17. Le idee... quelle pessime

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Ren trattenne a stento un sospiro desolato. In piedi di fronte alla porta socchiusa del bagno, stava temporeggiando come il perfetto idiota che era. Si sarebbe passato una mano tra i capelli ormai indomabili se non le avesse avute entrambe occupate dai rigidi quanto polverosi asciugamani che era riuscito a recuperare dopo una ricerca carica d'imprecazioni. Non che avesse niente di meglio da fare al momento, dato che lo sgorbio l'aveva sbattuto fuori da quella stanza con una scusa alquanto patetica, trasformata per l'occasione in un quiz per cervelloni. "Sai cosa succede allo sfintere quando il corpo riceve un trauma di genere..." e bla bla chi se ne frega. Poteva semplicemente dirlo che se la stava facendo addosso.

Bofonchiò stizzito, pronto a caricare la porta come un ariete, fino a quando non avvertì dei lievi fruscii provenire dal bagno. Dopo una lotta interiore durata una frazione di secondo su ciò che fosse giusto e sbagliato, Ren si avvicinò al lieve spiraglio e studiò ciò che la giovane stava facendo, non riuscendo a trattenere un'espressione sorpresa.

Il bagno era immacolato.

Alex aveva sistemato tutto con un'attenzione quasi maniacale, cancellando ogni prova di ciò che era avvenuto tra quelle mura. Persino le pillole sparse sul pavimento erano state raccolte e riposte nel flacone che la giovane si stava rigirando tra le dita con aria pensosa, almeno finché non sollevò il capo e si perse a osservare un punto indefinito davanti a lei.

Ed eccolo ancora. Quello sguardo.

Quanto lo odiava.

Alex era astrusa; sembrava che ci fosse un velo tra lei e il mondo che la circondava, non rendendola pienamente partecipe a ciò che le avveniva attorno. Spesso distratta, lontana, più volte aveva sentito il peso del suo sguardo, ma gli era sempre parso effimero. Fintantoché non le faceva saltare i nervi. Solo allora sembrava notarlo per davvero, squadrandolo e facendolo sentire nudo e inerme sotto il suo giudizio.

In un modo o nell'altro, la situazione era sempre una merda.

Stanco di aspettare, Ren allungò faticosamente una mano verso la maniglia, ma Alex lo colse alla sprovvista, iniziando ad abbassarsi la zip della gonna zuppa d'acqua senza alcuna esitazione. Forse avrebbe dovuto sentirsi imbarazzato o per lo meno voltarsi da un'altra parte, ma sapeva che lo spettacolo che si stava compiendo davanti ai suoi occhi non aveva nulla di scandaloso. Infatti, la camicia sottostante che la ragazza indossava era abbastanza lunga da arrivarle fino alle ginocchia, coperte anch'esse da delle pesanti calze nere che le fasciavano le gambe toniche.

Alex poteva spiccare in molteplici campi, ma in quanto sensualità lasciava parecchio a desiderare.

La scrutò mentre ripiegava con cura la gonna e la posava sopra la mantella, tenendole entrambe in grembo mentre si sedeva sul water chiuso. Una volta comoda, Alex si guardò attorno con la sua solita espressione apatica come se stesse controllando di non aver dimenticato nulla. Appurato di aver fatto un buon lavoro, la sua maschera impassibile s'incrinò e un sospiro sofferto le fuoriuscì dalle labbra pallide. Rilassò le spalle e chiuse gli occhi, stringendo appena le palpebre.

Era il suo momento.

«Lo sai l'ossessione per la pulizia è un chiaro sintomo del disturbo ossessivo-compulsivo?» esclamò Ren, entrando finalmente nel bagno senza degnarsi di bussare per avvertirla della sua presenza.

«Aggiungilo alla lista» gli bofonchiò lei di rimando. Era una sua impressione o sembrava... stanca?

Nonostante la sua apparenza fragile, Ren decise di non abbassare la guardia. Appoggiò il suo carico sul bordo della vasca accanto a loro, per poi fermarsi davanti alla ragazza, intenta a ignorare la sua presenza. Non si mosse nemmeno quando le gettò contro un asciugamano, che le ricadde mollemente sul capo come un flaccido velo. Rimasero in silenzio per qualche istante, immobili; poi Ren scosse la testa esasperato e si inginocchiò, incominciando a sfregarle i capelli con il telo.

When the children playDove le storie prendono vita. Scoprilo ora