21.2 La casa per bambini quasi normali di Mrs. Pennington

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«Che cosa significa tutto ciò?»

Alex sollevò lo sguardo nell'udire quella domanda. Smise di intorcinare la catenina del ciondolo tra le dita e accantonò le supposizioni in elaborazione nella sua mente in un angolino, lasciandole in standby. Impiegò qualche istante a mettere a fuoco la scena che si stava compiendo davanti a lei, troppo assorta per decretarla di qualche utilità, sebbene fosse consapevole della vitale importanza di ogni più piccolo particolare. Malvolentieri, incrociò le braccia al petto, spostando il peso da una gamba all'altra mentre si raddrizzava; appoggiata contro la libreria dello studio di Mrs.Pennington, poteva ben intuire su cosa vertesse quella spiacevole conversazione.

Così come la donna, a giudicare da come si fingeva concentrata sui documenti che stava finendo di compilare. Jasper era dall'altra parte della massiccia scrivania, lo sguardo contrito e la mascella serrata. Osservava la Mrs. Pennington con un misto di rabbia e delusione, il senso di tradimento ben visibile sul suo volto. Dopo qualche momento di opprimente silenzio, pestò per terra.

«Allora?»

La penna mise di strusciare sulla carta. Mrs. Pennington emise un lieve sospiro e si rassegnò all'inevitabile. Accantonò i fogli, posando le mani delicate sopra il ripiano lucido e sostenne lo sguardo del bambino. Parlò con tono calmo. «Esattamente ciò che ho detto, Jasper. Dahlia e Dorian Reynor rimarranno con noi.»

«Perché? Avevate detto che non avreste più accettato iscrizioni» rimbeccò Jasper.

«Infatti.» Pausa. «Ma loro sono un caso speciale.»

A quel punto le labbra già sottili del marmocchio si assottigliarono fino a scomparire in una linea dura e le punte delle sue orecchie arrossarono. Attese qualche istante, per poi mormorare deluso: «È tutto quello che avete da dire?»

«Non ti devo alcuna spiegazione sulle mie decisioni, Jasper» sentenziò Mrs. Pennington, raggruppando i documenti e tamburellandoli sulla scrivania per allinearli. «Inoltre dovresti esserne lieto. L'arrivo di quei poveri bambini ha decretato la fine dei miei progetti per vendere la magione. Rimarremo qui, con tutto ciò che ne comporta.»

Il marmocchio tentennò, cercando di mitigare la propria soddisfazione a quella scoperta. Ma se la sua grande paura era stata eliminata, un'altra stava iniziando a far capolino nella sua mente. Scosse il capo. «E che mi dite dei nostri genitori? Non credo saranno contenti di sapere che studiamo in compagnia di una bambina. Non è appropriato!»

Mrs. Pennington sospirò, massaggiandosi le tempie. Un boccolo biondo le sfuggì dallo chignon e con un gesto distratto lo infilò dietro l'orecchio. Lanciò un ultimo sguardo sbrigativo a Jasper. «Non preoccuparti di questo. Li informerò personalmente della situazione. Ora torna dagli altri. Mi aspetto che tu faccia loro da buon esempio, Jasper, come sempre. Sai che si fidano di te ed essendo il più grande la tua opinione è essenziale. Ti supplico quindi di trattare i nuovi arrivati con cortesia e pazienza. Ne hanno davvero bisogno...» La voce della donna si spense in una nota angosciata. Arricciò le labbra e scosse lievemente il capo. «Cerca di farli ambientare e di inserirli nel gruppo, per favore.»

Un'esclamazione saccente fuoriuscì dalle labbra del ragazzino mentre si dirigeva verso la porta. «Dopo quello che è successo nell'androne dovrebbe pregare loro, non me.»

Mrs Pennington gli rivolse un triste sorriso, ma il marmoccio era già arrivato sull'uscio. Quando aprì la porta, Alex si stiracchiò, seguendolo docile prima che quel ricordo svanisse. Osò dare un'ultima occhiata alla donna, concentrandosi poi sul giornale sciupato abbandonato in un angolo della scrivania, quasi nascosto dalle cartelle. Nonostante la data impressa fosse di diversi giorni fa, non l'aveva ancora buttato.



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