17.

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(REVISIONATO)

Sbuffai, infastidita.

Era mai possibile che non mi andava bene nulla? Insomma, non è che avevo attaccata addosso una maledizione. Perché se fosse stato così, non era di certo una maledizione a cui fare i miei complimenti.

Calciai la ruota della macchina di mia madre e gridai dal dolore che quel gesto mi aveva provocato, infilai le mani tra i capelli e mi appoggiai al baule della macchina.

Una ruota a terra era quello che proprio non avevo intenzione di avere in quel pomeriggio.

Rientrai in macchina per afferrare il telefono dal sedile del passeggero e, guardando online, trovai un'autofficina a poche miglia dalla mia posizione. E poi perché mi era venuto in mente di fare un giro per Los Angeles quando potevo benissimo rifugiarmi in biblioteca per finire il fantasy che avevo preso qualche settimana prima?

Composi il numero di telefono indicato e poi iniziai a camminare avanti e indietro, cercando di stemperare la tensione. «Officina Stankus, chi parla?» presi un respiro profondo.

«Sì salve, mi chiamo Allyson.» ammisi. «Ho una ruota a terra e sono ferma qui sulla banchina della strada. Ho cercato su Internet l'officina più vicina ed è uscita la vostra.» mi guardai attorno spaesata.

Non ero mai stata in quel posto, non mi sembrava nemmeno di esserci mai passata.

«Okay, le manderò mio figlio. Può mandarmi la posizione?» continuai la conversazione e poi, una volta chiusa la chiamata, rispettai gli ordini del signore adulto. Nei minuti a seguire mi sedetti sul cofano della macchina e iniziai a guardarmi attorno: la stradina percorreva la periferia di Los Angeles, le casette a schiera erano tutte ben decorate e sicuramente mantenute in perfetto stato con i giardini all'inglese e i vari giochi sparsi un po' a destra e un po' a sinistra.

Sentivo la tipica aura familiare che io non avevo mai avuto.

Poi una macchina nera accostò dietro la mia e da essa scese un ragazzo all'incirca di venti anni, sorrisi e mi avvicinai a lui. Aveva i capelli rossi, abbastanza spettinati, e indossava una tuta blu coperta di macchie di quello che presumevo essere olio. I lineamenti erano marcati e gli occhi di un marrone scuro, le sue labbra sottili si aprirono in un sorriso di circostanza.

«E così ti sei ritrovata con una gomma a terra.» annuii, sistemandomi i capelli dietro le orecchie. «Solo la gomma o è successo qualcos'altro?»

«Grazie al cielo solo la gomma.» ci avvicinammo all'auto di mia madre, presa in prestito, e lui iniziò a studiarla attentamente. «Non avrei voluto disturbare per così poco, ma non sono una guidatrice incallita. Anzi, questa probabilmente è una delle poche volte in cui ho preso l'auto.» si abbassò e poi alzò lo sguardo verso di me. «Dovrebbe esserci la gomma, insomma... credo che ci sia.» tornò in piedi, pulendosi le mani contro il tessuto della tuta e poi aprii il bagagliaio quando glielo concessi.

«Sei di qui?» annuii, sorridendo. «Ma non sei mai venuta qui?» scossi la testa.

«Abito in città e senza macchina molto lontano non posso andare.» il mio cellulare prese a squillare dentro la tasca della mia salopette di jeans così lo tirai fuori. «Rispondo e poi torno da te.» lui annuii tranquillo, afferrando la ruota di scorta dal baule.

«Ho bisogno del tuo aiuto.» corrugai la fronte, appoggiando la mano sul fianco. «Tra una settimana è la festa del Ringraziamento e io non ho intenzione di passare la giornata insieme a quei due genitori esauriti che mi ritrovo.» alzai gli occhi al cielo.

«Senti Alayna, ora sono un po' impegna...»

«Sì bene, mi dispiace per te.» mi voltai per osservare il meccanico all'opera e trovai i suoi occhi sui miei ancora prima di percepirli, aveva la fronte corrucciata e lo sguardo attento sul mio telefono più che su di me. «Ma come ti ho detto, non ho intenzione di passare la giornata del Ringraziamento con i miei genitori e mio cugino si ostina a volermi escludere dai suoi piani.»

Per Sempre TuaOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz