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(REVISIONATO)

I NOAH'S POV I

Mi ero lasciato alle spalle la mia città, i miei amici, mia cugina, la mia famiglia... Mi ero lasciato alle spalle lei, solo per non farla soffrire più.

Lo avevo fatto per il suo bene, avevo scelto di non essere egoista per una volta in vita mia ed ero sicuro di aver fatto la scelta giusta. Forse non inizialmente, forse l'avevo distrutta, eppure sapevo che con il tempo la mia lontananza l'avrebbe resa più forte.

Perché lei era già forte, io sapevo che lo era.

Parcheggiai la moto nel garage di casa e mi tolsi il casco, prendendo il telefono e controllando l'ora dal display rotto. Erano le cinque del pomeriggio e io ero appena tornato dalla biblioteca, nulla di cui mia nonna dovesse preoccuparsi.

Entrai nella grande villa, cercando di farmi sentire.

Era strano abitare con quella vecchietta ormai decrepita, eppure in qualche strano modo mi sentivo meno solo. Come se la sua presenza attutisse la solitudine che mi circondava e mi accerchiava. Mi spostai in cucina, preparandomi un toast al formaggio e aspettai che quel suo bastone intagliato risuonasse e colpisse ritmicamente il pavimento in mattonelle.

«Ciao Noah.» tossicchiò quando prese posto attorno al tavolino.

«Ti ho già detto un milione di volte che non è necessario che tu venga a controllarmi quando torno, il medico ha detto che dovresti rallentare con gli spostamenti.» facevo ancora fatica a parlare italiano, infondo non era la mia lingua madre.

«Stai migliorando con la pronuncia, questo lo devo ammettere.» era una donna dal carattere rigido, spigoloso, che molto raramente tendeva a fare complimenti. Mi sentivo quasi onorato di averglielo tirato fuori dalla bocca per la prima volta da quando ero lì.

«Qualcosa di buono allora la faccio anche io.» dalla sua gola uscì un rantolo di dolore e la mia espressione si corrucciò velocemente.

«C'è qualcosa che non va?» si colpì il petto con la mano per riprendere fiato, poi scosse la testa perché forse parlare costava troppo.

«Sono qui per te nonna, devo sapere se ti fa male qualcosa o se hai bisogno.» alzò lo sguardo su di me e i suoi occhi chiari si inumidirono. Lessi la gioia e il riconoscimento che provava per la mia presenza lì e solo questo bastò per eliminare il rimorso.

Aveva bisogno di me, più di quanto tutti gli altri a Los Angeles ne avessero.

«Assomigli così tanto a tua madre ogni giorno che passa, quasi mi spavento.» presi posto di fronte a lei, appoggiando il telefono sul tavolino in legno con un centrino al centro ricamato. «Eppure sei davvero così spento, non ti riconosco dall'ultima volta che ti ho visto.» scossi la testa, divertito.

«Nonna, l'ultima volta che mi hai visto avevo dieci anni. Credo sia normale essere cambiati dopo otto anni, no?» mi guardò male e poi si alzò con fatica, appoggiandosi al suo bastone intagliato. «Dove vai?» feci stridere la sedia contro il pavimento.

«Smettila di preoccuparti per me.» mi puntò il dito contro. «Preoccupati per te piuttosto, screanzato, io ormai ho novant'anni.» alzai gli occhi al cielo e la studiai mentre a rallentatore varcava la porta della cucina per tornare sulla sua poltrona in salotto.

«Io mi preoccupo anche troppo per me.» mentii, era sempre stato semplice farlo con lei. Era così stanca e senza forze che, anche se capiva le mie bugie, non riusciva a rimproverarmi.

«Non mi far arrabbiare Noah.» presi a sistemare le cose in quella piccola stanzina. «Perché non torni a casa tua? Qui mi sembri un vecchietto.» la ignorai, finché non riaprì la bocca e mi fece sussultare il cuore. «Non avrai risolto le cose con quella ragazza, trasferendoti qui.»

Per Sempre TuaHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin