14. Un prete, un angelo e il bambino di Omen entrano in una chiesa

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Gli invitati erano nervosi. Stretti nei loro abiti scuri e protetti dalle consuete maschere aristocratiche che ostentavano compostezza, continuavano a sfoggiare dei piccoli tic rivelatori del loro reale stato. Quando il prete proferì la formula di commiato, il loro veloce congedo non fu una sorpresa. Diedero le spalle alla tomba con quel senso d'imbarazzo e inquietudine tipica di chi si trova in una posizione scomoda e si avvicinarono ai cari del defunto quel tanto che bastava per mormorare loro parole di conforto prima di disperdersi verso le auto appostate al di fuori del cimitero. Solo una bambina rimase immobile in quel caotico flusso di corpi, ignorando le occhiate che venivano rivolte nella sua direzione. Assorta, continuò a contemplare la bara che veniva lentamente calata nel terreno finché non scomparve alla sua vista. Era strano pensare che lì dentro fosse custodito il corpo dell'uomo che, fino a poco tempo prima, aveva chiamato "nonno".

Strinse le labbra dubbiosa e ripeté di nuovo quell'appellativo.

Già, era strano. Molto strano. Quasi un errore di battitura in un documento burocratico.

La piccola scrollò le spalle e strinse al petto la bambola di porcellana che aveva tenuto in braccio per tutta la funzione. Era di ottima fattura, corredata da un abito ricco di merletti e dettagli cuciti a mano. L'ultimo regalo di Jonathan, il defunto.

Provò a lisciarle la capigliatura ormai increspata con le dita, ma l'aria era così carica d'umidità da renderle arduo il compito. L'odore della pioggia diveniva sempre più intenso, segno che tra non molto sarebbe scoppiato l'ennesimo temporale autunnale.

Inspirò profondamente, dimenticando la fossa davanti a lei e osservando distratta qualcosa che si rincorreva tra le tombe.

All'improvviso qualcuno le accarezzò i capelli scuri, distogliendola dai suoi pensieri. «Alex, tesoro. Dobbiamo andare.»

La bambina sussultò per quel contatto. Alzò il capo e incrociò lo sguardo con quello di Maximilian. L'uomo la prese per mano e le rivolse un triste sorriso che lo fece apparire ancora più stanco. Sbatté le palpebre, confusa dal suo viso pallido e le occhiaie evidenziate dalle lenti degli occhiali. Ora che ci faceva caso, molti invitati erano apparsi sull'orlo del pianto durante il funerale. E non ne comprendeva il motivo.

Jonathan non esisteva più da molti giorni. Quello che avevano appena sepolto non era altro che un ammasso di carne morta. Un guscio vuoto.

Maximillian dovette accorgersi del suo cipiglio, perché strinse dolcemente la presa. «Non essere triste tesoro. So che volevi bene al nonno, ma devi pensare che ora si trova in un posto migliore.»

Lei si limitò a guardare nuovamente il padre. Strinse le labbra, trattenendo con forza le parole che le solleticavano la gola. Scosse il capo. Ormai l'aveva capito: discutere l'inesattezza delle tesi spirituali era un sentiero impervio, perlopiù a una direzione. Era più facile favorire l'ideologia di una vita dopo la morte, della pace dell'anima dopo le pene terrestri. Le persone trovavano tutto ciò alquanto confortante.

«Dov'è Clarissa?» domandò invece.

Suo padre sorrise comprensivo, poi alzò lo sguardo per cercare la donna tra gli invitati rimasti. «Eccola, sta parlando con la zia» disse, indicando il punto in cui le due sorelle stavano parlottando tra di loro. Sembravano agitate. «Vieni. Salutiamola e poi seguiremo gli altri ospiti a casa della non...»

L'uomo si bloccò a metà strada, trattenendo la bambina al suo fianco con uno strattone non troppo delicato. Lei non si scompose per quel gesto, voltando il capo per identificare la figura ammantata di nero che si stava dirigendo come una furia nella loro direzione. Se Jonathan si era dimostrato un nonno attento e affettuoso nonostante la malattia, sua moglie Henrietta non aveva mai nascosto il palese rancore che provava nei suoi confronti per aver reso pubblico il male che stava consumando il marito. La prima volta che vennero presentati. Forse esordire in tal modo non era stata una buona idea.

When the children playDove le storie prendono vita. Scoprilo ora