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(REVISIONATO)

Ritornare a scuola era stata un'impresa.

Soprattutto a causa di tutti gli sguardi che mi avevano lanciato i miei coetanei quando avevo percorso di prima mattina il corridoio per raggiungere Alay ai nostri armadietti.

Mi ero sentita sbagliata, avevo pensato di aver qualcosa che non andava.

Eppure le mestruazioni non mi sarebbero arrivate prima di due settimane e, comunque, indossavo un pantalone della tuta nero. Non c'erano altri motivi per cui avrebbero dovuto guardarmi così male. I miei capelli biondi erano acconciati in una coda alta, la mia pelle solitamente chiara era abbronzata e i miei vestiti non avevano nulla di diverso rispetto agli altri giorni di scuola.

Non appena raggiunsi la mia migliore amica davanti al mio armadietto, letteralmente nascosi la testa dentro la scatoletta di metallo come gli struzzi facevano quando infilavano la loro testa dentro la sabbia.

«Ti dico subito che tu sabato sera avrai un impegno molto urgente e che non può essere ignorato.» corrugai la fronte, continuando a far finta di cercare un qualsiasi libro. «Mia mamma ti vuole invitare a cena con la mia adorabile famiglia e noi ovviamente non ci andremo.»

«Sono così imbarazzante da presentare a due genitori?»

«Non sei te, è la mia famiglia ad essere imbarazzante.» sorrisi. «Ti chiederanno cosa vorrai fare nella vita, i tuoi genitori di che cosa si occupano, se hai intenzione di portarmi sulla brutta strada.»

«Non è il contrario?» domandai, ironica. «Non sei tu quella che mi ha fatto fumare due spinelli il primo giorno di vacanza a Miami?» mi meritai una gomitata sul fianco mentre richiudevo l'anta del mio armadietto con un ghigno in viso.

«Ricordi che sei stata tu a proporre di restare a casa a bere.» scrollai le spalle, preferendo non replicare. «Ma Eva che fine ha fatto? Non arriva qui a quest'ora?» puntai la mia attenzione sull'orologio.

«In teoria.» quando anche Alayna chiuse il suo armadietto, iniziammo ad incamminarci verso le nostre lezioni. «Forse sta male.» tentai, stringendomi al petto i libri di filosofia e inglese.

Per l'ennesima volta da quando avevo varcato la soglia della scuola, gli occhi dei miei compagni si puntarono tutti sulla mia figura. E le paranoie riiniziarono, ma la mia migliore amica era al mio fianco e potevo assicurarmi così di non avere nulla di sbagliato addosso.

«Guardano tutti me.» espressi a voce alta. «Ho qualcosa che non va?» Alay mi squadrò e poi scosse la testa.

«Non hai nulla di male, stai tranquilla.» mi leccai le labbra, abbassando lo sguardo sul pavimento per nascondere l'imbarazzo di tutti quegli sguardi puntati su di me. «Avranno saputo che sei andata in vacanza con mezza squadra di football e quello che un anno fa era il quarterback.» annuii, ragionando su quella ipotesi.

Era la più ragionevole, non c'erano altri motivi per osservarmi come se fossi uno scarafaggio agghiacciante.

Prima di passare in mensa, qualche ora più tardi, mi diressi verso il mio armadietto per posare tutti i libri eccessivi che non mi sarebbero serviti quel pomeriggio a casa. Aprii l'anta, ma questa venne subito richiusa con forza.

«Figlia di puttana.» indietreggiai appena in tempo per vedere la furia di Ashley Collins infliggersi su di me. «Ti sei divertita a capodanno senza la mia presenza?» capii al volo cosa volesse dire, cosa fosse venuta a sapere.

«Non vedo perché sei qui a urlarmi in faccia dal momento che non sono io il tuo ragazzo.» la spostai con una spinta e poi composi la combinazione del mio armadietto, ma i miei capelli vennero afferrati e io mi piegai per cercare di attutire il dolore.

Per Sempre TuaWhere stories live. Discover now