Bonus pt2: il tentato omicidio

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Giunsero al laboratorio senza altri incidenti di percorso, o quasi. Ren ignorò i banchi di lavoro e la precedette verso il fondo dell'aula, dove erano allestiti gli scaffali e gli armadi contenenti sostanze all'apparenza innocue e materiale di vario genere. Un bel casino. Sospirò afflitto, udendo la porta chiudersi con un tonfo secco alle sue spalle. Si voltò e rimase immobile mentre Alexander lo raggiungeva, sempre senza incrociare il suo sguardo.

«Allora, da che parte vogliamo incominciare?» le chiese, ritornando a osservare la selezione di oggetti da quantificare.

Alexander non rispose. Non che la cosa lo sorprendesse più di tanto dati i recenti sviluppi, ma quando lei gli si avvicinò e strinse tra le dita un lembo della sua maglietta, si ritrovò spiazzato da quel gesto. In particolare quando lo strattonò leggermente, facendogli capire di assecondarla. Ren deglutì a vuoto, incerto su come reagire: erano soli, lei aveva chiuso la porta e aveva cancellato le distanze, rendendolo improvvisamente nervoso. Ma perché? Le opzioni erano due: o voleva pomiciare -del tutto improbabile- o ucciderlo per le uscite di prima -molto probabile-. Tuttavia, la sua crisi esistenziale terminò nel momento in cui osservò le dita strette intorno alla stoffa, stupendosi di quanto fossero piccole le sue mani. Ciò gli fece quasi tenerezza. Si ritrovò così a seguirla verso l'angolo più lontano dell'aula ma, prima di ritrovarsi con le spalle al muro, Alexander lo lasciò e si allontanò da lui con grandi falcate, fino a raggiungere il lato opposto.

Una volta fuori portata, gli lanciò un'occhiata di sufficienza. «Io comincio da questa parte e tu dall'altra. Mi sembra equo.»

A separarli c'era l'intera larghezza dell'aula.

«Ti hanno mai fatto notare quanto tu sia amichevole?» le domandò, cercando di non lasciar trasparire la stizza che provava in quel momento.

«Tutti i giorni» rispose Alex come se nulla fosse e senza corrispondere il suo sguardo. Ren rimase spiazzato dalla risposta. Non aveva avuto alcuna inflessione sarcastica. Quella ragazza... era socialmente inetta? Non c'erano altre spiegazioni e, chissà come mai, non dubitava del contrario. Rimase a scrutarla per qualche istante, osservandola mentre apriva tutte le ante degli armadi dalla sua metà e incominciava a osservare con attenzione ciò che la circondava, senza però appuntare nulla sul foglio che Doris le aveva dato. Era confuso, così confuso che tra poco si sarebbe colpito da solo. Ma da dove spuntava fuori quello sgorbio? Dal Circo dei Freak? Perché in tal caso avrebbe pagato il suo peso in oro per un biglietto.

«Ma che diavolo stai facendo?» chiese all'improvviso.

«Faccio il quadro generale» gli spiegò lei, come se fosse una cosa ovvia.

Ren scosse la testa e si mise all'opera, nonostante volesse perdere tempo in modo da studiarla meglio. Lavorarono in silenzio per qualche minuto. O per ore, difficile a dirsi. Ren non era mai stato un tipo paziente, ragion per cui iniziò a parlare del più e del meno, infastidito e annoiato dalla piega che avevano preso gli eventi. Non gli importava se lei rimaneva zitta e chiusa nella sua bolla antisociale fatta di odio e lacrime di bambini, poteva benissimo intrattenere da sé una conversazione. E così fece. La tempestò di domande, per lo più riguardanti la sua vita e su come si trovava nella loro città, per poi rispondersi da sé. Andò avanti per un po', intontendosi da solo con le sue stesse chiacchere, finché Alex non sbatté qualcosa su uno scaffale, facendolo voltare nella sua direzione.

Non riuscì a trattenere un sorriso divertito. «Qualche problema?»

«Sta'... zitto» sbottò lei, la fronte aggrottata come se avesse mal di testa. «Sei terribilmente irritante.»

«Mi dispiace, Alexander» soppesò il suo nome con una nota ironica nella voce. «Ma stiamo scontando una punizione e il tuo gradimento a tale attività è del tutto irrilevante.»

When the children playDove le storie prendono vita. Scoprilo ora