18. Dite "amici" ed entrate

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«Assolutamente no!» sbottò Keiran, sbattendo i piedi contro il parquet. Erano ormai diversi minuti che camminava avanti e indietro per il salotto con un'espressione inquieta dipinta sul volto cereo costellato di lentiggini, senza dare il benché minimo cenno di volersi calmare. O quantomeno sedere. Alex aveva perso la volontà di assecondarlo già da un bel po', evitandosi così una cervicale. Lo stesso però non si poteva dire di Gregory. Disteso accanto a lei sul divano, osservava l'amico sorridendo divertito.

Dando un altro morso alla merendina che stringeva in mano, Alex incominciò a preoccuparsi di più per il giovane che per l'esagerata reazione dell'irlandese, intento a comportarsi come la vittima di chissà quale sopruso culturale. Da quando era ritornata e si era accertata del suo stato, Gregory non aveva fatto altro che mascherare il dolore con il sarcasmo, sebbene quest'ultimo gli riuscisse davvero male. Continuando di questo passo avrebbe dovuto proteggerlo dai vivi piuttosto che dai morti; in particolare dalla creatura idrofoba che si era appostata contro una libreria e che comunicava attraverso il ringhio sommesso di un dobermann bastonato. Sbuffò, chiedendosi se poteva eliminare quell'ennesimo problema mandandogli contro Emily come arma d'assalto. Attualmente la ragazzina era impegnata a disfare i nodi che si erano formati nei suoi capelli quando Ren glieli aveva strofinati, ricordandole quanto fossero pericolose le spazzole nelle sue mani. Ormai si era messa il cuore in pace: entro la fine della nottata sarebbe rimasta calva a giudicare dalle fitte che provenivano dal suo cuoio capelluto.

Fece per prendere la parola, ma Keiran si lasciò scappare l'ennesimo borbottio.

«Per l'ultima volta, posso capire il vostro punto di vista: sono irlandese; sono nato in una famiglia superstiziosa; conosco diversi incantesimi e so riconoscere ogni tipo di folletto. Inoltre sono conciato come un dannatissimo Fae e come se non bastasse il mio vestito sta incominciando ad appassire! Ve lo concedo. Ma non ho studiato a Hogwarts e non sono un esperto del sovrannaturale, per cui smettetela di trattarmi come tale!»

«Peccato. Credevo che fossi imparentato con i Weasley» si lasciò sfuggire Gregory, interrompendo così la sequela di lamentele dell'amico. «Sai... Capelli rossi, abiti di seconda mano...»

Keiran non la prese bene. E nemmeno gli altri a dire la verità. «In questo momento vorrei tanto avere una bacchetta per lanciarti un Avada Kedavra...»

A quel punto, l'ultimo boccone del dolcetto che stava masticando le andò per traverso. Alex annaspò in cerca d'aria finché Emily non le diede prontamente qualche colpetto sulla schiena, scongiurando così la sua precoce dipartita.

John si schiarì la voce, distogliendo l'attenzione generale da quella scena. Seduto accanto al tavolino in compagnia di Sarah, così concentrata a scrivere qualcosa sui suoi appunti da ignorare ciò che stava accadendo nella stanza, aveva alzato la mano per prendere la parola. «Scusate, ma sono l'unico a trovarla un'idea geniale e stupida allo stesso tempo?»

Un ringhio sinistro gli diede la risposta che cercava. Intimorito dallo sguardo ferino che Ren gli rivolse, il ragazzo sprofondò ancora di più sulla sedia nel tentativo di diventare tutt'uno con il mobile.

Ripresa dall'attacco della merendina kamikaze, Alex si alzò in piedi, ignorando le lamentele di Emily che non aveva ultimato il suo lavoro di restyling. Lanciò un'occhiata di sufficienza a John.

«Lo so, detta così può sembrare una trovata insensata, ma assecondatemi un attimo» incominciò, osservando a uno a uno i presenti e facendo attenzione a dare la schiena a Ren. «Qual è il nostro problema principale? A parte l'essere bloccati qui, ovviamente» puntualizzò, notando che il teppistello aveva aperto la bocca troppo presto per aver pensato a una risposta plausibile.

When the children playDove le storie prendono vita. Scoprilo ora