8. Alla ricerca della fata scomparsa (con annessa polvere fatata)

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Eeeeeeeh I'm back, Bitches!

Quanto tempo, lo so. Vi sono mancata? Vi chiedo perdono per essere sparita in questi mesi a causa di problemi di varia natura, ma grazie al cielo sono riuscita a recuperare un po' di materia grigia per continuare a scrivere. Spero che, nonostante tutto, il capitolo vi piaccia.

Buona lettura.


Ansante, Ren indietreggiò di qualche passo. Emozioni contrastanti turbinavano nel suo corpo, lasciandolo intontito e sconcertato. Destabilizzato dagli ultimi avvenimenti, rimase a osservare sconfitto la porta che lo separava dalla sua preda. Le spalle e le braccia gli dolevano a causa dei colpi con cui aveva provato a sfondarla ma, nonostante i suoi sforzi, questa non aveva ceduto di un millimetro, rallentandolo. Ormai erano passati diversi minuti, troppi, da quando si era interposta tra loro. Malgrado la palese ostinazione, sapeva in cuor suo di essere del tutto impotente e ciò lo faceva profondamente incazzare. Stringendo i pugni fino a far scricchiolare i mezzi guanti di cuoio consunto che gli avvolgevano le mani, digrignò i denti prima di accanirsi nuovamente contro la maniglia arrugginita e inceppata. «Non provarci nemmeno Alex! Osa muovere il tuo culo da lì e vedrai che cosa ti farò se ti prendo! Mi hai sentito?» inveì, sperando che le sue minacce trapassassero il legno consunto.

«Ren...» Il lamento di Emily gli giunse alle orecchie ovattato, flebile. Lo ignorò.

«Preparati, perché...»

«Ren, ora basta. Se n'è andata» sbottò Keiran, abbastanza forte da oltrepassare la nebbia che gli offuscava la mente e fargli capire che stava offrendo ai presenti uno spettacolo ben più che pietoso.

Con un brontolio sommesso, Ren si arrese. Controvoglia, fece per allontanarsi dalla porta, quando un lieve cigolio proveniente dalla serratura lo distrasse. Arrabbiato e allo stesso tempo stupito, allungò una mano e la maniglia si abbassò docile sotto la sua presa. La porta si aprì, rivelando un silenzioso e vuoto corridoio. La richiuse con un moto di stizza, facendola tremare violentemente. «Non ci credo...»

«Wow, è bello scoprire quali siano le tue priorità.» La voce di Mark risuonò così carica di risentimento che non poté fare a meno di rivolgergli un'occhiata sprezzante. Appoggiato accanto al caminetto, il ragazzo l'osservava cupo, gli occhi che brillavano dalla rabbia mal celata.

«Disse colui che aveva il semplice compito di tenere d'occhio una ragazzina ubriaca.» Ren si allontanò dall'uscio per fronteggiare il compagno, ignorando la preoccupazione esibita sui volti degli altri. «E poi, scusami se non voglio entrare nelle mutande di tua sorella, ma non è questo il punto.»

«Ah, sì? Prego, illuminaci Fauster.»

Ren ricambiò lo sguardo di sfida del ragazzo e fu allora che, con sua sorpresa, se ne accorse. Si frequentavano da quasi tre anni ormai, eppure non erano mai entrati in sintonia. Diamine, era già tanto se in quel lasso di tempo erano diventati compagni di sbronze. Per dirla tutta, Ren non era mai stato un tipo da amici; tuttavia, se qualcuno voleva unirsi a lui per portare un po' di caos in quella pacifica città, era più che il benvenuto. Ecco perché non aveva avuto nulla in contrario nel sopportare la presenza di Mark e quella di John, seguite poi da quella seccatura che rappresentava la sua cara sorellina. Sviluppare legami ed entrare in confidenza con qualcun altro che non fosse se stesso era tutto un altro paio di maniche, per cui non si era mai preoccupato di poter ferire qualcuno con il suo atteggiamento. Benché meno se l'ostilità era reciproca. Malgrado ciò, osservando quel viso così famigliare, si rese conto che la fiducia e la leadership che aveva conquistato senza alcuno sforzo si stavano incrinando pericolosamente. E ciò non avrebbe portato a nulla di buono.

When the children playDove le storie prendono vita. Scoprilo ora