29. Ciao, Sgorbio...

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«Beh... È carino. In un certo senso.» Emily si chinò in avanti per osservare meglio la creatura che aveva monopolizzato l'attenzione generale con la sua apparizione improvvisa, sistemandosi gli occhiali rovinati sul naso lentigginoso. Sembrava essersi calmata dall'attacco isterico che l'aveva colta quando il colpevole si era diretto verso di lei con un biglietto stretto tra i denti e l'aveva scambiata per una scaletta, senza lasciarle il tempo di metabolizzare cosa stava accadendo. «E sembra amichevole. Secondo te posso accarezzarlo? Mi fai una foto con lui?»

Ren rispose a quelle richieste con una smorfia di disgusto che valeva più di mille parole, pentendosi di non aver permesso alla ragazza di colpire l'emissario con la propria borsa. Emily mise il broncio, ma Fievel parve non badarci, lisciandosi il pelo con la soddisfazione di chi ha la pancia piena e nessuna preoccupazione al mondo, dato che era scampato alla morte prematura. Un motivo in più per detestarlo. Accanto alla coda del roditore, il messaggio di Alex sembrava sottolineare la beffa di quella situazione, irritandolo ancora di più della natura del messaggero. Distolse lo sguardo dal tavolino dove il topo si era accampato, adocchiando di sottecchi la porta.

Che rimase chiusa.

Con un sospiro frustrato, Ren si massaggiò la nuca. Aveva sperato che accettando di non aver alcun controllo sulle azioni autodistruttive dello sgorbio avrebbe potuto vivere in pace con se stesso per almeno dieci minuti, ma come sempre si era illuso. E questa volta doveva ammetterlo: non era solo Alex a preoccuparlo, ma anche quell'idiota di Kieran. Quel messaggio non aveva fatto altro che alimentare la sua apprensione. Non ebbe difficoltà a immaginarla mentre usava l'irlandese come moccio per cancellare le tracce dei suoi piani malvagi o lo trascinava in qualche angolo oscuro per attirare i fantasmi. E la cosa peggiore è che lui glielo avrebbe permesso! Anche se Alex aveva espresso l'ambizione di aiutarli a uscire da lì, non aveva mai accennato in che condizioni. Il che era preoccupante considerando che era una maniaca dei dettagli.

Aveva bisogno di fumare.

«Avvertimento o meno, dovremmo andarli a recuperare. Ci stanno mettendo troppo.»

Nell'udire quella considerazione, Ren si voltò così di scatto da farsi venire il torcicollo. Seduti sul divano, Gregory e John avevano smesso di smistare le cartoffie che avevano recuperato e lo scrutavano inquieti. D'altronde, si era rivelato un passatempo per nulla proficuo, dato che molti dei documenti erano talmente rovinati da essere finiti dritti nel camino, che rimpinguato rallegrava l'ambiente con fiamme vivaci. E quella era l'unica nota di colore della loro miserabile serata, senza contare le tendenze discutibili dell'armadio di Emily e la passione per i glitter.

«Questa è la proposta più logica che ti è uscita dalla bocca» commentò sorpreso.

Gregory gli rifilò un'occhiataccia. Si alzò con uno sbuffo, raggiungendolo. Sebbene cercasse di apparire tutto d'un pezzo quando Emily era nei paraggi, era chiaro che non si era ancora ripreso appieno dall'attacco del demone. Anzi, Ren continuava a meravigliarsi della cocciutaggine con cui il secchione si prodigava a contestare ogni sua decisione invece di starsene buono a soffrire in un angolo. «Sono in pensiero per Kieran. Lo so che se fosse stato per te saresti già corso a tampinare Alex, ma ricordati che non è l'unica che rischia.»

Ren dovette sforzarsi di non roteare gli occhi all'ennesimo riferimento canino che gli veniva rivolto in poche ore e di non sferrargli un amichevole pugno sul nasone con cui Madre Natura l'aveva punito. Era certo che Gregory avrebbe fatto lo stesso per Emily se si fosse tolto la scopa che aveva su per il culo: era solo troppo orgoglioso per scendere al suo livello. E considerato quanto era basso... non poteva contraddirlo.

When the children playDove le storie prendono vita. Scoprilo ora