Do you remember?

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Il risveglio fu graduale.

Non vi fu una vera e propria causa. Un attimo prima c'era solo il nulla: la sensazione di galleggiare, di essere un'entità incorporea priva di colpe e incubi. Poi comparve un barlume e con esso la consapevolezza di ciò che stava accadendo, di dove si trovasse in quel momento. E non si trattava né del freddo bagno di Pennington Mansion, né del prato ben curato del cimitero.

Adagiata su una superficie dura e scomoda in posizione fetale, Alex tremò. Il senso di fastidio che le scorreva lungo le membra era causato da un elemento esterno che continuava a sfiorarle la pelle.

Confusa da quelle sensazioni così estranee, aprì gli occhi, sbattendo le palpebre un paio di volte per poter schiarire la propria vista offuscata. A poco a poco, i candidi fiori che la circondavano presero forma, dispiegandosi intorno a lei una distesa senza fine.

Gemette. Era di nuovo in quel luogo. Dove...?

Ormai sveglia, Alex si puntellò con le braccia, cercando di mettersi a sedere. Tale movimento provocò un lieve cigolio metallico che la lasciò interdetta; alle sue orecchie risultò così fuori luogo che per un momento pensò di averlo solo immaginato. Poi abbassò lo sguardo e il suo incarnato perse qualsiasi traccia di colore.

Con dita tremanti sfiorò i ceppi consunti che le imprigionavano entrambi i polsi.

Così come le caviglie.

Non appena la sua mente metabolizzò quella visione, il panico la serrò in una morsa gelida. Alex diede uno strattone a una catena, ma questa si limitò a ondeggiare docilmente senza opporre alcuna resistenza, scomparendo nel mare floreale tutt'intorno. Non sembrava essere fissata a qualcosa, ma l'idea di essere incatenata la fece sentire...

Il suo cuore perse un battito. Alex chiuse gli occhi e si coprì i ceppi con le mani, come se potesse cancellarli, farli sparire. Ingoiò a fatica il groppo che le si formò in gola e incominciò a contare. Non appena fu abbastanza calma per pensare lucidamente, ritornò a osservare il metallo che le avvolgeva la pelle per trovare un punto debole.

Tra i suoi polsi e la lega dorata non vi era alcuna fessura, eppure non provava alcun formicolio dovuto alla costrizione. Erano come una seconda pelle, così leggeri che quasi non li percepiva. Tale consapevolezza non fece altro che inquietarla maggiormente. Sfiorò di nuovo la loro superficie rovinata, avvertendo una forma famigliare sotto la pelle sensibile dei polpastrelli. Sussultò.

Avvicinò il viso al ceppo rovinato che stava lambendo per osservarlo meglio. No, non erano graffi.

Erano simboli.

Centinaia, migliaia di simboli che ne decoravano ogni millimetro disponibile.

«Ricordi?»

Alex sussultò così violentemente che le catene tintinnarono. Alzò lo sguardo, scrutando la figura oscura che era eretta di fronte a lei. Da quanto tempo era lì? Chi...?

Il suo istinto urlò. Fece per indietreggiare, ma il suo corpo non le obbedì. Non era irrigidito dalla paura, ma si rivelò rilassato, come se non avesse nulla da temere. Come se tutto fosse esattamente come doveva essere. Alex socchiuse le labbra in preda alla confusione, ma non riuscì a formulare alcuna frase, men che meno rispondere a quella domanda.

Di fronte alla sua titubanza, la figura accarezzò l'impugnatura del suo bastone da passeggio con tranquillità. Inclinò il capo.

«No, certo che no» mormorò gentile nonostante la profondità della sua voce, rispondendo al suo posto. «Stai ancora dormendo.»

Alex corrugò la fronte. Che diavolo voleva dire?

Fece per alzarsi in piedi per poter affrontare quell'individuo, quando nell'immensità che li circondava rimbombò un'eco. Entrambi alzarono il capo, guardandosi attorno.


... lex...

A... lex...

... glia... ti...

Sve... gliati...

Ti... pre...


Alex s'irrigidì. Quella voce era... famigliare. Eppure non riuscì a riconoscerla. Riportò lo sguardo sulla figura davanti a lei in cerca di risposte e si sorprese quando la notò infastidita per quell'interruzione.

L'individuo scosse il capo. «Non preoccuparti» sentenziò.

Fece una pausa e in quell'intervallo Alex incominciò a sentirsi strana, fragile. Boccheggiò. Prima ancora di rendersi conto di quello che stava per accadere, un malore la colse, costringendola ad accasciarsi al suolo. Il suo corpo incominciò a provare un dolore sordo, meschino, che le irrigidì gli arti. La testa prese a pulsarle dolorosamente, impedendole di pensare. La vista le si offuscò e dalla sua gola sorse un gemito sommesso carico di sofferenza.

La figura oscura si avvicinò, incombendo su di lei con la sua ombra.

«Non preoccuparti» ripeté, sebbene la coscienza di Alex incominciasse a svanire, rendendole difficile la comprensione delle sue parole. «Noi abbiamo...»


Tutto il tempo del mondo.




Sorpresa!

Lo so, non vi aspettavate un aggiornamento così presto. In realtà nemmeno io dato ma, dato che oggi compio un quarto di secolo, dovevo pur lasciarvi una traccia della mia saggezza da testuggine millenaria.

Ah ah.

Sì, sto scherzando. La saggezza non so nemmeno che cosa sia.

Ebbene, giuro che per un po' non ci saranno altri flashback o cose sconclusionate che vi faranno dire "eh?" a ripetizione... Ah, no. Mi sono appena ricordata dell'altra sorpresa...

E va beh, giuro che prima o poi ritornerà la Compagnia dei Pirla in tutto il suo splendore. Anche perchè ormai Gregory sarà morto dissanguato da qualche parte. Ma la speranza è l'ultima a morire. Prima ci sono tutti gli altri personaggi.

Per cui sì, spero di non avervi annoiato e ci rivedremo molto presto con... l'altra sorpresa. O quello che è...

...

In realtà non è nemmeno tutto sto granchè. Cioè, non c'è cibo, non c'è porno, non ci sono cadaveri...

Ok. La smetto.

Buona serata a tutti :3


When the children playDove le storie prendono vita. Scoprilo ora