21.3 La casa dei bambini diabolici di Mrs. Pennington pt. 1

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Piccola nota: giusto un perché non mi smentisco mai, ecco il capitolo pubblicato in ritardo rispetto la tabella di marcia che mi ero preparata per la giornata XD E sì, ho deciso di riaggiornare lo scherzetto di Aprile, quindi se avete già votato non angustiatevi. Se vi può far piacere lasciate un commento su come avete trovato il capitolo.

A me fa schifo.

Ad Alex fa schifo (ma penso sia evidente).

E è comunque lungo, quindi stronzate da leggere ne avete a bizzeffe.

Ora giuro che mi eclisso.









Il nuovo ricordo si manifestò allo stesso modo dei precedenti: inatteso e sviante.

Alex scrutò il corridoio silenzioso comparso davanti a lei, allettante quanto avvilente; la fioca luce delle applique a malapena garantiva una visibilità degna di questo appellativo, proiettando ombre tremolanti lungo i muri. I quadri appesi ridefinivano il concetto di "natura morta" in modo alquanto delizioso.

Non avendo altre alternative o idee migliori su come sforzare il processo, Alex s'incamminò per quella direzione, contando a mente ogni passo al ritmo dell'orologio appeso nelle vicinanze. Di tanto in tanto, tonfi soffocati e scalpitii echeggiavano dal piano superiore, segno che il gioco era già incominciato e lei stava perdendo tempo.

Doveva sbrigarsi.

Era quasi arrivata all'androne quando si rese conto di un dettaglio fuori posto. O meglio, dell'assenza di esso.

La magione era sprofondata nel silenzio più assordante. Niente rimbombi, sussurri o fruscii. Persino i vecchi pendoli sparsi nei vari ambienti non colmavano l'immobilità dell'aria con il loro persistente quanto confortante ticchettio. Alex si bloccò d'istinto, posando una mano sulla parete adiacente per non perdere l'equilibrio. Un brivido le scivolò lungo la schiena, il corpo teso e l'animo carico di aspettativa.

La conta era terminata.

Ignorando l'adrenalina che iniziava a manifestare i suoi effetti indesiderati, fece capolino con la testa, affacciandosi quanto poteva nella sala vuota in cerca di chissà quale apparizione. Non si rese conto che le luci alle sue spalle avevano iniziato a tremolare, per poi spegnersi una a una man mano che l'ombra si avvicinava. Alzò lo sguardo quando qualcuno al piano superiore incominciò a correre in preda al terrore, a giudicare dalla pesantezza con cui i passi rimbombavano nel vuoto.

E poi il buio avvolse ogni cosa.

Alex imprecò.

E lo fece di nuovo, quando fece un passo indietro e urtò qualcosa di non meglio identificato appeso al muro. Fece un respiro profondo e si costrinse a rimanere immobile. La sua vista notturna era proporzionale ai "difetti" della sua retina. Ovvero faceva schifo come quella di tutti i comuni esseri umani. Chi se lo immaginava?

Impiegò qualche momento ad abituarsi al cambio repentino luminosità. Stringendo gli occhi, riuscì quasi a distinguere la sagoma di Christopher in cima allo scalone prima che andasse a sbattere contro il parapetto e iniziasse a piagnucolare. Se i bambini erano abituati a giocare a nascondino in quel modo, la loro dipartita era quasi meritata. Alex sospirò desolata, scrutando il piccolo mentre a tentoni cercava al contempo qualcosa nelle tasche della sua giacca e di mantenere gli occhiali sul naso. Un fruscio, seguito da un piccolo sibilo.

E il fiammifero si accese.

Alex doveva dargliene atto: anche se non era il più interessante dei marmocchi, quanto meno era il più pratico. Non importava se teneva dei fiammiferi con sé perché il buio lo intimoriva ancora nonostante la sua età. Dopotutto era... da solo.

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