19. Sogno di una notte di Samhain pt.2

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Dove eravamo arrivati?

Dopo essere riuscita a "convincere" i suoi compagni di disavventura ad assecondare il suo piano, Alex si avventura nell'Altro Mondo in cerca di risposte da parte degli allievi di Mrs. Pennington.

Dapprima carica di iniziativa, si lascerà ben presto sviare dallo spettacolo che si aprirà davanti ai suoi occhi, al punto da dimenticare la sua missione. Assetata di conoscenza e di sensazioni non corrette dall'umanità, Alex abbasserà i suoi scudi fino a perdersi nella magione. Solo l'intervento di Ren la riporterà sulla retta via causa dei suoi modi non proprio ortodossi. Ed è proprio mentre la ragazza cercherà di fare mente locale che capirà la vera funzione della barriera li tiene imprigionati in quella villa. E non solo...

Status personaggi:

Alex: al momento difficile a dirsi. Ren: vivo. Emily: viva. Gregory: mezzo vivo. Keiran: vivo. Sarah: viva. Leyla: dispersa. John: vivo. Mark: a fare in... vivo. Dakota: deceduta. Fantasmi: ... davvero state ancora leggendo questa frase?




Inspirò.

Espirò.

Assieme a lei.

Con il corpo accostato alla parete, la guancia premuta contro l'intonaco e gli occhi chiusi in modo da estraniare ciò che la circondava eccetto quella sensazione di vita che le pizzicava la pelle, Alex sorrise.

E nel frattempo ascoltava.

Non era un linguaggio comune. Ovvio. Solo gli schizofrenici riuscivano a intrattenere intere conversazioni con gli oggetti inanimati, figuriamoci con un'intera casa. Eccetto quando sbattevano il mignolo contro i mobili; in qual caso poteva chiudere un occhio e comprendere le minacce insite in quelle urla. Ma, a prescindere dalla situazione, tali oggetti non replicavano alle angherie subite. No, non sentiva nessuna voce. Per una volta.

Erano più sensazioni che parole. Frammenti, sprazzi, colori che si formavano nella sua mente e dietro le palpebre serrate in flash caleidoscopici. Una sorta di collage che plasmava un dialogo d'altra forma.

«Ti sento...» mormorò, socchiudendo gli occhi. Alex si lasciò scappare un lieve sospiro mentre l'intensità di quelle informazioni continuava a crescere, ad accumularsi, fino a divenire un brusio sordo che, come un fischio, la fece trasalire.

La domanda le scivolò sulla punta della lingua. «Cosa vuoi farmi vedere?» mormorò, aumentando la pressione del suo palmo contro la superficie del muro. Qualcosa al di là ricambiò quel contatto, poté percepirlo chiaramente.

Silenzio.

«Mostrami.»

Ancora silenzio.

Poi, così com'erano apparse, le sensazioni che la invadevano iniziarono a dissiparsi. Il brusio all'interno del suo cranio si spense, la pelle smise di formicolarle e il calore le scivolò dalle dita. Improvvisamente ebbe freddo. Alex si distaccò dalla parete, confusa. Il suo sguardo incominciò a scrutare ciò che aveva dinnanzi, sebbene non avvertisse alcuna variazione, alcuna diversità. Era tutto come era sempre stato, a eccezione di quell'entità; della consapevolezza di avere una guida. Di non essere sola.

Lo era.

No. Si sbagliava.

Il suo corpo reagì d'istinto. Non seppe che cosa la mise in allerta o come avesse fatto a non percepire fin da subito quella presenza, ma quando si voltò verso l'estremità del corridoio, i suoi occhi incrociarono un viso a lei sconosciuto.

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