15. Salvate il soldato Gregory

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Ren spalancò la porta del salotto con un calcio.

Non badò alle schegge di legno che caddero a terra, né al lamento metallico prodotto dai cardini usurati a causa di quell'impatto: aveva altro di cui preoccuparsi al momento. Qualcosa di nettamente più fastidioso e pesante, come il ragazzo che si stava dissanguando al suo fianco, per esempio.

«Qui, presto!» esclamò Emily, anticipandoli con urgenza all'interno della stanza.

Con una smorfia causata dallo sforzo di reggere quel peso morto, lui e Keiran la assecondarono. Trascinarono Gregory fino al divano mentre la ragazza disponeva rapidamente i guanciali in modo che potessero sostenerlo al meglio, come se quelle carinerie fossero davvero necessarie al momento. No, avevano bisogno di un miracolo. E di una cura contro l'idiozia.

Mettersi in mezzo a quel modo, sprezzante del pericolo solo per assecondare l'impulso di proteggerla... A quel ricordo Ren s'irrigidì; il suo corpo fu scosso da un tremito rivelatore ed emise un debole sibilo tra i denti senza accorgersene. Un vero idiota...

Mollò la presa all'improvviso, facendo stendere il ragazzo senza alcuna delicatezza contro l'imbottitura sotto le occhiate di fuoco degli altri due. A sua difesa, il moribondo non sembrò far caso a quel trattamento, malgrado il gemito sommesso che gli fuoriuscì dalle labbra pallide. Troppo pallide. Non era un buon segno.

«Fammi spazio» ringhiò Keiran, scansandolo in malo modo e ricambiando così la sua cortesia. L'irlandese si inginocchiò al fianco dell'amico e gli strappò la parte bassa della maglia, scoprendo la ferita che continuava a sanguinare inesorabile.

Emily si coprì il viso con le mani a quella vista. Inspirò a fondo, cercando di rimanere lucida e di scongiurare il rischio di una crisi isterica.

«Sbaglio o avresti dovuto offrirmi da bere prima di spogliarmi?» chiese con voce flebile Gregory nel tentativo di sdrammatizzare quell'atmosfera tesa nonostante l'accesso di tosse che lo colse, costringendolo a tacere.

«Oh, non preoccuparti. Una volta usciti da qui t'insegnerò a bere come un vero irlandese e poi vedremo chi dei due si spoglierà» rispose Keiran. Provò a sorridergli, sebbene il suo sguardo carico di tormento. Una ruga gli comparve in mezzo alla fronte. «Non avete un kit di pronto soccorso da qualche parte?» sbottò, questa volta rivolto verso di lui.

Ren inarcò le sopracciglia nell'udire quella domanda e lo guardò come se fosse idiota. Cosa che effettivamente era. «Veniamo qui per sballarci, non per prepararci all'esame di infermieristica. Al massimo John ha un po' di erba nascosta da qualche parte, ma non posso garantire sulla qualità venduta dal suo fornitore. Tende a essere taccagno.»

Keiran lo fulminò con lo sguardo. Stette per ribattere quando Sarah e John fecero la loro comparsa nella stanza, le braccia traboccanti di lenzuola dalle condizioni più o meno accettabili.

«Ecco qui» esclamò la ragazza con il fiatone. Gettò il grosso delle coltri su una sedia, imitata immediatamente dal ragazzo, e ne passò una a Emily. Senza perdere tempo, la bionda incominciò a sfasciare il telo in modo da ottenere delle bande di fortuna insieme all'amica. Una volta finito, passò la prima partita di fasce a Keiran.

Sotto lo sguardo confuso dei presenti, soprattutto del ferito, il giovane irlandese non si prodigò a fasciare la lesione, ma si portò la stoffa vicino al volto, mormorando una strana litania. Quando terminò e si accorse degli sguardi straniti rivolti alla sua persona, Keiran arrossì e fece spallucce. «È... è un incantesimo gaelico. Una sorta di "ti do un bacio e la bua sparisce".»

When the children playDove le storie prendono vita. Scoprilo ora