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(REVISIONATO)

Entrai in palestra, sapendo chi trovarci ancor prima di averlo sentito da fuori le porte.

Mi appoggiai al muro mentre lui faceva palleggiare quella sfera marrone tra le mani estremamente attraenti, l'orlo della sua canottiera si alzava quando correva verso il canestro e le sue scarpe picchiavano il parquet provocando un frastuono assordante.

«Dato che nel biliardo fai pena, ti dai al basket?» si aggrappò al canestro e la palla cadde a terra, rotolando fino ai miei piedi.

Mi trovai obbligata a raccoglierla tra le mani, quando lui tornò ad appoggiare i piedi a terra e mi guardò sorpreso.

«Speravo fossi ancora a scuola, volevo venire a cercarti più tardi.» pensai al fatto che si era sottratto alla mia evidente frecciatina, ma non dissi nulla. «Mi dovevi ancora un pomeriggio dopo la libreria.» strusciai i palmi delle mani tra di loro prima di staccarmi dal muro gelido della palestra.

«E hai pensato al basket?» con un calcio gli tirai la palla fino ai piedi, lui la fermò con il tallone e poi la raccolse. «Hai un'idea strana di divertimento, te ne rendi conto?» mi avvicinai a lui con le mani nelle tasche dei pantaloni della tuta.

«Tu stuzzichi me, io stuzzico te. É così che funziona a casa mia.» corrugai la fronte. «Vediamo come te la cavi con me nei paraggi?» scossi la testa, facendo svolazzare la chioma bionda davanti al mio petto.

«Sei sicuro che sarai tu a provocarmi?» lui annuì, facendo rimbalzare la palla sul legno più e più volte prima di ascoltare la mia risposta. «E vuoi farmi giocare con te?»

«Insegnarti.» mi passò la sfera marrone tra le mani con uno scatto felino, ma riuscii comunque ad afferrarla. «Questa è la mia condizione, o la accetti o la accetti.» sorrise spocchioso, alzando un sopracciglio.

Risposi alla sua espressione, indietreggiando verso la panchina a bordo campo. Mi sfilai la felpa dalla testa, facendo alzare la canottiera bianca che avevo fin sotto le linee del seno. Mi sistemai i capelli in una coda bassa, poi lo raggiunsi al centro del campo.

I suoi occhi erano puntati sulla mia scollatura, messa in mostra dalla canottiera bianca dal quale s'intravedeva il reggiseno di pizzo viola, mentre le sue mani cedettero lasciando cadere il pallone a terra.

«Sei sicuro che sarai tu a stuzzicare me oggi?» lo affiancai, puntando il mio sguardo verso il canestro. «Coach, forse dovrebbe farsi un caffè bollente prima di iniziare.» lo presi in giro, dandogli una leggera gomitata sul fianco.

«Iniziamo.» batté le mani, raccogliendo la palla da terra e togliendosi la canottiera. Mi spiegò subito le regole principali e poi mi fece provare alcuni tiri liberi, sia quelli da tre punti che quelli da due. Lo assecondai, concentrandomi sui suoi consigli e non sui suoi muscoli.

Due ore passarono senza che nessuno dei due si accorse di nulla, facevamo palleggiare la palla tra di noi come esercizio e ogni tanto mi incitava a fare qualche canestro.

«Basta, non ho più l'età per iniziare a praticare uno sport nuovo.» mi piegai, appoggiando le mani sulle cosce per riprendere fiato mentre lui sghignazzava in sottofondo. «Mi arrendo, puoi tenerti questo premio per questa volta.» mi buttai a terra con un tonfo sordo.

Si avvicinò a me, quando poi iniziai ad asciugarmi dal sudore che colava incessantemente dalla mia pelle sorrise divertito.

«Sei una femminuccia.» mi diede la mano. «Per saper fare tutte quelle cose pensavo che fossi più allenata.» afferrai la sua mano, ma invece di alzarmi lo feci cascare sul parquet al mio fianco.

«Sono allenata, ma tu hai esaurito ogni mia fibra nervosa così.» lo ritrovai accanto a me, a pancia in giù, così la mia mano lo colpì alla schiena nuda con uno schiaffo. «E anche se la frase non ha senso, tu hai capito il concetto.» si voltò e poi portò il polso all'altezza degli occhi.

Per Sempre TuaWo Geschichten leben. Entdecke jetzt