27. Dahlia Cassidy Reynor

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Appoggiandosi allo schienale della sedia, Alex si concesse un lungo e corroborante sospiro.

Le copie delle cartelle provvedute da Gilman erano di pessima qualità e a tratti illeggibili a causa delle sbavature e della troppa esposizione, ma d'altronde non poteva fargliene una colpa data la tecnologia di quei tempi. Anzi, era rimasta stupita dall'intraprendenza dell'uomo. Non solo aveva raccolto il materiale delle indagini e i certificati di morte come pianificato, ma in qualche modo era riuscito a fotocopiare persino le fotografie della scena del crimine e delle autopsie. Foto che in quel momento erano sparse su tutta la superficie della scrivania, confondendosi con i documenti legali e le planimetrie della magione.

E la sua audience sembrava apprezzare quel caos cruento.

Seduto sulle sue ginocchia, George continuava a dondolare le gambe, studiando con attenzione quelle macchie in bianco e nero. Mentre era alle prese con la lettura delle cartelle cliniche, aveva incominciato a indicarle le diverse inquadrature con curiosità e Alex si era limitata a nominare la parte anatomica corrispondente quasi senza distogliere lo sguardo dalle annotazioni. Erano andati avanti per un po', tanto d'attirare l'attenzione degli altri marmocchi. Solo Jasper era rimasto in disparte, nel punto in cui Alex aveva depositato una delle ultime foto di Mrs. Pennington, ovvero il più lontano possibile da lei per non doverlo sopportare.

Non aveva battuto ciglio nel constatare la veridicità dei referti: la tipologia delle ferite combaciava con il modello del fucile prelevato dal capanno, così come l'inclinazione dei fori d'entrata con la dinamica dei fatti; solo quelli rinvenuti su Dorian erano sospetti. Non solo era stato colpito di striscio, riportando la lesione più grave alla spalla, ma non era stato rinvenuto nella sua stanza come gli altri. Ciò le faceva sorgere diverse domande.

Che cosa le suscitava più imprecazioni? Il fatto che mancassero le foto relative al ritrovamento dei corpi dei gemelli o che non avesse proprio rinvenuto la cartella di Dahlia?

L'unica consolazione fu il certificato d'adozione firmato da Mrs. Pennington, ma non le era di alcuna utilità se non per i nomi e le firme impresse.

Alex soppesò con lo sguardo il mosaico di foto e schede che aveva dinnanzi. Nell'angolo più esterno della scrivania, il secondo diario di Mr. Gilman era aperto sull'ultima pagina, privo di risposte soddisfacenti. Era certa che da qualche parte ce ne fosse un terzo, così come del fatto che qualcuno stesse intenzionalmente occultando tutto ciò che riguardasse Dahlia. Lei, la grande incognita. Il nodo che non riusciva ancora a sbrogliare. E ciò stava incominciando a irritarla.

Si sporse in avanti e afferrò la scheda di Gallivan. Si concentrò sull'identikit, rimpiangendo lo stato in cui verteva lo spirito dell'uomo. Una così preziosa fonte d'informazioni del tutto inservibile.

Era ancora assorta nelle sue considerazioni quando un gemito la colse alla sprovvista.

Distolse l'attenzione dal foglio e scoccò un'occhiataccia ad Arthur e Raymond, intenti a punzecchiare Keiran, ancora svenuto sul divanetto nel quale lo aveva gettato senza troppi complimenti. Dopo tutta la fatica che aveva fatto per trascinarlo lì, era già tanto se si fosse premurata di coprirlo con le vecchie lenzuola che rivestivano i mobili per evitare che andasse in ipotermia. Accanto ai fratelli Hawthorne, Samuel stava citando le varie parti del corpo che avevano appena imparato da lei, almeno le sembrava nello scorgere il labiale. Fu allora che Alex si chiese se un fantasma potesse ancora sviluppare dei danni psicologici, ma poi si rese conto che non le importava molto della risposta. D'altronde non era mai troppo tardi per imparare qualcosa di nuovo.

«Smettetela di tormentare il mio babysitter provvisorio. Vi assicuro che non reagirà bene se vi troverà qui al suo risveglio.»

Ellery le rivolse un'occhiata di sufficienza.

When the children playDove le storie prendono vita. Scoprilo ora