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(REVISIONATO)

Raggiunsi il campo quando gli allenamenti delle cheerleader erano già iniziati.

Parte della zona adibita agli sport della scuola era occupata dai giocatori di football - tra cui intravidi gli amici di Alay e suo cugino - mentre l'altra parte, di dimensioni più piccole, spettava alle cheerleader.

Mi guardai intorno per trovare un posto nella tribuna piuttosto nascosto dagli studenti in campo e dopo qualche secondo lo trovai: mi sedetti in una seggiolina bianca vicino allo stanzino dove prendeva posto solitamente il segretario del coach della squadra di football per filmare la partita.

Prima di curiosare tra le cheerleader, mi persi ad osservare Noah e il suo portamento sicuro. Stringeva tra le mani il pallone marrone ovale e lo lanciava perfettamente nelle mani del suo migliore amico che ogni volta festeggiava con un urletto di gioia. Quando poi il coach Carter entrò nel campo e fischiò attraverso il fischietto che portava al collo, tutti i giocatori smisero di fare ciò in cui erano occupati: William e Noah si voltarono verso di lui mentre Theo corse verso la cerchia di giocatori.

Sorrisi nel vedere la sua sbadatezza anche in campo.

«Bene ragazzi... il torneo sta per iniziare e francamente fate schifo.» facevo fatica a sentire la sua voce quando non urlava - il ché succedeva molto frequentemente - ma se mi impegnavo sentivo perfino il rumore dei fogli che venivano sfogliati dalle sue dita rovinate. «I test che abbiamo fatto le scorse settimane sono pessimi, voi siete pessimi.»

Trattenni una risata.

«Che fai?» saltai letteralmente in aria quando qualcuno mi affiancò in quella tribuna vuota. Eva si sedette al mio fianco, spostando i capelli dall'altra parte della riga centrale. «Perché sei qui?» indicai le cheerleader.

«Volevo vedere come si allenavano e cosa facevano, ma ciò che dice il coach sembra molto più divertente.» mi guardò confusa, ma poi tese le orecchie e cercò di capire le parole di Carter.

«Se non volete che mi dimetta, voglio dieci minuti di corsa. Non uno di meno Mitchell.» Eva sorrise. «Hai il culo moscio Carlisle, cosa hai fatto quest'estate?» Theo si girò verso di lui e prese a correre all'indietro, poi si fermò e fece per parlare.

«Ho festeggiato, guardato partite di basket, sono uscito, ho fumato e bevuto...» non fece in tempo a finire di parlare che l'uomo di mezza età gli lanciò addosso una borraccia della scuola. «Ah sì, mi sono fatto anche qualche ragazza nell'attesa tra una festa e l'altra.» scossi la testa.

«Almeno c'è qualcuno che qui fa le mie veci.» Noah si fermò come se non avesse appena corso mezzo miglio nel giro di qualche minuto.

«Che veci coach? Quelle da rimorchiatore?» si espresse poi, ridendo e riprendendo a correre. «Perché non credo Theo sia la persona giusta.» trattenni una risata e così anche Eva. «Non sa nessuno come abbia fatto a portarsele a letto a quelle.»

«Ma se tu non inzuppi il biscottino da anni. Ma cosa stai dicendo? Non ti consento di sparare minchiate caro.»

Davvero Noah non toccava una ragazza da così tanto tempo? E io che avevo creduto fosse sempre stato un farfallone di prima generazione. Le mie concezioni in quel momento stavano cadendo a picco, impressionante!

«Se lo vuoi proprio sapere, ho inzuppato il biscottino l'altra sera Carlisle. Te da quando non lo inzuppi? Sempre che non sia andato in letargo ed esista ancora lì in mezzo.» Eva scoppiò in una fragorosa risata, ma per mia fortuna nessuno se ne accorse tanto urlava forte il capitano delle cheerleader.

«La smettiamo di parlare di biscottini, latte, cioccolato o fagioli? Mi sembra di avervi già detto che fate cagare al cazzo ragazzi.» mamma mia, il coach Carter non aveva di certo un minimo tatto con loro. Ma era una cosa risaputa da anni: pure mia madre ricordava le sue fantastiche prese per il culo nei confronti dei ragazzi.

Per Sempre TuaWhere stories live. Discover now