto del bacio.» mi schiarii la voce, alzandomi.

«Raduna tutta la scuola in mensa, è il momento di rimettere in riga alcune persone.»

Passai le ore successive ad arrovellare il mio cervello, cercando dei modi migliori per risolvere la situazione, eppure l'unico che mi veniva in mente aveva il problema di farmi finire in punizione o - in casi peggiori - sospeso. Ma non mi interessava, non quando il volto preoccupato di Allyson Wilson mi appariva davanti agli occhi ogni volta che la mia mente organizzava un piano con più autocontrollo.

All'ora di pranzo, prima di entrare in mensa, feci un giro per la scuola per vedere se i miei amici avessero rispettato l'ordine e non ne rimasi stupito quando vidi che non c'era anima viva da nessuna parte. Sapevo di poter contare su di loro.

Varcai la soglia della mensa con delle falcate veloci, le mani nelle tasche per obbligarmi a trattenere lo sguardo che vagava alla ricerca di quella testa di cazzo. «Kavinski.» tuonai, raggiungendo in poco tempo il suo tavolo a centro della stanza. «Esigo una spiegazione ai tuoi comportamenti altrimenti il mio autocontrollo va a farsi fottere insieme alla tua dignità.» calò un silenzio religioso che mi fece ghignare dalla soddisfazione.

«Non ho idea di cosa ti abbiano riferito i tuoi tirapiedi, ma io...» lo alzai dal tavolo, afferrandolo per il colletto della camicia che indossava.

«Vuoi dirmi che non hai continuato a fare scommesse sulle ragazze dopo che ti ho esplicitamente chiesto, con gentilezza, di smetterla?» capì al volo dove volessi andare a parare e il suo sguardo si spostò sul tavolo di mia cugina e delle sue due amiche.

Per Sempre TuaWhere stories live. Discover now